La stagione 2022 dei tennisti italiani è da considerare interlocutoria: per alcuni splendente e per altri sfortunata, ma ha fatto intravedere un gruppo di player che non potranno che darci soddisfazioni nei prossimi anni. Certo rispetto al 2021 è mancata la finale di Wimbledon e questo in termini di prestigio e di visibilità, in particolare per lo spettatore che segue il tennis solo negli appuntamenti di rilievo, non può non avere la sua importanza.
In questo scritto voglio prendere maggiormente in considerazione i giocatori, nati tutti nel nuovo millennio, che fino a dodici mesi fa erano poco conosciuti. Dell’annata dei soliti noti, dei giocatori che ormai hanno raggiunto uno status importante, ho già scritto il 6 dicembre 2022. Qui non mi ripeterò. Ne farò solo un breve cenno, visto che l’argomento viene trattato quotidianamente da molti siti.
L’unico di cui si diceva un gran bene da quando era under 12 è Luca Nardi (135), considerato da tutti un prospetto di sicuro avvenire. Ha finito la stagione 2021 come n°364 del ranking, il terzo a livello mondiale nato nel 2003 dietro Alcaraz e Rune. Nel 2022 il pesarese ha giocato la prima vera stagione da professionista. Ha vinto i Challenger di Forlì 1, Lugano e Maiorca ma soprattutto ha impressionato ad Astana dove ha perso contro Tsitsipas senza mai subire un break. Stupisce la naturalezza dei suoi colpi anche se certe volte dà l’impressione di essere poco interessato al punteggio. Ha ancora un lungo percorso da fare, ma sicuramente non mancherà di dare grandi soddisfazioni ai tifosi italiani quando si convincerà del suo potenziale che è molto alto.
Francesco Passaro (119) ha avuto un inizio di stagione veramente importante passando dai Future ai Challenger con molta disinvoltura, senza quasi sentire la differenza tra i livelli. Ha fatto la finale a San Remo perdendo da Rune, a Forlì 6 sconfitto da Musetti, a Milano dove a batterlo è stato Federico Coria, ha vinto a Trieste e ancora ha raggiunto l’ultimo atto anche a Como. Ha provato il brivido del tennis a più alto livello a Firenze e Napoli, alle Next-gen di Milano ma soprattutto a Roma dove è stato sconfitto senza sfigurare da Garin.
Anche il suo amico Matteo Arnaldi (134) ha avuto il merito di chiudere la stagione nella città meneghina dove ha sempre perso mostrando un tennis non molto potente ma con ottime variazioni, buona mobilità di gambe e grandi capacità difensive. Ha vinto a Francavilla, ha fatto finale a San Marino e a St. Tropez dimostrando di essere un player duttile e capace di ottimi momenti di gioco.
Mattia Bellucci (153) ha concentrato i risultati migliori, dopo una lunga gavetta nei Future, in due settimane di ottobre – St.Tropez e Vilnus – che gli hanno permesso di scalare molto velocemente la classifica Atp.
Tra i giovanissimi anche Francesco Maestrelli (200) ha rotto il giaccio a livello Challenger vincendo il torneo di Verona a metà luglio dopo essere andato in finale a Francavilla nel mese di maggio. Notevole anche la prestazione al torneo di qualificazione a Flushing Meadows dove è arrivato ad un passo dal tabellone principale.
Tra i nati nel nuovo millennio hanno fatto passi in avanti nel ranking mondiale anche Giulio Zeppieri (161), Flavio Cobolli (171), Luciano Darderi (206) e Matteo Gigante (250) che non sono riusciti a centrare un titolo Challenger ma comunque hanno costellato l’anno di discreti risultati anche se in modo non continuo.
E’ proprio la continuità che manca ancora a questi ragazzi che hanno affrontato la loro prima vera stagione da professionisti in uno sport così competitivo come è diventato, in particolare negli ultimi anni, il tennis. Non potevamo chiedergli di più. Bisogna lasciarli crescere, creare le giuste aspettative senza mettere quella pressione psicologica che potrebbe essere controproducente.
Per Jannik Sinner (15) e Matteo Berrettini (16), oltre ai miglioramenti tecnici, dobbiamo sperare che il fisico non li tradisca. Lorenzo Musetti (23) è stato il giocatore che ha fatto meglio nel 2022. Credo che la crescita continuerà anche se il suo gioco, per andare a completamento, avrà bisogno ancora di un po’ di tempo. Il talento è straordinario.
Lorenzo Sonego (45) deve essere più continuo. Da lui vorremmo vedere più sovente il tennis che ha espresso a Metz e nella fase finale di Coppa Davis dove ha battuto indoor Tiafoe e Shapovalov. A Fabio Fognini (55) non potevamo chiedere di più di quello che ha fatto, considerando che ha giocato molti doppi. Anche Marco Cecchinato (101) potrebbe tornare competitivo sulla terra battuta.
Ci sono poi giocatori come Franco Agamenone (138), Andrea Pellegrino (181), Riccardo Bonadio (187), Raul Brancaccio (194), Gianluca Mager (212), solo per citarne alcuni, che galleggiano nel limbo. Possono sicuramente fare ancora il salto come era riuscito a Gianluca un paio di stagioni fa, ma dipenderà dalla condizione fisica e dalle motivazioni perché ragazzi molto promettenti spuntano come funghi ed è sempre più difficile controllare la concorrenza perché il tennis è fatto di viaggi continui, qualificazioni, illusioni e quando si è soli in campo non è mai scontato per nessuno avere la meglio.