Alzi la mano chi non pensi che Novak Djokovic (4) sia il favorito della 111a edizione dell’Australian Open che inizia domani. Stanotte ovviamente per chi legge. Penso siano pochi, anche se Novak ha insospettito i più attenti che lo hanno visto in campo ad Adelaide nervoso e infastidito con il suo team e forse anche con se stesso perché si sussurra che le sue condizioni fisiche non siano ottimali. Non è certo la prima volta, ma è insolito per chi è abituato a evocare gesti di pace e bene di cui tanto abbiamo bisogno.
Forse neanche uno psicanalista dei migliori sarebbe in grado di dirci perché nel suo volto c’era sofferenza stemperata in parte dopo la vittoria. Spesso il nervosismo per i grandi campioni anticipa le grandi vittorie, la tensione emotiva che bisogna accumulare per poi distribuirla come uno sfogo in giuste dosi durante il torneo.
Fa certo impressione vedere Nole all’interno della parte bassa del tabellone, lui che era la n°1 a Wimbledon e che giusto meno di due anni fa ha rischiato di far suo il Grande Slam – impresa epica che non riesce da oltre cinquanta anni, quindi da quando il tennis Open era ancora un bebè che muoveva appena i primi passi – se nel giorno della finale di Flushing Meadows non fosse entrato in campo il suo sosia o forse era lui bloccato dall’emozione e quindi incapace di agire.
Novak spera nel decimo titolo australiano ma non credo che i migliori abbiano fatto un viaggio così lungo solo per fare da comparse, per applaudirlo e per vederlo vincere.
In primis Rafael Nadal (1) che l’anno scorso dopo la vittoria contro Medvedev in recupero di set e game sembrava aver perso d’incanto dieci anni tanto era felice, quasi incredulo visto che aveva vinto da quelle parti solo nel 2009 battendo Federer al quinto set in una delle tante loro epiche battaglie. Vennero poi quattro sconfitte. In quella del 2017 contro lo svizzero che arrivò dopo un periodo di sosta lungo diversi mesi per entrambi, Rafa era testa di serie n°9 e Roger addirittura la 17, si parlò quasi di ultimo atto, di fine carriera, invece da allora diverse altre cose sono successe e non solo per il maiorchino.
Rafa ha garantito di stare bene nonostante le due inaspettate quanto poco influenti sconfitte avvenute nella United Cup. Negli ultimi tempi con Rafa bisogna aspettare di vederlo in campo per capire quale versione abbiamo di fronte. Dovrà giocare bene fin dai primi turni perché gli avversari, in primis Draper, lo aspettano con la speranza di fargli uno sgambetto. Guardando più avanti ci potrebbe essere Tiafoe (16) che lo sconfisse nel 2022 a Flushing Meadows e poi eventualmente nei quarti Medvedev (7) nella riproposizione di quella che l’anno scorso, come ho detto, fu la finale. Il moscovita che vive a Nizza non ha convinto nel 2022. Il suo gioco sembra con pochi sbocchi mentre gli avversari gli hanno preso le misure come fossero andati dal sarto.
Casper Ruud (2) l’anno scorso è stato, dopo Carlos Alcaraz che non ci sarà per problemi muscolari che arrivano troppo precocemente visto che ha soli 19 anni, la vera rivelazione con le finali del Roland Garros, di Flushing Meadows e delle Atp Finals a Torino. Attualmente non sembra in formissima, ma è probabile che vi arriverà con il passare dei giorni perché sicuramente avrà programmato la migliore condizione tecnica e fisica per la seconda settimana del torneo. Speriamo che Matteo Berrettini (13) tirato a lucido sappia strappargli ogni sogno di gloria.
Nella parte alta del tabellone c’è Stefanos Tsitsipas (3) che onestamente per il potenziale che mostra da almeno due anni mi ha un po’ deluso. Da tempo si parla di lui come di un predestinato, ma anche se il suo gioco è in grado quasi sempre di offrire uno spettacolo di alto livello, non riesco a vederlo maturo per vincere un torneo Slam. Ha spesso la giornata storta, quella nella quale il suo rovescio stecca troppo e il diritto non fa male a sufficienza. Negli ottavi potrebbe incontrare Sinner (15). L’anno scorso questa partita, giocata nei quarti, forse portò all’esonero di Piatti, anche se io sono convinto che qualcosa covasse già da prima. Il nuovo team di Jannik deve ancora dimostrare di essere all’altezza di seguire sotto tutti gli aspetti – fisici, tecnici e mentali – un player come l’altoatesino che prima dell’ascesa di Alcaraz veniva dato come un vincitore seriale di Slam.
A proposito di predestinati potremmo fare una lista abbastanza lunga che comprende Andrej Rublev (5), Felix Auger (6), Alexander Zverev (12), Shapovalov (20) ma per motivi diversi farebbero una sorpresa stellare, tipo vincere la lotteria, se riuscissero ad arrivare senza colpo ferire fino al successo finale. Anche per Taylor Fritz (8), che è molto maturato nell’ultima stagione, è difficile pensare anche solo alla finale. C’è poi Nick Kyrgios (19) che non è sistemato male in tabellone. Potrebbe anche arrivare con prestazioni di livello agli ottavi ma poi ci sarebbe Nole ad aspettarlo e in quel caso il tifo e il suo talento potrebbero non bastare.
Fin qui un tentativo di capire che cosa potrebbe succedere. Ora tocca ai protagonisti decidere le sorti del primo Slam dell’anno. Probabilmente non mancherà almeno una grande sorpresa, penso a Karacev nel 2021 che si spinse fino alla semifinale, ma a qualcuno che sarà in grado di fare il botto vero riesco difficilmente a crederci anche se devo ammettere che non mi dispiacerebbe.