Ci ha provato Jannik Sinner (11), in particolare nel primo set quando è riuscito a fare il controbreak nell’ottavo game, e tutte le volte che portava Carlos Alcaraz (1) a scambiare a lungo, a giocare sul ritmo, ma non è bastato.
Il murciano, falloso con il diritto nel primo set e molto meno nel secondo, aveva studiato alla perfezione con il suo team la partita. Sapeva che entro il quinto-sesto scambio doveva rischiare: inventandosi una palla corta, accelerazioni improvvise, servizi a uscire. Rubare il tempo giocando più aggressivo, senza dare ritmo e alzando qualche top spin che in alcune fasi delicate è stato importante.
Il vero problema di Jannik si è dimostrato il servizio. Ha tenuto una percentuale di prime troppo bassa, ha commesso alcuni doppi falli che hanno fatto la differenza, la seconda era attaccabile e spesso Carlos ne ha approfittato chiudendo il punto rapidamente con Jannik in affanno.
Nel tie-break il murciano ha avuto più coraggio e questo suo atteggiamento prima ancora mentale che tecnico ha pagato quando si è trattato di chiudere. Dal 4-4 ha vinto tre punti consecutivi.
Nel secondo set si è vista una maggiore distanza anche perché il ragazzo di El Palmar è stato molto meno falloso una volta ottenuto il break al primo turno di servizio di Jannik e non gli ha più permesso di rientrare. Anzi è stato bravo l’azzurro ad annullare nel sesto gioco tre opportunità che avrebbero consentito all’iberico di chiudere con un punteggio troppo severo.
L’altoatesino sta migliorando, è in crescita ma non è arrivato all’ultimo piano. Per costruire l’attico ci vuole ancora un po’ di tempo. L’anno scorso i lavori erano stati quasi completamente interrotti. Quest’anno sono stati ripresi di gran lena ma è chiaro che c’è da faticare ancora molto.
Di Jannik mi piace la sua dedizione, la sua capacità di stare sul campo, la serietà e l’impegno anche se Alcaraz sembrava partito per la guerra, mentre Sinner conduceva solo una battaglia. Deve forse migliorare anche sotto questo aspetto.
Carlos e Jannik giocheranno ancora tantissime sfide e se lo spagnolo pensa di essere diventato irraggiungibile sicuramente si sbaglia perché il giocatore di San Candido migliorerà sotto tutti gli aspetti, anche se ha quasi due anni di più, e la distanza sono certo che si colmerà.
Alcaraz-Sinner 7-64 6-3
A Indian Wells si gioca una finale inedita. Non è facile dire chi possa essere considerato il favorito. Medvedev ha migliorato il rendimento di partita in partita e ieri ha quasi dominato con Tiafoe anche se sul finire Frances ha esaltato il pubblico facendogli credere che avrebbe potuto portare il match al terzo set. In verità Daniil ha sempre avuto il controllo della situazione e non ha mai veramente rischiato di compromettere l’esito anche se ha impiegato troppi match point per chiudere.
Alcaraz è un giocatore straordinario per impeto, soluzioni vincenti e capacità strategiche ma in certi momenti va sovraritmo, si perde e questo, se vuole vincere con il russo, non deve succedere. Dovrà giocare una partita fatta di molte accelerazioni improvvise e variazioni ben sapendo che dall’altra parte della rete c’è un muro di gomma che sa cambiare strategia e trovare soluzioni vincenti se il piano A non funziona. A differenza di Jannik che non ha ancora concluso di costruire il piano B, Daniil ha già da tempo memorizzato mille soluzioni pronte ad essere attuate quando è necessario.