Chissà quante volte Jimmy Connors avrà pensato a quello sciagurato contratto firmato per il Team Tennis dei Baltimore Banners per giocare il fantomatico campionato intercittà americano che non gli permise, su incauta proposta dell’ITF, di partecipare al Roland Garros 1974. Gli organizzatori del torneo parigino fecero quello che gli altri non ebbero il coraggio nemmeno di proporre: escludere l’astro nascente del tennis mondiale dal loro torneo.
L’aria stava cambiando e una nuova genia di campioni andava sostituendo gli australiani che avevano dominato il tennis negli anni ‘50 e ’60. Erano già usciti allo scoperto Stan Smith, Ilie Nastase, Manolo Orantes, Jan Kodes e Adriano Panatta.
Jimbo nato a East St. Louis il 2 settembre 1952 e cresciuto a Bedeville nell’Illinois era un ragazzino aggressivo sul campo e sicuro di sé nella vita, costretto al tennis fin da piccolissimo dalle donne di casa.
Venne impostato con il rovescio bimane, dal quale otteneva un gran tesoretto di punti, da Pancho Segura il tennista professionista della troupe di Jack Kramer che girava il mondo in cerca di consensi e popolarità in cambio di spettacolo ben retribuito.
Connors non ancora ventenne aveva incominciato la sua carriera a suon di vittorie. Nel 1972 portò a casa sei titoli, nel 1973 gli era andata ancora meglio con undici vittorie. La pecca era che nel suo palmarès non figurasse ancora alcun titolo Slam mentre erano presenti alcuni tornei non di prima fascia.
Sotto il cocente sole dell’estate australiana tra la fine del ’73 e l’inizio del nuovo anno Jimbo, già accreditato della testa di serie n°2, per aggiudicarsi il titolo mise in fila alcuni giocatori di casa tra cui le promesse John Alexander e Phil Dent.
Concesse il bis a Wimbledon rischiando solamente con Dent al quale bruciava ancora la sconfitta subita in finale a Melbourne.
Eliminato Phil 10-8 al quinto, arrivò spedito in finale dove il quasi quarantenne Ken Rosewall, al quarto tentativo per vincere sui campi di Church Road e a vent’anni dalla prima finale, nulla poté contro l’irruenza del giovane che giocò senza alcun timore reverenziale.
A Ken andò ancora peggio a Forest Hills dove fu umiliato nella sua sedicesima e ultima finale Slam nella quale raccolse solo due game.
Intanto al Roland Garros di quell’anno a sbalordire il pubblico ci aveva pensato il diciottenne Borg che in finale batté in rimonta Orantes. Era iniziata la nuova era del tennis.
Come sarebbe finito un ipotetico ultimo atto tra Bjorn e Jimbo? Non lo sapremo mai ma la grande occasione per Connors di vincere il Grande Slam era sfumata per sempre e mai si ripeterà.