Dopo quindici anni torna un italiano in semifinale. E’ Lorenzo Sonego che elimina Thiem e Rublev prima di arrendersi a Djokovic.
Dopo 2h e 49 minuti di gioco intenso e a tratti spettacolare è arrivato il decimo successo di Rafa Nadal al Foro Italico. Il primo fu nel 2005 in un drammatico match contro Guillermo Coria quando ancora la finale veniva giocata al meglio dei cinque set. Quest’anno a contendergli la palma del migliore è stato Nole Djokovic, il più naturale e scontato dei suoi avversari, come era già successo a Roma altre cinque volte. Nel 2011 e nel 2014 a spuntarla fu il serbo. Come due anni fa ci sono voluti tre set per conoscere il nome del vincitore, ma quest’anno la lotta è stata più intensa e incerta.
Abbiamo visto una gamma di soluzioni, una varietà di colpi sia definitivi che in difesa, che rappresenta il meglio del tennis su terra. Molti di noi si erano chiesti in che condizioni fisiche avrebbero affrontato la finale i due avversari visto che la settimana è stata molto dura in termini di energie spese. Oggi possiamo dire che, anche se alcuni loro incontri sono stati ancora più belli e con un maggior numero di vincenti e minori gratuiti, lo spettacolo che hanno offerto è stato di primissima qualità e degno della finale di uno dei più importanti tornei del circuito.
Nadal aveva speso molto nei primi giorni per sconfiggere sia Sinner che Shapovalov contro il quale si era trovato per ben due volte ad una palla dall’uscire anzitempo, mentre Djokovic aveva dovuto esprimere il meglio del suo tennis negli ultimi due giorni contro Tsitsipas e Sonego. In certi momenti ho avvertito che un po’ di stanchezza si stesse affacciando nel loro gioco a tratti meno fluido e incisivo ma mi sono dovuto ricredere visto la gagliardia con la quale hanno saputo riprendersi dopo alcuni brevi momenti di appannamento. Era forse solo un modo per razionalizzare al meglio le forze in vista del finale.
Nella loro 57a sfida ufficiale è partito meglio Djokovic, ma dopo un break per parte la partita è continuata sulla linea del sostanziale equilibrio fino all’undicesimo gioco quando Nadal ha strappato, anche con la complicità di Djokovic per in doppio fallo, il servizio per chiudere 7-5. Nel terzo gioco del secondo set Rafa ha avuto una palla break che se portata a casa poteva avere il sapore della resa. Non bisogna mai nemmeno immaginarla quando si tratta di Nole che da quel momento grazie a traiettorie precise e incisive ad aprire gli angoli ha reagito con una serie impressionante di punti che ha portato la contesa al terzo.
Nel quinto game del set decisivo era il serbo a non sfruttare due possibili occasioni sul servizio di Rafa. Da quel momento il maiorchino cambiava marcia e trovava come spessissimo gli capita le energie per fare l’allungo definitivo per chiudere 6-3.
I nostri Internazionali, la cui prima edizione vinta da Big Tilden fu giocata al Tennis Club Bonacossa nel 1930, sono da considerare, aspettando il Roland Garros, il miglior torneo della stagione sul rosso. Per convincersene basta sbirciare i nomi dei qualificati tra i quali si trovano Norrie, Fokina, Paul e Delbonis.
La Federazione italiana ha scelto di far giocare le prequalificazioni ad un pugno di giovani e giovanissimi senza tenere conto della classifica Atp. I sopravvissuti – Cobolli, Pellegrino, Moroni e Brancaccio – si sono potuti confrontare con giocatori ben più esperti e con i quali non hanno avuto concrete possibilità di vittoria. Rimane comunque una esperienza di crescita importante e a mio parere una scelta giusta anche se più di qualcuno l’ha criticata.
Che il livello del torneo fosse molto alto – dei primissimi mancava solo Federer che rivedremo a Ginevra – si era capito fin dal primo turno quando si sono giocate partite interessanti come Evans-Fritz, Fokina-Dimitrov (16), Cilic-Bublik, Krajinovic-Aliassime e Djere-Carreño (11).
Gli italiani che hanno superato il primo turno sono stati Sinner, Travaglia, Mager, Musetti, Sonego e Berrettini. Hanno perso Fognini e Caruso.
Dopo la deludente prestazione a Madrid Sinner contro Humbert, avversario che sembra non gradire il rosso, è riapparso in campo aggressivo e sicuro di sé. Ad un primo set chiuso con estrema facilità per 6-2, ha fatto seguito un secondo nel quale ha dovuto recuperare dallo 0-2. Passata la tempesta ha ripreso a giocare il solito tennis in pressione e con accelerazioni che hanno spesso lasciato inerme il francese.
Quando il n°69 batte il 35 fa un buon risultato. Questo è nella logica e nel ragionamento comune. Quando tuttavia il n°35 si chiama Paire, purtroppo bisogna dirlo, la vittoria perde di valore. Non c’entra niente il buon Travaglia che è stato bravo a rimanere concentrato sul match e senza farsi distrarre dalle continue pantomime e sceneggiate del francese, che settimana dopo settimana sta diventando sempre più patetico, ha portato a casa la partita per 6-4 6-3.
Non so se si tratti di un’impresa ma la vittoria di Mager contro De Minaur ha avuto il sapore di un successo importante per la carriera del sanremese, la prima al torneo del Foro Italico. Il modo in cui è arrivata è stata molto bella, quasi devastante. Nel primo set break decisivo al nono gioco, alla quinta palla utile. Nel secondo ha recuperato dallo 0-2 e a forza di diritti vincenti e palle molto angolate è stato bravissimo a chiudere con margine e assoluta padronanza del gioco.
Partita divertente e quasi d’altri tempi quella tra Musetti e Hurkacz (15) dove abbiamo visto palle corte e volée – molte quelle del polacco – diritti vincenti da parte di Lorenzo che, anche se tirati spesso da ben dietro la linea di fondo, erano quasi sempre alla ricerca degli angoli. Occasioni per entrambi per fare il break, quello decisivo è arrivato tuttavia sul 5-4 per Musetti che ha chiuso di giustezza il primo set. Sul 2-0 del secondo Hurkacz si è ritirato. Motivo? Non lo sappiamo. Forse Hubert è rimasto fermo al successo di Miami contro Sinner. Per vincere ad alti livelli sulla terra ci vuole maggiore mobilità. Ci dispiace che improvvisamente abbia deciso anzitempo di andare a farsi la doccia.
Le partite di Sonego sono sempre emozioni da vivere fino all’ultimo punto. Lorenzo, complice una piccola frattura all’anulare della mano sinistra, non lo vedevamo da Monte Carlo, Monfils da molto più tempo. Dopo il lock-down ha giocato pochissimo e male. Ha perso le motivazioni, come ha detto in diverse interviste. Lui per esibirsi, istrione per eccellenza, si nutre del tifo anche quello contro.
Nel primo set chiuso da Sonego per 6-4 il servizio, anche per colpa del vento che girava continuamente e arrivava improvviso, è sembrato più un’incombenza che l’asse portante sul quale basare la propria strategia. Tre i break del torinese contro i due del parigino grazie ai quali è riuscito a portarsi a casa, non senza sudare, la prima frazione.
Nella seconda Sonego, ancora in vantaggio, si è fatto sorprendere da Gaël che ha aumentato il ritmo degli scambi da fondo e migliorato la percentuale di prime. 7-5 per il francese.
Nel terzo set è successo di tutto. Lorenzo è sembrato controllare ma si è fatto prima raggiungere e poi superare. A Sonego non sono mancati neanche i crampi che avrebbero potuto indirizzare il match a favore di Monfils in modo definitivo. E’ stato in quel momento che il gran cuore del nostro giocatore e la sua voglia di vincere si sono fatti sentire. Ha chiuso l’ottavo gioco e, trainato da una grande forza interiore, ha liberato i colpi come non gli era mai successo nelle oltre due ore di match. Ha strappato il servizio al nono e ha chiuso 6-4.
Che Berrettini (9) potesse avere delle difficoltà al primo turno contro Basilashvili era prevedibile. Non pensavo tuttavia che si potesse trovare nella terza frazione vicinissimo al burrone. Dopo un primo set dove si sono contati quasi solo errori, il romano nel secondo ha alzato prepotentemente il livello del gioco vincendo agevolmente. Nel terzo è stato bravo ad annullare tre palle break nel settimo game e a strappare il servizio nel decimo. Come nella finale contro Zverev a Monte Carlo ha dimostrato di essere un giocatore vero che riesce sempre ad ottenere il massimo da sé quando non si può più sbagliare.
Credo che per Fognini si stiano avvicinando i titoli di coda della sua più che dignitosa carriera. Ovviamente spero di sbagliarmi ma il tennista visto contro Nishikori è solo un sosia, la controfigura del vincitore di Monte Carlo e del giocatore che ha stupito negli anni con le sue meraviglie. Abbiamo rivisto Fabio solo per alcuni game, quando nel primo set dallo 0-3 ha recuperato con buoni anticipi e discrete giocate fino al 3-3. Da quel momento è stato un assolo di Nishikori che nonostante una classifica che lo vede al n°45 sta ritrovando una buona condizione.
Kei l’ha dimostrata chiudendo il primo set 6-3 con un gioco di ritmo e buone angolazioni. Nel secondo il giocatore ligure non è mai stato veramente in grado di rientrare in partita. Il break sul 2-1 di Nishikori è stato determinante per chiudere 6-4 senza rischiare nulla. Dispiace vedere Fabio giocare così male. Probabilmente ad una condizione fisica precaria bisogna aggiungere che sta ancora pagando, mentalmente, la squalifica subita a Barcellona.
Caruso non sta attraversando un buon periodo di forma. La sconfitta contro Goffin (12), netta e senza attenuanti, ce lo ha confermato. Se nel primo set il giocatore di Avola ha provato a rimanere in partita, suoi anche alcuni vincenti in particolare col diritto, nel secondo ho avuto l’impressione che i colpi uscissero dalla racchetta senza cattiveria e precisone. Mi sembra che stia anche pagando una condizione fisica, fondamentale nel suo gioco fatto di ritmo e non di colpi da fondo prorompenti, lontana dai tempi migliori. E’ stato lo stesso giocatore siciliano a dire che l’unica soluzione per rimettersi in carreggiata prima del Roland Garros è quella di lavorare ancora con maggiore intensità. Lo aspettiamo fiduciosi.
Non erano pochi quelli che al secondo turno si attendevano una vittoria di Musetti contro Opelka. Io tra loro. Il torneo dello statunitense ha dimostrato che questa è stata la sua settimana. Reilly non gli ha lasciato il tempo di respirare, di tirare su la testa ogni volta che serviva. Grazie agli innumerevoli vincenti ed ace sul servizio del player statunitense il carrarino non ha avuto concrete opportunità di incidere sulla risposta. Mai una palla break a disposizione per provare a far girare il match. Al contrario ha subito due break a zero, al quinto del primo e al nono del secondo. Rimangono le belle giocate, i cambi di ritmo e i rovesci a chiudere che stavolta tuttavia non sono bastati.
Nadal (2)-Sinner è stato il match di cartello del secondo turno. Non credevo alla favoletta del maiorchino che stesse abdicando come Re del rosso dopo le brutte prestazioni di Montecarlo e Madrid. Negli ultimi anni Rafa considera le prove primaverili come tappe di avvicinamento al suo vero obiettivo di stagione che non può che essere il Roland Garros. In particolare a Madrid la palla non usciva dalle corde con la solita fluidità e intensità. Nell’incontro con Sinner si è vista una versione molto più simile – gioco profondo e grande mobilità – a quella degli ultimi anni.
Schermaglie con break e contro break nei primi due giochi e relativo vantaggio dell’altoatesino sul 3-2 al quale il maiorchino ha subito replicato. Nella seconda parte del set Nadal ha iniziato a incidere maggiormente e a manovrare meglio offrendo all’avversario soluzioni molto diverse tra loro. Sul 5-4 a favore dello spagnolo Sinner ha annullato, grazie a prime molto efficaci, tre palle set.
Nel dodicesimo gioco il player di Manacor è riuscito a chiudere la frazione al quarto tentativo. Se il nostro fosse un diciannovenne come tutti gli altri, giocando con Nadal, avrebbe iniziato il set con poco impeto, sicuro di un destino già scritto. Nulla di più falso. Jannik ha proposto un gioco ancora più aggressivo, ha tenuto benissimo la diagonale sinistra e ha messo in difficoltà continua l’avversario.
E’ arrivato fino al 4-2 30-0. Da quel momento il motore di Sinner si è inceppato o forse sarebbe meglio dire che Rafa ha saputo costruire punto dopo punto la rimonta fino al 6-4 finale. Sinner era arrabbiatissimo dopo la sconfitta e questo non può che fargli onore perché vuol dire che ha giocato credendo fino alla fine al successo.
Al Roland Garros dello scorso anno Jannik aveva vinto il primo set e dal 3-1 a suo vantaggio era quasi scomparso dal campo. Questa volta ha lottato fino all’ultimo a dimostrazione che il ragazzo non solo è cresciuto ma ci crede e noi con lui.
Derby Sonego–Mager, compagni di tanti viaggi quando il tennis professionistico ad alto livello era ancora quasi solo una chimera. Gianluca in modalità turbo, sembrava che stesse continuando la partita vinta con De Minaur, Lorenzo in modalità diesel, è partito come spesso gli capita lento, con i colpi che uscivano sbilenchi dalle sue corde, il servizio da calibrare e tanto da remare.
Break e contro break, il match è iniziato sul punteggio di 2-2. 15 dopo 15, anche se era quasi sempre il sanremese a comandare il gioco con le sue accelerazioni, il torinese ha alzato la percentuale di prime ed in particolare quando serviva entrava maggiormente in campo. Break sul 4-4 recuperando da una situazione di svantaggio e vittoria del primo set per 6-4. Sonego nel secondo non ha più perso il servizio e ha rischiato pochissimo. Ha variato molto l’altezza dei colpi da fondo che intanto si erano fatti più lunghi. Gli è bastato il break al settimo game per chiudere con un altro 6-4.
Non ci voleva certo un veggente per capire che Millman non poteva avere alcuna speranza di successo con Berrettini anche se i primi game sono stati piuttosto equilibrati. Sono bastati pochi giochi a Matteo per trovare le traiettorie giuste e il servizio come al solito straripante per chiudere una partita che è stata poco più di un allenamento defaticante.
Nulla da fare per Travaglia contro Shapovalov (13). Nonostante i netti miglioramenti compiuti nell’ultimo anno da Stefano, il canadese, che alterna grandi giocate a punti inguardabili, è di almeno una spanna superiore. Il marchigiano tuttavia ha avuto il merito di fare partita quasi alla pari nel primo set perso al tie-break dopo aver avuto sul 4-4 due opportunità per andare sul 5-4 e servizio.
Oltre a quelli che hanno visto impegnati gli italiani per i quali non possiamo non avere un occhio di riguardo bisogna dire che al secondo turno ci sono stati diversi match interessanti.
La sorpresa maggiore è venuta dalla netta sconfitta di Medvedev (3) contro Karatsev. Il punteggio di 6-2 6-4 non lascia dubbi su quante difficoltà ha incontrato Daniil per tenere a freno le continue accelerazioni di Aslan. Medvedev non è in forma perché è tornato a giocare solo a Madrid dopo la brutta esperienza legata al Covid e si è convinto che il suo gioco non è adatto al rosso. Negli anni precedenti aveva ottenuto alcuni discreti risultati. L’unico consiglio che gli possiamo dare è quello di lavorare sodo perché le convinzioni spesso possono fare molto peggio della realtà che, se affrontata con razionalità, può rivelarsi migliore di quanto si pensi.
Thiem (4) ha rischiato di uscire anzitempo con Fucsovics. Perso il primo e sotto 3-1 nel secondo è stato bravo a vincere il tie-break sul filo dei punti e a dominare il terzo set. Goffin è stato annichilito da Delbonis che da alcune settimane sembra ricordare come si vince sul rosso. Interessante per un giocatore che credevo ormai perso tra Challenger, qualificazioni dei tornei Atp e primi turni degli Slam.
Schwartzman (8) non è certamente quello che lo scorso settembre arrivò in finale battendo in modo netto Nadal nei quarti. E’ stato sconfitto da Auger-Aliassime che sotto la supervisione di Toni Nadal forse sta imparando meglio i meccanismi del rosso. Ci vuole ancora tempo e la vittoria con l’argentino più che da accreditare ai meriti del canadese è da addebitare alle lacune del giocatore di Buenos Aires, un altro player rispetto allo scorso anno.
Le partite degli ottavi sono state ben giocate. Davidovich, che sempre più spesso riesce a farsi largo nei tabelloni anche di un certo prestigio, dimostra che sta crescendo. Lo spagnolo era partito molto bene ma dopo il break iniziale Djokovic (1) ha accelerato i ritmi del suo gioco dimostrando al player di origini russe che il tempo per competere alla pari è ancora lontano.
Il match Rublev (7)-Bautista (10), uno a testa i precedenti giocati quest’anno, ha visto prevalere il russo con il punteggio di 6-4 6-4. Lo spagnolo ha giocato sottotono rispetto ai tornei precedenti e non ha contenuto l’impeto di Andrej che con il diritto è riuscito, come suo solito, a comandare il gioco e a fare la differenza nei momenti dei break decisivi.
Nei match Aliassime-Delbonis e Karatsev-Opelka vedevo favoriti i primi, viste anche le vittorie nette ottenute nel turno precedente. Il canadese avrebbe avuto così la possibilità della rivincita dopo la inopinata sconfitta subita all’Australian Open quando, dopo aver vinto i primi due set, non riuscì a far suo un match che sembrava andare a destinazione abbastanza facilmente. L’argentino ha tenuto bene nel primo set vinto al tie-break e dominato il secondo, mentre Opelka non ha permesso al russo, grazie a un numero molto alto di vincenti al servizio e ottime risposte, di giocare da fondo con scambi lunghi e angolazioni velenose.
Zverev (6) è stato bravo a riacciuffare con Nishikori una partita che al terzo set, 1-4, sembrava persa. Il giapponese rispetto a Madrid dove aveva perso in modo netto, è riuscito a giocare un match alla pari e a mettere in difficoltà il tedesco grazie a molti colpi da fondo giocati sempre in pressione e con i piedi ben dentro il campo ma è calato alla distanza. La ritrovata aggressività del tedesco con buoni servizi e potenti conclusioni da fondo gli hanno permesso un recupero insperato.
Per raccontare il successo di Nadal contro Shapovalov in uno degli incontri più entusiasmanti che ho visto negli ultimi tempi non bastano certo solo poche righe. Queste sono sufficienti per ricordare che al dodicesimo game del terzo set il canadese, che probabilmente ha giocato il suo miglior match in carriera sul rosso, ha avuto due palle per chiudere la partita. Il maiorchino non ha voluto crederci ed è riuscito a portarlo al tie-break dove Denis, sempre in spinta, ha fatto qualche errore di troppo. Ancora una volta Rafa ha dimostrato che la forza di volontà è la vera qualità che lo contraddistingue da tutti gli altri.
Racconto per ultimo i due incontri degli ottavi che hanno visto protagonisti Berrettini e Sonego.
Berrettini ha provato a fare partita alla pari con Tsitsipas (5). C’è riuscito nel primo set dove ha giocato un tennis perfetto al servizio – fino al tie-break un solo 15 ceduto in seguito ad una bella volée di Stefanos – un gran diritto, ottime prime e molta attenzione in risposta. Stefanos, sempre preciso quando serviva, qualche punto di relativa importanza l’ha ceduto.
E’ stato nel tie-break che si è deciso l’esito del match oltre al risultato del primo set. Matteo è volato prima sul 2-0 e poi sul 3-1 ma dal punto successivo il greco ha alzato il proprio livello e, complice anche qualche errore di troppo di Berrettini, è scappato in pochissimi minuti fino al 7-3.
Nel secondo set il player di Atene ha giocato con maggiore scioltezza e sicurezza con alcune variazioni interessanti che hanno costretto il romano ad errori anche sul proprio servizio che nel primo non c’erano stati. Errori che sono arrivati non solo per una migliore prestazione di Stefanos ma sicuramente anche per colpa di stanchezza e sconforto di Matteo che game dopo game hanno incominciato a farsi sentire.
Break del greco al terzo game dopo che già nel gioco precedente aveva avuto delle opportunità. Nel quarto Matteo ha confezionato una palla per rientrare grazie anche ad alcuni errori gratuiti dell’avversario ma il set è scivolato senza grandi emozioni, nonostante il tifo del pubblico romano ad ogni 15. Sul 4-2 secondo break e chiusura per 6-2.
Ragionando a posteriori dovremmo rammaricarci che la finale di Madrid, che ha comportato per Matteo un dispendio di energie molto alto, sia arrivata giusto il giorno d’inizio degli Internazionali. Questo straordinario risultato non gli ha permesso di preparare al meglio il torneo al quale, oltre agli Slam, tiene maggiormente.
Impresa di Sonego contro Thiem. Il torinese ha dimostrato ancora una volta, se mai ce ne fosse stato bisogno, quanto stia crescendo in termini di colpi e consapevolezza. Ha migliorato il servizio che sa giocare sia di forza che col taglio a uscire ed è oramai in grado di tenere lo scambio da fondo con palle lunghe anche di rovescio che fino allo scorso anno era il suo vero tallone d’Achille. Sicuramente non ha incontrato il miglior Thiem, ma il giocatore austriaco col passare dei game è entrato sempre più nel match dimostrando una già buona preparazione atletica e tecnica e grande voglia di vincere.
E’ stato comunque Lorenzo a fare la partita rispondendo molto bene e cercando, con spirito e determinazione, il tempo e lo spazio per chiudere i punti sia col diritto anomalo che con il rovescio lungolinea, colpo da poco entrato nel suo repertorio.
Il match è stato molto bello e con diversi colpi di scena nonostante alcuni errori gratuiti. Nel primo set break all’ottavo gioco che ha portato Sonego a chiudere 6-4 con un ace. Nel secondo sia Lorenzo che Dominic hanno avuto alcune opportunità per strapparsi il servizio, tuttavia il set si è concluso al tie-break per 7 punti a 5 a favore di Thiem che si è avvantaggiato di un inizio sprint che lo aveva portato sul 4-1.
Il terzo set, dopo la sosta di circa quindici minuti che è servita per far uscire il pubblico dallo stadio a causa del coprifuoco, è stato il capolavoro in carriera di Sonego.
Lorenzo è partito subito velocissimo fino al 2-0, ma Thiem ha dimostrato rabbia nei colpi giocando la migliore versione dell’anno. Ha diminuito i gratuiti e ha messo tutto il peso del carisma e della forza fisica su ogni palla fino a recuperare e portarsi al match point sul 5-3.
A questo punto il giocatore di Torino ha costruito l’impresa che è stata prima di tutto mentale oltre che tecnica e fisica. Ha recuperato lo svantaggio, ha strappato il servizio all’austriaco e si è riportato prima in parità e poi sul 6-5. Una battaglia del genere non poteva che decidersi al tie-break nel quale, a differenza del primo, Lorenzo ha tenuto punto a punto fino a chiudere meritatamente 7-5.
Nei quarti c’è stata la rivincita della partita giocata la settimana scorsa a Madrid tra Nadal e Zverev. Nella capitale spagnola vinse il tedesco per 6-4 6-4 contro Rafa che non riusciva a far partire i colpi con la consueta profondità. Ben diverso l’incontro di venerdì anche se il punteggio di 6-3 6-4 potrebbe ingannare e far pensare ad un match quasi a senso unico.
Non è stato proprio così o perlomeno lo è stato solo nei primi giochi nei quali il maiorchino è partito aggressivo e concentratissimo contro un avversario molto falloso ed entrato in partita con ritardo. Non si possono regalare due break a nessun avversario di livello, men che meno a Nadal che nonostante un servizio perso ha tenuto stretto parte del vantaggio riuscendo a chiudere la prima frazione senza rischiare nulla.
Nel secondo set Zverev, manovrando meglio di rovescio e facendosi più aggressivo in risposta e da fondo, ha avuto diverse opportunità mai sfruttate a pieno per rientrare nel match. Nadal ha dovuto annullare tre palle per un possibile 1-3. Passata la tempesta e centrato il break Rafa si è trovato in vantaggio 4-2. Ancora occasioni per Zverev, di nuovo palle break annullate fino al game finale lungo quasi dieci minuti che gli ha consentito, tra l’entusiasmo del pubblico non solo di parte, di entrare ancora una volta nei primi quattro del torneo.
Improvvisamente, come se si fosse svegliato da un lunghissimo sonno, Opelka ha dato segni vitali piuttosto importanti. Passi il successo con Gasquet, ormai un ex player che può permettersi di giocare un tabellone dal “taglio” così basso solamente grazie alla classifica parzialmente congelata che per lui significa sopravvivenza, ma con Musetti e soprattutto con Karatsev ha incontrato avversari veri contro i quali è stato ingiocabile. Non solo ace che piovevano dal cielo a catinelle ma anche diritti velocissimi, volée, tenuta degli scambi da fondo, e la capacità di alzare il proprio livello di gioco quando necessario.
L’ha fatto con Karatsev al tie-break e nel break del secondo set e nei quarti di finale con Delbonis, altro giocatore che si è ricordato come si vince dopo tanti anni passati a vivacchiare tra Challenger e primi turni dei tornei maggiori. La dimostrazione di quello che sto dicendo la possiamo constatare con l’argentino. Nel primo set Opelka ha respinto al mittente tre punti nel quale la partita poteva prendere la direzione di Federico e ha giocato con determinazione vincente il dodicesimo gioco. Nel secondo, a parte una ulteriore palla non sfruttata dal giocatore di Azul, l’equilibrio si è rotto al tie-break nel quale l’americano ha fatto sfoggio di un gioco potente e preciso, rischioso e spettacolare.
Un italiano è tornato in semifinale al Foro Italico. Nel 2007 ci riuscì Volandri, oggi è stata la volta di un ammirevole Sonego che ha ribaltato il match contro Rublev.
Avevo previsto che l’inizio della partita per il torinese sarebbe stato in salita. Se facciamo mente locale e pensiamo agli incontri mattutini in aprile a Cagliari contro Hanfmann, Djere e in parte anche contro Fritz, ci dovremmo ricordare che sono stati vinti nello sprint finale del terzo set quando il suo tennis si carica di energia e quindi sale molto di livello. Diminuiscono gli errori gratuiti, la palla accarezza le righe e spesso gli incroci, la percentuale di prime aumenta e soprattutto gioca alla perfezione i punti che possono fare la differenza.
Non si è risparmiato nemmeno contro Andrej che si è innervosito quando il suo schema principale servizio-diritto non ha più reso come avrebbe voluto. Sono iniziati gli errori non forzati mentre Lorenzo proponeva i suoi schemi studiati alla perfezione che tuttavia hanno bisogno di braccio e mente per funzionare a meraviglia.
Lo ha chiamato spesso a rete con palle corte, alcune volte non perfette ma quasi sempre efficaci. E’ quello lo spazio di campo dove il russo si trova maggiormente a disagio. La partita è stata vinta non solo in spinta, con i vincenti di diritto e alcuni rovesci lungolinea, colpo che fino all’anno scorso non giocava, ma anche e soprattutto in difesa, con recuperi straordinari che hanno costretto Rublev a giocare la palla in più, quando pensava di avere chiuso lo scambio. Fin qui l’analisi tecnica e psicologica del match. Per quanto invece riguarda i momenti di svolta della partita ricordo che i due break sull’1-1 e sul 5-3 hanno dato il primo set al russo per 6-3.
E’ stato bravo Sonego a rimanere in partita fin dai primi scambi del secondo. Fondamentale il 2-0 che gli ha permesso di giocare con tranquillità fino al 5-4 quando ha annullato una pericolosissima palla break con un diritto vincente. Due ottimi servizi, l’arma in più in questo spasmodico match, gli hanno permesso di rimettersi perfettamente in corsa.
Nel terzo set Sonego, dopo aver annullato con pregevole maestria tre palle break nel quarto gioco, ha strappato a zero il servizio al russo che da quel momento è stato costretto a rincorrere, non proprio la sua caratteristica migliore. Dopo aver annullato sul 4-3 una delicata palla break, sul 5-3 concludeva con la garra che gli conosciamo e riconosciamo la partita senza ricorrere al proprio servizio per volare in semifinale. Nonostante un avvio stentato il match, pur emozionante, è stato più facile da portare a casa rispetto a quello contro Thiem.
Nel quarto di finale Djokovic-Tsitsipas iniziato venerdì e finito sabato a causa dell’interruzione per pioggia Nole ha fatto suo un match rimesso sui giusti binari almeno due volte. Tsitsipas è partito meglio salendo fino al 4-1 e servizio. La reazione del serbo, molto nervoso per l’impossibilità di giocare la partita al meglio, lo ha portato fino al 4-3 quando il giudice di sedia ha deciso per l’interruzione. Al rientro in campo dopo oltre tre ore, Stefanos con buone prime e un gioco aggressivo è riuscito a conservare il servizio due volte e vincere il primo set per 6-4.
Al terzo game del secondo set Stefanos ha brekkato di nuovo, sempre sotto una pioggia fastidiosa e insistente che ha costretto i contendenti a riprendere sabato mattina. Ieri non pioveva e la temperatura, grazie anche al sole, si era alzata notevolmente. Il greco ha continuato a fare la partita fino al 4-2 con diritti e servizi incisivi e vincenti. Da quel momento per Stefanos sono arrivate le prime difficoltà che hanno riportato, complici anche alcuni errori del player di Atene, il match sul 4-4. La partita è salita di livello e il serbo ha incominciato a indirizzare le traiettorie che aprivano gli angoli portandolo ad incamerare il secondo set, grazie ad alcuni punti bellissimi, per 7-5.
Nel terzo set il greco è andato a servire per il match nel decimo game ma il serbo ha fatto sentire ancora il suo carisma e con alcuni colpi velenosi è riuscito a rimettersi in partita fino a chiudere al dodicesimo game, anche perché Stefanos era ormai poco lucido e consapevole delle molte occasioni perse.
Non succedeva dai tempi della bella époque tennistica che un italiano riuscisse a infiammare il Foro Italico, purtroppo con i limiti di capienza imposti dalla legge, in semifinale come è successo a Lorenzo Sonego.
Devo ammettere che in un momento preciso del match ho creduto possibile che Sonego riuscisse a battere Djokovic. E’ successo nel primo game del terzo set quando Nole ha dovuto salvare tre palle break. Il serbo sembrava in crisi nel gioco e in calo di energie, Lorenzo spingeva al massimo su tutte le palle come se avesse incominciato allora a giocare. Mi aveva illuso la straordinaria conclusione del secondo set nel quale aveva recuperato, giocando un tie-break sempre in spinta, un match nel quale si era trovato a rincorrere, senza mai demordere e credendoci sempre.
Nel primo set, 6-3 per il serbo, anche se Sonego ha perso solo una volta il servizio, Nole ha pulito le righe dipingendo il campo con traiettorie che sono solo sue. Lorenzo, pur giocando abbastanza bene, non è più riuscito a rientrare nel set dopo aver subito il break al terzo game.
Il livello si è alzato man mano che la partita è andata avanti nonostante la stanchezza e le tante energie spese da entrambi ieri mattina per battere Tsitsipas e Rublev.
Sonego alla fine del secondo set quando ha recuperato dal 5-6 lo svantaggio e vinto il tie-break ha dato l’impressione di potercela fare. All’inizio del terzo sembrava che il suo serbatoio avesse maggiori energie. Nole come ho detto ha recuperato il primo game da 0-40 e da quel momento ha cambiato marcia dimostrando di essere di una spanna superiore come linearità di gioco, forza fisica e mentalità. Ha fatto il break al quarto e all’ottavo fino a chiudere 6-2. Lorenzo ha continuato a crederci quasi fino alla fine. Ha avuto un cedimento fisico e mentale solo nell’ultimo game.
Rimane l’impresa memorabile di questo grandissimo player che sta dimostrando al mondo tennistico che non ha mai creduto in lui che non ha solo cuore, volontà e coraggio ma anche tecnica e capacità di giocare bene tutti i colpi e da ogni posizione del campo. La sua storia è solo agli inizi, il bello deve ancora arrivare.
Nell’altra semifinale Nadal ha battuto Opelka, lo statunitense che nessuno aspettava. Qualcuno credeva veramente possibile il successo del gigante nato a St. Joseph nel Michigan? Credo sinceramente di no. Si sarebbero dovute incastrare alla perfezione troppe variabili.
Opelka avrebbe dovuto essere incontenibile al servizio piazzando ace e vincenti a ripetizione come gli era successo nei precedenti incontri.
Avrebbe dovuto rispondere benissimo con diritti e rovesci a tagliare il campo facendo indietreggiare Rafa. Sarebbe dovuto arrivare al tie-break per mettere pressione al maiorchino sperando in errori inusuali.
Avrebbe dovuto incontrare un altro giocatore. Era forse proprio questa la condizione fondamentale per sperare in una finale.
Nadal ha invece giocato da Nadal, stando attentissimo alla risposta – solo undici gli ace dello statunitense nei due set -, servendo bene e mettendo pressione con i suoi colpi da fondo ogni volta che lo scambio si allungava. Gli sono serviti pochi minuti per registrare l’avversario che non aveva mai incontrato e che è quasi un unicum nel suo gioco offensivo.
Nadal ha dovuto salvare quattro palle break al quarto gioco. Al quinto ha strappato il servizio – prima volta che lo statunitense lo perdeva in questa settimana – e dal quel momento la partita non gli ha più presentato reali problemi. Ha chiuso il primo set 6-4.
Nel secondo nuovo vantaggio che lo ha portato sul 2-1 e servizio. Da quel momento giocava in completo controllo facendo il minimo indispensabile per mantenere Opelka a debita distanza. Il set si è concluso con lo stesso punteggio del primo.
La bella favola di Reilly finiva dopo 132 minuti quando metteva in rete una risposta sul servizio del maiorchino. Non sappiamo se sulla terra sarà in grado di ripetersi, tuttavia posso dire con discreta certezza che sui campi veloci, a partire dall’erba, potrà ottenere ancora risultati di prestigio.
Quest’anno i due finalisti erano giunti a Roma senza ancora aver vinto un Masters 1000. Avevano evitato la trasferta americana e sul rosso Djokovic si era presentato solo a Monte Carlo mentre Nadal non aveva ancora dato il meglio di sé. Oggi possono essere entrambi contenti della condizione raggiunta. All’inizio del Roland Garros mancano due settimane. Per entrambi si tratta di definire meglio alcuni particolari ma sicuramente non si faranno trovare impreparati.