Domenica 28 maggio inizia il momento clou della stagione sulla terra: il Roland Garros. Per la prima volta dal 2005 manca Rafael Nadal, il grande dominatore che ha segnato non solo un’epoca ma forse lo Slam parigino per tutti gli anni a venire: solo nel 2016 si ritirò per un infortunio nel bel mezzo del torneo. Il suo record, credo imbattibile per la storia dei secoli, è di 14 successi.
Sperava di recuperare dall’infortunio al muscolo ileo-psoas e di giocare in almeno un torneo che precede lo Slam parigino ma non è riuscito a guarire. Gli allenamenti non sono stati continuativi e quindi ha deciso di prendere un lungo periodo di sosta. L’obiettivo è di lasciare il mondo del tennis il prossimo anno riuscendo a giocare i tornei che ha vinto un numero infinito di volte – Barcellona, Monte Carlo, Roma – e di chiudere a Parigi al Roland Garros dove si giocheranno anche le Olimpiadi.
Quella di quest’anno è quindi un’edizione particolare. Difficile pensare ad un vero favorito. Quando c’era Rafa veniva necessariamente per primo e poi tutti gli altri seguivano. Quest’anno molti pensano ad Alcaraz come suo naturale successore ma io non darei quasi nulla per scontato. Medvedev ha dimostrato, vincendo a Roma, di saper giocare anche sulla terra rossa e di essere un pericoloso avversario per tutti. Sarà la seconda testa di serie dietro al murciano e credo che sia intenzionato a fare la voce grossa.
C’è poi la grande incognita di Djokovic che quest’anno, anche per i problemi al gomito, ha mostrato una versione che non credo sarà quella che vedremo a Parigi. Con l’assenza di Nadal per lui si aprono territori solitamente non esplorati e la grande occasione di bissare il primo successo Slam dell’anno, come accadde nel 2021, in questi mesi gli deve essere passato per la testa diverse volte.
Rune non credo sia ancora pronto per vincere uno Slam anche se ha fatto le finali di Monte Carlo e di Roma. Alcune volte mostra in campo, per comportamenti ed errori ripetuti, atteggiamenti poco maturi per un player che vuole vincere un Major.
Ruud non sta ripetendo la stagione 2022 e non mi sembra per niente pronto per la grande impresa, Auger si è perso nelle nebbie, Zverev non riesce a tornare il player dello scorso anno.
Non dimentichiamoci ovviamente di Tsitsipas che gioca abbastanza bene ma non ha fatto il vero salto di qualità che molti si aspettavano. E’ troppo attaccabile sul rovescio che per ora è solo bello esteticamente ma poco performante e gli manca con questo colpo il cambio di ritmo. Chiede troppo al diritto e spesso è costretto a lasciare scoperta la parte destra del campo.
Noi crediamo molto in Sinner ma per avere delle speranze di avvicinarsi alla meta deve giocare molto meglio di come ha fatto a Roma. Le incognite sono la terra rossa sulla quale gioca meno bene che sul cemento e la lunga distanza che certe volte, se non è preparato al massimo, sembra soffrire.
Ci saranno sorprese e partite dall’esito inaspettato ma non credo che si possa uscire, pensando al vincitore, dal novero dei giocatori che ho fatto, con buona pace degli statunitensi – migliorati su questa superficie – che non vincono il titolo dai tempi di Agassi. Eravamo nel 1999. Giovedì si sorteggia il tabellone e venerdì finiscono le qualificazioni. Domenica s’incomincia. Non ci resta che sperare che il primo Roland Garros orfano di Nadal dal 2005, sia all’altezza dei precedenti.