Cosa lascia il torneo di Flushing Meadows 2023 al tennis italiano? Troppo poco per essere contenti. E’ andata piuttosto male. Sono partiti in molti, se consideriamo anche i player che hanno partecipato alle quali, ma lungo il cammino, passo dopo passo, si sono persi.
Il solo Stefano Travaglia, dei 15 che hanno partecipato al tabellone cadetto è riuscito a passare i tre turni. Il marchigiano è stato bravo, ha vinto sempre in recupero e se consideriamo il suo percorso difficile per i tanti problemi fisici che lo hanno spesso bloccato nel corso della carriera, il suo comportamento è stato di rilievo, sicuramente inaspettato. Nel tabellone principale ha pescato Paul, ma comunque è riuscito a strappargli un set.
I giovani hanno invece deluso. Male Bellucci, Passaro, Cobolli, Nardi che hanno perso subito, meglio Zeppieri che si è spinto fino al terzo turno battendo tuttavia due player italiani. E’ bello che tanti giocatori azzurri partecipino, che l’esodo verso New York sia in massa grazie anche ad una classifica dignitosa che lo permetta, ma non basta.
Sei giovane, vuoi crescere, ci credi veramente? Allora devi fare anche un minimo di preparazione, almeno due tornei sul cemento, non necessariamente andando negli Stati Uniti. Nardi ad esempio ha vinto sul duro a Porto e ha giocato in Canada. Purtroppo non gli è bastato ma perlomeno ci ha provato. Il cambio di superficie presuppone un po’ di tempo di preparazione, altrimenti si rischiano brutte figure. Per fare i turisti nella grande mela c’è sempre tempo!
Veniamo ora ai giocatori che nel tabellone principale erano ammessi di diritto.
Per Marco Cecchinato vale il discorso fatto per chi ha giocato le qualificazioni. In oltre dieci anni di carriera non ha mai provato a migliorarsi sulla superficie veloce. Forse non ha le caratteristiche adeguate per questi campi ma la prima motivazione viene dalla mente, dal crederci, dal provarci veramente. Lui su quel tipo di campi ha record molto negativi che non si dovrebbero associare ad un giocatore di buon talento. Con Safiullin la partita è stata troppo deludente.
Se da Marco potevamo anche non aspettarci una prestazione positiva, lo stesso non si può certo dire per Lorenzo Musetti (18). Il carrarino che aveva, almeno inizialmente un buon tabellone, è stato sconfitto dal qualificato francese Droguet. Veramente troppo poco per un player che ambisce a diventare una star, un top player come spesso ha dichiarato. Aspettiamo la fine della stagione per dire qualcosa di più preciso, ma anche se finora ha un’ottima classifica, credo che in primis lui e chi lo segue si aspettassero risultati più convincenti. Personalmente a me è piaciuto molto nei primi turni del Roland Garros.
Se Lorenzo Sonego avesse avuto un secondo turno più agevole, visto che lo davano in forma, avrebbe forse potuto fare meglio. Ha convinto con un player statunitense qualificato mentre Sinner si è mostrato troppo più forte nella regolarità e aggressività. A nulla sono serviti i tentativi di Lorenzo di provare strategie alternative. Si sono tutte schiantate contro un muro invalicabile!
Da Jannik Sinner (6) mi aspettavo di più. Non sarei sincero se non lo dicessi. Ha convinto con Hanfmann, giocato bene con il torinese, si è visto qualche scricchiolio con Wawrinka mentre con Zverev ha dovuto sempre rincorrere. Partita intensa contro un player che settimana dopo settimana sta ritrovando la forma, ma l’azzurro ha palesato qualche incertezza di troppo non solo tecnica. Ha avuto dei problemi fisici mentre giocava e ne è rimasto condizionato. Il team ha tracciato la strada, Jannik la sta percorrendo ma abbiamo capito che è un po’ tortuosa, con buche e asperità. Siamo in attesa che imbocchi lo stradone.
Matteo Berrettini è stato sfortunato nel momento in cui sembrava essersi ritrovato sotto l’aspetto motivazionale, fisico e tecnico. Ha giocato un’ottima partita contro Humbert ma con l’altro francese Rinderknech, prima di farsi male alla caviglia, non stava convincendo. Ora è di nuovo fermo, deve guarire per poi ripartire. Troppi stop and go non fanno bene al morale, al fisico e più ingenerale al suo tennis. Dispiace se pensiamo a quale era il suo potenziale quando riusciva ad esprimersi al massimo. E’ arrivato nei quarti al Roland Garros, in semifinale in Australia e agli US Open e in finale a Wimbledon. Nell’era open a livello Slam nessun italiano ha avuto la sua continuità.
Il nome nuovo del tennis italiano 2023 è sicuramente Matteo Arnaldi che è andato oltre ogni aspettativa anche se alcuni segnali che avrebbe potuto fare bene ce li aveva lanciati. Non tutti li avevano colti. Notevoli le partite con Fils, la grande promessa del tennis francese, e con Norrie. Con Alcaraz ha dimostrato di essere un giocatore vero perché ha fatto vedere grandi capacità di stare attaccato all’avversario, di saper fare grandi giocate e di non avere alcuna paura reverenziale.
Ora c’è da finire bene la stagione e poi ricominciare, magari con qualche cambiamento che fa bene all’umore, a gran velocità nella prossima.