Quando domenica 9 luglio 1950 il signor Ascenzio, custode del circolo Parioli, si avvicinò a Nicola, a Carlo, a Bitti e ad altri amici figli della buona borghesia romana, più bravi a fare scherzi e a divertirsi che a interessarsi delle cose importanti della vita, per fargli sapere che da poche ore era diventato papà di Adriano, gli dissero con tono canzonatorio di lasciarli in pace perché avevano cose ben più importanti a cui pensare.
Nicola era nato a Tunisi da papà Giulio campione di molti sport e nipote di nonno Nicola il più bravo costruttore edile della città.
Vent’anni dopo il trentasettenne Nicola Pietrangeli incontrò Adriano Panatta ormai ventenne alla finale degli Assoluti che si giocavano sul campo centrale della Virtus Bologna. Era il 27 settembre del 1970: giorno del tramonto per il vecchio campione e della prima tappa di una carriera da predestinato per il giovane.
Adriano chiuse il primo set in 22 minuti con un perentorio 6-1 e si portò 3-0 nel secondo ma fu in quel momento, dopo poco più di mezz’ora di partita, che il vecchio leone ritrovò d’incanto il passante millimetrico necessario per inanellare sei game di fila e portarsi a casa il secondo set.
Nicola sembrò potercela fare: dopo aver vinto anche il terzo si trovò in vantaggio 5-4 al quarto, a due punti dall’ennesimo titolo italiano. Fu proprio allora che Adriano compì il primo miracolo, il secondo lo fece recuperando da 4-1 al quinto, lottando punto su punto con un gioco d’attacco.
Solo quando l’ultimo diritto di Nicola uscì a lato di pochi centimetri Adriano, alzando le braccia al cielo, si concesse un sorriso contenuto e finalmente sereno.
Fu questa la partita che fece da spartiacque fra il vecchio e il nuovo. Nella rivincita dell’anno seguente al Circolo delle Cascine di Firenze, Adriano concesse il bis, ancora in cinque set, ma questa volta non dando mai la sensazione di poter perdere per davvero.