Il torneo delle Next Gen nacque, nonostante lo scetticismo di molti, nel 2017, anno in cui i big three vincevano ancora Slam e le nuove generazioni – i nati nella seconda metà degli anni ’90 – facevano difficoltà ad inserirsi nelle sfere alte della classifica mondiale. Per cinque anni le migliori racchette si sono date appuntamento a Milano e da quest’anno a Jeddah, nel 2020 non si giocò a causa del covid, e oggi possiamo sicuramente affermare che è diventato un evento fisso gradito ai giocatori, al pubblico e agli addetti ai lavori. Il torneo è al limite dei 21 anni. Si potrebbe decidere per un under 20 vista la precocità dei migliori. I più bravi che si sono sfidati quest’anno erano 19enni e ventenni.
Come molti sanno si adottano diverse regole sperimentali, alcune delle quali potranno essere considerate anche per il circuito maggiore, altre sono sicuramente estreme e non devono essere prese in considerazione. Il torneo Next Gen è quindi una palestra di giovani talenti ma anche il tentativo di rendere il tennis più televisivo e maggiormente fruibile tra le nuove generazioni.
Ad esclusione di Auger e di Zverev, che nel 2017 era già pronto per giocare il Masters a Londra, possiamo affermare che tutti i migliori siano venuti almeno una volta a Milano. Per il torneo che si è giocato quest’anno a Jeddah bisogna aspettare almeno un paio di anni per capire quale sarà la carriera del vincitore Medjedovic, di Fils, Van Assche e speriamo anche di Nardi che mi sembrano a oggi i migliori del lotto.
A Milano Tsitsipas, Sinner, Alcaraz hanno fatto capire di essere dei futuri campioni ma ci sono player che non hanno vinto il torneo, penso a Medvedev in primis ma anche a Rublev, Fritz, de Minaur, Hurkacz, Ruud, Rune, solo per citarne alcuni, che oggi sono tutti nella top ten o almeno vicinissimi come l’australiano di Spagna.
La finale di domenica tra Medjedovic e Fils che ha visto la vittoria del serbo ci dice che anche loro si potranno aggiungere alla lista dei giocatori da seguire nei prossimi anni. E’ quindi un torneo che un ventenne, almeno per una volta, deve giocare – fa curriculum – anche se non riesce a vincerlo. Sono pochissimi i giocatori che in seguito sono usciti dai radar e questo è avvenuto per problemi fisici o per scelte personali.
Il torneo Next Gen è una competizione validissima in grado di dirci come si muoverà il tennis negli anni a venire ricordandoci ovviamente che non necessariamente tutti finiscono nella rete perché ci sono player che sviluppano le proprie capacità un po’ più tardi dei loro coetanei. Credo che sia un torneo che faccia bene alla visibilità del nostro sport perché è un’anticamera importante.
Poi il tennis vero si gioca in altri luoghi e tempi ma come prima vetrina il torneo Next Gen è di lusso.