Gli Usa dopo i meravigliosi anni ’90 che videro Sampras e Agassi dominare il tennis, anche se non in senso assoluto, e dopo l’avvento di Roddik che fu frenato soprattutto da Federer hanno effettuato una lunga attraversata nel deserto. Negli ultimi anni sembra che il vento ricominci in minima parte a girare dalla loro anche se non sono ancora competitivi ai massimi livelli.
La Federazione statunitense sta facendo molti sforzi per recuperare il tempo perduto e qualcosa s’incomincia a vedere. Gli americani del nord hanno la grande risorsa dei College ma anche una concorrenza spietata con gli altri sport, soprattutto di squadra, che spesso sottraggono ragazzi particolarmente dotati atleticamente.
Il tennis è una disciplina singola dove la strada per affermarsi è lunga e per niente sicura, si pensi anche agli infortuni, e sono comunque pochi quelli che riescono a farne una professione remunerativa. Lo sport di squadra da questo punto di vista offre più garanzie. Spesso i giovani tennisti hanno alle spalle almeno un componente della famiglia che ha praticato, non sempre a livelli alti, il tennis.
Incominciamo con qualche dato. Quattro player nei primi venti. Taylor Fritz (10) è quello posizionato meglio, seguono Tommy Paul (13), Frances Tiafoe (16) e Ben Shelton (17). Solo Ben, 21 anni appena compiuti, sembra in grado di far rivivere, almeno in parte, i grandi fasti del tennis a stelle e strisce. Per gli altri la questione è sicuramente più difficile perché mi sembra che siano dei giocatori che abbiano dei limiti abbastanza consolidati. Non credo che siano in grado di vincere Slam, ma di spingersi fino alle semifinali o ai quarti come hanno già fatto. I primissimi mi sembrano fuori dalla loro portata.
Diverso sicuramente è il discorso per Ben che con le sue traiettorie mancine ha già incominciato a far sognare i tifosi. Credo che non avrà grandi problemi ad arrivare nella top ten e ovviamente anche oltre, tuttavia è ancora presto per capire fino dove riuscirà a spingersi. Ha giocato il suo primo vero anno da professionista del Tour solo nel 2023, prima non era mai stato in Europa, ha l’esperienza dei college ma quest’anno ha pagato come è normale che sia l’esiguo numero di partite giocate nel tour maggiore.
I presupposti per fare una grande carriera ci sono, è un purosangue e si vede. Ha già fatto i quarti di finale all’Australian Open e la semifinale a New York ma durante la stagione ha subito un numero molto alto di sconfitte dimostrandosi discontinuo. Anche per lui ci vorranno le famose 100 – 150 partite di cui parlava Piatti per Sinner per diventare un giocatore continuo e brillante nei risultati.
Non devo certo dimenticare Sebastian Korda (24) figlio di Petr, giocatore dal grande talento e dal braccio fluido che quando è in forma fisica e in giornata è capace di dare fastidio a quasi tutti. Deve avere più istint Killer e spesso si ferma per problemi di salute. Deve ancora fare, soprattutto a livello di mentalità, il salto di qualità che gli possa permettere di salire nei piani alti del tennis mondiale. E’ seguito molto bene e se ci crederà veramente credo possa arrivare. Fino dove è comunque difficile dirlo. A livello Slam come miglior risultato ha i quarti di finale all’Australian Open 2023.
Intanto Jenson Brooksby che ha un best ranking di n°33 è fermo per problemi fisici e questioni legate al doping e Brandon Nakashima che aveva vinto il torneo Next Gen 2022 ha giocato un pessimo 2023 che lo ha fatto precipitare in classifica. Alex Michelsen ha giocato l’ultima edizione del torneo Next Gen ma, anche se è n°97 del ranking, è troppo presto per fare previsioni.
Questo è quindi un buon periodo per il tennis statunitense anche se è molto lontano dai successi di un tempo. Deve sperare in Shelton e Korda per il futuro ben sapendo che ci sono giovani ventenni o poco più che sono già delle stelle conclamate.