Il torneo del Queen’s, la cui prima edizione è stata giocata nel 1890, è sempre stato considerato uno dei più prestigiosi della stagione, l’unico appuntamento che preparava ai Championships, anche se non sempre era facile fare doppietta. Forse la più clamorosa fu quella del 1985 quando un diciassettenne di nome Boris Becker infilò, da quasi sconosciuto e senza essere testa di serie, gli appuntamenti in successione. Fu l’inizio di una nuova era tennistica.
Con la concorrenza del torneo di Halle, la cui prima edizione fu giocata nel 1993, il Queen’s negli ultimi anni ha perso alcuni nomi prestigiosi del panorama mondiale. Un esempio clamoroso è quello di quest’anno. La manifestazione che si gioca sull’erba dell’esclusivo circolo dove vinsero tra gli altri Tilden, Budge, Hoad, Laver, Connors, McEnroe, Lendl, Edberg e Sampras, giusto per citare alcuni tra i tennisti più prestigiosi, presenta quattro italiani tra le prime otto teste di serie.
Questo ci fa piacere anche perché i nostri player, a differenza dei campioni italiani degli anni ’70, sono ormai abituati a giocare su ogni superficie, ma vedere al Queen’s Berrettini (1), Sinner (3), Sonego (7), Fognini (8) sembra una stranezza che dovrebbe far pensare.
Il torneo di Halle presenta invece Medvedev, Tsitsipas, Zverev, Rublev, Federer come prime teste di serie. Il greco si è ritirato oggi per problemi familiari.
Anche la tradizione nel nostro sport è stata scavalcata dal money, dagli sponsor e dalla tecnologia. Io continuo a preferire il Queen’s che ricordo da ragazzino come un evento sacro quasi come Wimbledon.