Quarto successo del moscovita in un torneo di questa categoria. Vediamo se sarà capace di fare il bis questa settimana a Cincinnati dove vinse due anni fa.
Daniil Medvedev (1) battendo Reilly Opelka ha vinto il suo quarto titolo in un Masters 1000. Dopo la finale raggiunta due anni fa all’Open del Canada nella bella estate 2019 quando si mostrò ancora immaturo davanti a Nadal che gli lasciò tre soli game, il moscovita è cresciuto ancora e nel torneo s’è dimostrato, almeno sul cemento, come il successore al trono di Djokovic.
Nella finale contro il gigante statunitense, un avversario non previsto, il moscovita ha giocato bene, quanto bastava per vincere. Ha preparato alla perfezione il match. Ha saputo accelerare nei momenti decisivi, in quelli non ha mai sbagliato. Ha costretto Reilly ad allungare gli scambi e ha risposto quasi sempre limitando di molto il numero degli ace dell’avversario.
Neutralizzare al meglio l’arma con la quale il player nato nel Michigan costruisce le sue vittorie significa metterlo in una condizione difficile dal punto di vista psicologico. Lo statunitense la prima di servizio l’ha trovata troppo tardi e in modo discontinuo, quando ormai Daniil era già quasi in cima e il traguardo vicinissimo.
Non si pensi che Reilly si sia demoralizzato. Ha provato a tenere lo scambio da fondo con improvvise accelerazioni, ha giocato alcune belle palle corte, è sceso a rete, ha corso verso recuperi insperati.
La chiave del primo set si è avuta tra il quarto e il quinto gioco. Il moscovita ha dapprima riagguantato un game che sembrava perso, visto che si è trovato sotto 0-40, usando principalmente l’arma strategica del suo avversario e nel game successivo ha fatto break nell’unica occasione che Opelka gli ha offerto. Ha giocato un gran bel passante. E’ salito sul 4-2 e non si è fatto più riprendere.
Nel secondo set Opelka ha prodotto il massimo sforzo ma il suo avversario si è mostrato sempre sicuro quando la palla scottava. In vantaggio 4-2 Medvedev ha annullato una palla break e in quel momento di fatto è finito il match con il russo che ha giocato sicuro e non ha più rischiato nulla, mentre lo statunitense nei suoi servizi era costretto affannosamente a rincorrere. La vittoria di Medvedev è arrivata quando serviva Opelka.
Il percorso di Medvedev per arrivare in finale è stato abbastanza articolato. Dopo il bye al primo turno Daniil ha battuto Bublik in una partita nella quale era in svantaggio di un set prima dell’interruzione per pioggia che per lui si è rivelata provvidenziale.
Al rientro dopo circa un’ora il russo è sembrato più centrato. Giocava rapido, profondo e sicuro. Rimesso il match in parità per numero di set vinti, Bublik è sembrato uscire dalla partita soprattutto dal punto di vista mentale.
Nel terzo set il kazako pareva avesse fretta. Scendeva a rete appena ne aveva l’occasione. Negli scambi da fondo aveva quasi sempre ragione Daniil che è riuscito a chiudere al più presto un match che prima dell’interruzione l’aveva visto in difficoltà.
Negli ottavi il moscovita non ha avuto alcun problema a sconfiggere il qualificato australiano Duckworth che al secondo turno aveva battuto uno spento e per nulla centrato Sinner (16) proveniente dalla vittoria del torneo di Washington. Per Jannik è stata sicuramente una sconfitta inaspettata ma non possiamo non dargli le attenuanti del caso perché è apparso l’ombra di se stesso.
Nei quarti di finale Medvedev ha sconfitto, in quella che secondo me è stata la partita più interessante della settimana, Hurkacz (7). Dopo aver perso in modo netto il primo set col passare dei minuti Daniil è entrato nel match. Determinanti i due tie-break che il moscovita ha vinto portandosi in vantaggio fin dai primi punti.
Hurkacz ha quasi sempre comandato negli scambi da fondo e si è aperto il campo con ottime traiettorie, in particolare con il diritto dal centro, che hanno messo in seria difficoltà il moscovita che vive sulla Costa Azzurra. Ha vinto tuttavia il russo che si è mostrato più lucido nei momenti determinanti dei tie-break.
La semifinale contro Isner, che durante la settimana aveva sconfitto Fokina, Garin (13), Rublev (4) e Monfils (11), è stata una formalità. Daniil ha dominato fin dai primi scambi, sempre concentrato, mai disposto a lasciare un punto di troppo al vecchietto.
Dopo la decisione di Nadal di non partecipare a causa del protrarsi dei dolori al piede sinistro, nella parte bassa del tabellone il favorito d’obbligo è diventato Stefanos Tsitsipas (3) che proprio all’Open del Canada tre anni fa incominciò una carriera di vertice arrivando in finale dopo una serie di vittorie prodigiose.
Il greco dopo il bye al primo turno ha battuto Humbert prendendosi la rivincita della sconfitta abbastanza clamorosa subita alle Olimpiadi, agli ottavi Khachanov e nei quarti Ruud (6) che per essere competitivo sul cemento come sulla terra deve apportare alcune modifiche tecniche e soprattutto ha bisogno di giocare molti tornei su questo tipo di superficie.
Opelka, che grazie soprattutto al servizio trova in ogni partita un numero straordinario di punti, ha superato Kyrgios, Dimitrov (14), Harris al quale, in un match palpitante e chiuso con due tie-break, ha annullato un match point e nei quarti di finale Bautista Agut (10) che ha giocato una buona partita, ma purtroppo per lui con un numero più basso di vincenti. Nel tie-break del secondo set Roberto ha commesso troppi errori.
Il capolavoro della settimana lo statunitense del Michigan l’ha compiuto battendo in semifinale Tsitsipas in un match nel quale il greco dopo aver vinto il primo set in modo netto al tie-break sembrava prevalere. In una partita giocata punto su punto due errori di troppo del greco e un paio di ottime accelerazioni da fondo dello statunitense hanno rovesciato il pronostico di questa semifinale.
E’ scattato da un paio di giorni il torneo di Cincinnati che l’anno scorso si giocò nella bolla di New York. Vediamo se Medvedev sarà in grado di ripetersi. Il torneo gli evoca sicuramente ricordi felici. Lì vinse il suo primo Masters 1000. Trionfare di nuovo comunque non è mai semplice per nessuno, nemmeno per il russo che su queste superfici ha un tennis difficilissimo da battere.