Nel periodo post pandemia le carriere di Andrej Rublev e di Benoit Paire difficilmente potevano incontrarsi se non al primo turno di un torneo. Il francese ha sofferto la bolla e l’assenza di pubblico. Da qui la mancanza di motivazioni, la gioia di allenarsi, la voglia di scendere in campo.
Ha iniziato partite mai finite, ha litigato con i colleghi, con gli arbitri, con l’Atp e con la Federazione Francese. Ha perso con tutti o quasi ma è sembrato non importargli. Ha ammesso di giocare per il vile denaro, perché in qualche modo il tempo doveva pur passarlo. E’ andato così da un luogo all’altro, meglio se di mare. Al contrario di Kyrgios che ha deciso di giocare pochissimo, lui si è sempre presentato sul luogo del delitto: timbrava il biglietto, prendeva la paga e scappava via il più velocemente possibile.
Rublev ha utilizzato lo stesso tempo in modo opposto. Ha incominciato a vincere a ripetizione, anche se non si è ancora imposto nei tornei maggiori, e ha scalato la classifica. E’ entrato ampiamente in top ten dimostrando di essere competitivo su qualsiasi superficie e a qualunque latitudine.
In questo torneo improvvisamente il francese ha deciso di vendere cara la pelle, di lottare, di far vedere il suo talento che non è niente male. Ha sconfitto Kecmanovic, Shapovalov e Isner sempre in tre set, provando a capire se è ancora capace di sudare, se può ancora definirsi un giocatore di tennis.
Con Rublev è partito male. Ha sofferto il ritmo sincopato del moscovita, ha fatto difficoltà ad entrare in partita. Difficile giocare con un soldatino come Rublev per uno che ha quasi scioperato per diciotto mesi. Nel primo set è stato brekkato due volte, non è riuscito a trovare il ritmo ma neanche le variazioni.
Nel secondo set ha incominciato a ritrovare il suo caos organizzato che all’avversario non credo piaccia. Ha offerto palle tutte diverse, sempre difficili da controllare. Gran servizio, rovescio penetrante e palle a velocità ed effetto variabile sono bastate per mettere confusione al russo che si è trovato, suo malgrado, a rincorrere. Break al quarto game e Paire si è involato sul 4-1 e quindi sul 5-2 6-3.
Nel terzo set il game del 3-3 su servizio Paire è durato una decina di minuti, la bellezza di venti punti. Ha salvato quattro palle break. Cosa significa? Che gli è tornata la voglia di giocare, di lottare in campo, di soffrire.
Il set, a parte quel game, è scivolato via regolarmente fino all’ottavo gioco nel quale il moscovita, complice qualche errore di troppo del francese, ha messo la zampata vincente.
Ha vinto Rublev, ma forse abbiamo ritrovato un protagonista. Se ci promette di comportarsi bene siamo contenti.
Rublev-Paire 6-2 3-6 6-3