Djokovic vince il primo Slam di stagione battendo Thiem in una finale molto combattuta.
Ha vinto Djokovic come lo scorso anno, l’ottava volta all’Australian Open dal 2008. E’ ancora lui a partire in pool position, a dare le carte a questo primo tavolo di Slam.
Djokovic l’anno scorso lasciò a Nadal solo otto game, quest’anno con Dominic Thiem ha dovuto compiere quasi un’impresa. Quando il pubblico ha pensato che questa partita potesse essere quella della svolta – nessun giocatore nato negli anni ’90 ha ancora vinto un torneo Slam – Djokovic è stato bravo a riallacciare le trame del suo gioco compiendo una doppia accelerazione vincente: sotto 2-1 e con il giocatore austriaco in completa trance agonistica, ha brekkato sul 4-3 del quarto e ha di nuovo strappato il servizio all’inizio del quinto concedendo pochissimo a Dominic per rientrare.
Chi ha maggiormente deluso durante la prima settimana? Tra i primi otto del seeding sono usciti anzitempo solo Tsitsipas e Berrettini.
Berrettini, reduce da un periodo di inattività, si è fatto scappare contro Sandgren un match – sotto di due set – che aveva riacciuffato con caparbietà grazie ad alcuni momenti di gioco brillanti anche se sporadici. Nel quinto ha avuto tre opportunità per strappare il servizio allo statunitense che ha reagito bene nell’unico momento vero di difficoltà.
Al terzo turno per mano di Raonic è uscito Tsitsipas, protagonista atteso di questo primo Slam di stagione. Dov’erano l’esuberanza fisica e la voglia di combattere che ha mostrato nelle Finals di Londra?
Che il canadese sapesse giocare così bene, non solo ace ma anche gran belle volée e un gioco da fondo in pressione sia di diritto che di rovescio, lo avevamo dimenticato. I troppi infortuni, i tanti ritiri e le partite giocate senza l’opportunità di esprimersi al meglio lo avevano messo in un angolo remoto della nostra mente facendoci credere che avesse già intrapreso il viale del tramonto. Niente di più sbagliato!
Il greco ha deluso nel gioco e nell’atteggiamento. Non è la prima brutta figura che fa in uno Slam dove finora – escluso il match vinto con Federer proprio in Australia lo scorso anno – non ha ancora trovato la sua giusta dimensione, come la classifica di n°6 del mondo richiederebbe. La carriera è appena all’inizio, ma qualche domanda dovrebbe incominciare a porsela.
Durante la prima settimana Djokovic e Nadal hanno passeggiato, anche se il serbo ha lasciato al primo turno un set a Struff, avversario tra i più ostici per aprire le danze.
Millman per Federer si è dimostrato ancora una volta un avversario molto difficile. Roger fu battuto dall’aussie agli ottavi di Flushing Meadows di due anni fa, mentre al terzo turno di questo Slam ha dovuto far fronte alle sue immense capacità per non ritrovarsi fuori anzitempo anche questa volta. Nel quinto set si è trovato sotto di un break e nel super tie-break ha recuperato dal 4-8. Immensa la sua gioia condivisa con un pubblico incredulo che non l’abbandona mai, anche quando gioca in casa dell’avversario.
Tra le partite giocate negli ottavi – facili le vittorie di Djokovic, Federer, Raonic, Thiem e Sascha Zverev – tre incontri meritano almeno due note.
La sorpresa ha riguardato la vittoria di Wawrinka su Medvedev. Sotto 2-1 Stan ha dato il meglio di sé. Ha dominato, dopo un quarto set equilibrato, il tie-break e ha approfittato del buon momento per scappare subito in avanti nel quinto nel quale ha ribadito la superiorità con un secondo break.
Medvedev che molti davano per favorito già per il primo Slam del nuovo decennio, deve ancora metabolizzare la notorietà meritata la scorsa estate ma che gli è arrivata forse, troppo velocemente.
Dopo la compilazione del tabellone si era capito che l’ottavo di finale tra Nadal e Kyrgios sarebbe stato possibile e auspicabile. Lontani per caratteristiche tecniche ma anche per personalità, ogni loro incontro è un fuoco che si accende ben oltre il campo di gioco. Ha vinto Nadal in quattro set, con l’identico punteggio di Wimbledon.
Fognini ha perso, come gli era già successo lo scorso anno a Wimbledon, contro Sandgren in un match giocato quasi sempre sul filo dell’equilibrio ma che proprio per questo motivo doveva vincere. La maggiore esperienza e il talento avrebbero dovuto fare la differenza.
Rimane il rammarico per un quarto di finale Slam con Federer, match che finora Fabio non può ancora raccontare e che avrebbe dato, indipendentemente dal risultato, una luce ancora maggiore alla carriera del nostro miglior giocatore dai tempi di Adriano e Corrado.
Nelle sfide dei quarti appariva impossibile che Djokovic potesse avere contro Raonic anche un minimo problema: nei nove match precedenti il canadese aveva vinto solo due set. 6-4 6-3 7-6 per una sfida durata meno di tre ore e che ha lasciato la convinzione che quando deve fare sul serio, Nole è inattaccabile.
Quella tra Federer e Sandgren è stata una prima sfida le cui previsioni non lasciavano alcuna speranza allo statunitense. Nonostante Roger abbia giocato con dolori agli adduttori, le differenze tecniche erano troppe per pensare che si potesse trovare ad un passo dal cadere nel burrone. Il loro match ci insegna che il tennis è fatto di attimi fuggenti e quasi sempre a prenderli al volo è il campione.
Con la vittoria su Wawrinka, Sascha Zverev ha raggiunto la prima semifinale Slam abbattendo un muro difficile da superare prima ancora in se stesso che sul campo. A mio parere l’incontro l’ha fatto Wawrinka nel primo set quando tirava manate da fondo sia di diritto che di rovescio con l’avversario che indietreggiava, ma anche in quelli successivi quando Sascha ha incominciato a sbagliare molto meno e la fitta rete di scambi, sempre con i piedi molto lontani dalla linea di fondo, iniziava a dare i suoi frutti.
Tra Nadal e Thiem non è stata solo una battaglia tra chi tirava più forte. Si è visto spesso Rafa a rete, ma anche servizi vincenti, angoli stretti a chiudere, palle all’incrocio per sorprendere l’avversario. Era soprattutto lo spagnolo ad accorciare gli scambi perché lo scontro sul terreno preferito, andare ad oltranza, non dava il risultato sperato.
Nella semifinale tra Djokovic e Federer – 7-6 6-4 6-3 per il serbo – ci sono stati momenti di grande tennis, in particolare nel primo set quando Nole ha dovuto impegnarsi al massimo per recuperare dall’1-4 0-40 un parziale che sembrava compromesso. Una volta passato il pericolo il volto di Nole si è disteso e Roger ha intuito che non poteva essere la giornata giusta per battere un player in fiducia e che proprio in Australia si esprime sempre al massimo.
Perso il primo set, Roger ha capito che non sarebbero bastati i colori più cangianti della sua tavolozza per pennellare il terzo capolavoro. A differenza di Millman e Sandgren, Djokovic non glielo avrebbe permesso. Nole ha controllato l’incontro senza infierire.
La semifinale tra Thiem e Sascha Zverev ha visto la vittoria dell’austriaco che ha avuto più coraggio nei due tie-break che hanno deciso l’incontro. Nella loro prima semifinale Slam si sono visti troppi errori gratuiti, il coraggio da parte dell’austriaco di saper rischiare e una logica ancora conservativa di Zverev, in particolare quando deve rispondere.
Djokovic vorrebbe raggiungere Laver e Budge nell’impresa luminosa del tennis: il Grande Slam, il suo vero obiettivo di carriera.
L’anno scorso lo fermò Thiem in semifinale al Roland Garros in una partita rovinata dalla pioggia e dal vento.
Scommetto che quest’anno non lascerà nulla di intentato per entrare,ancor più di quanto ha fatto finora, nella grande storia del nostro sport ben sapendo che la concorrenza di Rafa e dei giovani a partire da Thiem e Medvedev sarà sempre più difficile da contrastare.
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