Per i tifosi olandesi di tennis non sono tornati i tempi di Tom Okker, uno dei migliori giocatori dei primi anni dell’era Open, o quelli di Richard Krajicek che nel 1996 vinse a Wimbledon – l’anno nel quale Sampras si distrasse – ma certamente il venticinquenne Botic van de Zandschulp è un player di talento. Se ne è accorto oggi pomeriggio Schwartzman che non credo si aspettasse di incontrare un cliente così ostico.
L’olandese a dispetto delle qualificazioni che ha dovuto disputare, della 117a posizione mondiale in classifica, dei tornei che ha giocato – quasi tutti Challenger – è veramente bravo. Ha un ottimo diritto con il quale sa costruire schemi vincenti, il servizio non gli manca di certo, si muove perfettamente sul campo sul quale non disdegna neanche recuperi di valore, sa chiudere a rete. Insomma è un player completo.
I primi due set volano via indolore per Botic. Arriva il break al primo e al nono gioco per il parziale di 6-3. Nel secondo il break giunge nel momento migliore, quando la palla break si confonde con il set point. Il 6-4 che si aggiunge al 6-3 significa per l’olandese acquisire sicurezza e tranquillità, giocare con il braccio sciolto e permettersi di cercare le soluzioni più difficili.
Nel tennis tuttavia bisogna sempre fare i conti con l’avversario che in questo caso è uno dei più temibili quando la battaglia si fa dura, la palla incomincia a pesare e i punti si fanno decisivi. Nel momento in cui sul 4-3 all’olandese bastano due game sul proprio servizio per chiudere il match, Botic si ricorda di essere vicino ad una vittoria storica mentre Diego a una brutta sconfitta e non ci sta. Il recupero è perentorio. Il 4-3 per l’olandese si trasforma nel 7-5 per l’argentino.
Il match continua.
L’olandese all’inizio del quarto set non cala dal punto di vista psicologico e reagisce. Torna la palla pesante, la volontà di comandare il gioco anche se rispetto ai primi due set il palleggio dell’argentino è più sostenuto, il ritmo più alto. Diego fa meno errori a differenza dell’olandese che sbaglia diversi diritti in lunghezza. El Peque fa il break al settimo game.
L’olandese controbrekka immediatamente e al decimo gioco ha due palle per chiudere la contesa. Forse gli trema il braccio e il match si riapre improvvisamente. All’undicesimo game l’argentino brekka. Lui non ha paura, il braccio è quello del giocatore delle tante battaglie. Riapre una partita persa. 7-5 Schwartzman.
Quando il tennista più forte recupera viene normale pensare che l’ultimo set sia per lui una formalità. Nel quinto invece Botic torna a giocare come nel primo, forse anche meglio. Il suo braccio è fluido, gli riesce tutto con facilità estrema. Strappa il servizio al secondo e al sesto gioco. il 6-1 finale è eloquente.
Nella storia del torneo solo due giocatori provenienti dalle qualificazioni, Escude e Muller, sono arrivati fino ai quarti. Botic è il terzo. Non importa che il suo cammino con molte probabilità finirà contro Medvedev. L’impresa non gliela toglie nessuno. Rimarrà tra i ricordi più belli di questa edizione.
Van de Zandschulp-Schwartzman 6-3 6-4 5-7 5-7 6-1