Nole Djokovic è a meno due dalla storia del nostro sport. Domani proverà a fermarlo Sascha Zverev che ieri ha battuto abbastanza facilmente il sudafricano Llyod Harris, tentando di replicare la vittoria che ha ottenuto alle Olimpiadi. Credo tuttavia che per lui sarà molto difficile. Dovrà giocare come gli riuscì a Tokyo nel secondo e in particolare nel terzo set ma l’avversario che si troverà di fronte avrà ben altre motivazioni.
Questa notte ci ha provato Matteo Berrettini. Non credo fossero molti a credere in una sua vittoria. Sicuramente le dichiarazioni abbastanza bellicose di Berrettini prima del match non erano solo parole di circostanza. Matteo insieme al suo team pensava veramente di potercela fare.
Le sconfitte subite ai quarti del Roland Garros e in finale a Wimbledon gli hanno insegnato molto. Le ha sicuramente analizzate, ha tentato di capire che cosa poteva aggiungere al suo gioco, come migliorare la prestazione, cosa poteva rendere la vita difficile a Nole.
C’è riuscito nel primo set vinto per 7-5. E’ stato lucido, intenso e coraggioso. Al sesto game Nole ha avuto due occasioni per strappare il servizio. Si è salvato con ottime battute. Nel game successivo è stato il serbo a rischiare. Lo hanno salvato un ace e uno splendido lungolinea. All’undicesimo game il player di Belgrado sul 30-40 è stato infilato da un preciso passante di diritto. Matteo ha chiuso alla quarta opportunità del dodicesimo game dopo oltre un’ora e 15 minuti di gioco.
Non basta prelevare alcuni grandi secchi d’acqua per prosciugare l’oceano. Non basta vincere un set con Nole per poter credere di essere vicino alla grande impresa. A Wimbledon il tie-break del primo set fu quasi dominato da Matteo ma in quelli successivi il livello di gioco del serbo si alzò in modo esponenziale. Lo stesso è successo ieri.
Alla prima pausa dell’azzurro, non pensavo che Matteo riuscisse a entrare nel match fin dai primi scambi, Nole gli ha preso il tempo, lo ha spostato con una palla abbastanza lavorata e ha incominciato a sfiancarlo. Il romano ha perso velocità, ha trovato con sempre maggiore difficoltà gli appoggi, ha perso campo e sono incominciati ad aumentare gli errori gratuiti.
Non ho mai avuto l’impressione che il divario fosse incolmabile, ma la partita è scivolata via così come sperava Nole, come il suo piano strategico aveva previsto. E’ bastato spingere meno con la prima, avere qualche flessione con il diritto e in modo quasi impercettibile Berrettini si è trovato il fiato di Nole sul collo.
Il break al quarto gioco nel secondo set gli ha piegato le gambe ma non le ha spezzate. Al sesto game ha salvato cinque palle break con coraggio e determinazione. Non era facile, con un set che stava scappando, recuperare tre palle break dallo 0-40 e poi altre due per sentirsi ancora dentro al set. In fondo sono questi gli aspetti che maggiormente stupiscono di Matteo: l’ostinazione, non arrendersi mai, far sentire la propria presenza anche quando lo scorrere dei punti e del gioco incomincia a essere negativo. Matteo è rimasto sul campo a combattere anche contro l’avversario più forte e quasi impossibile da battere. All’ottavo gioco Nole è stato chirurgico. Con un diritto in avanzamento e una risposta profonda ha riportato la bilancia in equilibrio.
Il terzo set è stato quello nel quale Matteo ha giocato peggio. Il break è arrivato subito. Nole ha incominciato a scambiare sempre più profondo. Le gambe del romano, non ancora in perfette condizioni di forma, si sono fatte più pesanti. Nole lo ha capito e come un vampiro ne ha approfittato immediatamente. Il suo pressing sul rovescio di Berrettini, che non riusciva più a spostarsi sul diritto come faceva all’inizio, si è fatto sentire. 2-0.
Dal 2-0 Nole è volato sul 5-2. Matteo ha provato a rimanere in scia. E’ stato bravo nel sesto gioco a vincere un game di 18 punti, salvando una palla break, e a ritrovarsene con una in quello successivo che avrebbe potuto rimetterlo in partita. L’ha giocata male con un rovescio in back che è finito in rete. A quel punto il forcing e le risposte del serbo sono diventate ancora più insistenti. Ha voluto chiudere il set velocemente. C’è riuscito strappando il servizio all’ottavo gioco.
Anche nel quarto set, come in un copione già visto, Djokovic ha brekkato immediatamente. Matteo non ha avuto più vere occasioni per rimettersi in partita, per continuare a sperare. I turni di servizio di Nole non hanno offerto più opportunità. Le luci dell’Arthur Ashe si sono spente.
Anche questa volta Djokovic si è dimostrato troppo forte nella mente, nel fisico e nel braccio. Matteo è uscito a testa altissima, ma purtroppo è uscito.
Djokovic-Berrettini 5-7 6-2 6-2 6-3