Dal 24 al 26 settembre si disputerà al TD Garden di Boston la quarta edizione della Laver Cup, competizione ufficialmente riconosciuta dall’Atp, che vede confrontarsi il Team Europa e il Team Word. La prima edizione fu giocata a Ginevra. Alla città svizzera si sono succedute Chicago e Praga. L’anno scorso non si giocò a causa della pandemia.
La competizione non distribuisce punti ma solo tanto denaro grazie al generoso intervento degli sponsor che fanno a gara per essere presenti a livello pubblicitario in una manifestazione che sta ottenendo una sempre maggiore attenzione mediatica.
Per l’Europa saranno presenti gli esordienti Medvedev, Rublev, Berrettini e Ruud, Zverev che non è mai mancato, Tsitsipas alla seconda partecipazione. Federer, promotore e sostenitore dell’evento, con suo grande dispiacere, non farà parte della squadra. Per il Gruppo Mondo ci saranno i due giganti statunitensi Opelka e Isner, i canadesi Shapovalov e Aliassime, l’argentino Schwartzman e l’australiano Kyrgios. I player di Greensboro e di Canberra sono presenti fin dalla prima edizione.
Che si tratti di una esibizione ce lo ricorda il modo di assegnare il punteggio. Un punto per le vittorie della prima giornata, due per quelle della seconda mentre di domenica ogni scambio scotta, ogni game assume un valore triplo, ogni successo può diventare un tesoretto di punti difficilmente scalabile.
Questo modo di assegnazione dei punti serve per tenere sempre vivo l’interesse fino alle partite di domenica dove il gap dell’ultima giornata si può sorprendentemente assottigliare nel giro di due volée mal riuscite o di un diritto incrociato fuori di un soffio. Nel 2019 il Team Europa, grazie a Federer e Zverev che vinsero i due ultimi singolari, riuscì a rimontare uno svantaggio che li vedeva perdenti per 11 punti a 7.
E’ perfettamente inutile che dica che l’Europa è nettamente favorita. I giocatori del Vecchio Continente sono tutti nella top ten mentre la formazione del Resto del Mondo, molto più eterogenea, è sicuramente di almeno una spanna inferiore.
E’ comunque una competizione in grado di sparigliare le carte in gioco perché la componente emotiva, il tifo dei compagni, il sentirsi per qualche giorno uniti, possono portare a risultati anche non previsti come è già successo alcune volte in match giocati negli anni scorsi o in mitiche partite di Coppa Davis dove qualche volta un carneade riusciva, trascinato anche dal tifo del pubblico, a battere un campione.
I capelli bianchi dei coach Borg e McEnroe mettono nostalgia ma sono la ciliegina sulla torta di un gruppo di giocatori in grado di offrire uno spettacolo di prima grandezza dal punto di vista tecnico.