Il match tra Gael Monfils e Gianluca Mager dimostra come anche nel tennis non s’inventa nulla. Non si cancellano in un pomeriggio centinaia di tornei giocati ad ogni latitudine così come non basta essere in forma, sentire la palla, essere in fiducia.
I più bravi hanno la capacità di ottenere il meglio da se stessi anche se non sono nel periodo migliore della loro carriera, sanno come indirizzare tatticamente la partita, sono capaci di sfruttare qualsiasi debolezza dell’avversario.
Al giocatore meno quotato sembra di giocare quasi alla pari, non gli mancano i vincenti e gli scambi con conclusioni pregevoli ma quando si voltano si accorgono che la partita sta sfilando via, che la distanza è incolmabile. Rimane la sensazione di aver giocato bene, di aver dato il massimo, di aver cercato di vincere.
E’ stato un attimo e il match è fuggito. Una giornata a prepararlo, un’ora a giocarlo. Bisogna voltare pagina perché questo tipo di sconfitta non fa male. Rimane la soddisfazione di averci provato e di aver sfogliato una pagina importante. Bisognerà saperla rileggere con il tempo, capirne il significato, ma non oggi. Adesso è troppo presto. Ora serve solo una doccia calda e un massaggio.
Se a qualcuno interessa sapere l’andamento del match – è così importante? – ricordo che nel primo set, dopo che Mager era riuscito a ricucire un primo tentativo di strappo, i break determinanti sono arrivati al sesto e all’ottavo gioco. Nel secondo dopo che Gianluca ha provato l’ebrezza di una palla break contro Gael sono arrivati quasi in fotocopia i break al quarto e all’ottavo game del francese.
La prossima settimana si ritorna in campo per una nuova partita sicuro che la ferita presto si rimarginerà. Quella di oggi è stata per Mager solo una tappa di montagna lungo un percorso difficile ma che è solo agli inizi.
Monfils-Mager 6-2 6-2