Qualcuno l’aveva sussurrato, pochi l’avevano detto, ma nel segreto del nostro cuore tutti speravamo che l’Italia battesse la Croazia. Volevamo volare a Madrid, invece ci fermiamo a Torino. Inutile nascondere che credevamo di vincere.
Fondamentali, si sapeva, erano i due singolari. Con questa nuova formula ristretta che non premia le squadre che hanno un’ampia possibilità di scelta, era determinante vincere i due singolari come era successo prima con gli Stati Uniti e poi con la Colombia. Speravamo di ripeterci, così non è stato.
Sapevamo che arrivare al doppio con il punteggio di parità ci avrebbe condannato. La coppia croata si è formata negli anni. Noi avremmo dovuto arrangiarci con quello che avevamo. Bolelli non era disponibile, Sinner era stanco dopo la maratona contro Cilic, Fognini è esperto ma negli ultimi due anni è discontinuo e ha perso parte della carica agonistica che lo caratterizzava.
Quindi bisognava vincere i due singolari. Sulla carta eravamo favoriti in entrambi, ma poi bisogna giocare e quando si entra in campo si può attingere solo da se stessi e non sempre il pozzo è pieno d’acqua. Quello di Sonego ieri era quasi vuoto: poche energie psicofisiche, la responsabilità che attanaglia e toglie il fiato davanti al proprio pubblico, la consapevolezza di essere determinante.
Allora succede che le gambe diventano molli, il braccio non mulina come al solito, i colpi non partono dalla racchetta come si vorrebbe. Quello che in allenamento riusciva alla perfezione improvvisamente diventa difficile. Non se ne capisce il motivo e non bastano i suggerimenti dalla panchina, gli incitamenti del pubblico. Il match vola via senza riuscire a capirne il vero motivo.
Se Sonego non è stato all’altezza – perché di questo si tratta – Sinner ha ulteriormente dimostrato di essere un Campione. Non conta che ha solo 20 anni e tre mesi, che era alla sua prima esperienza di questo tipo, che il suo avversario ha vinto Flushing Meadows e ha fatto finale sia a Wimbledon che in Australia.
Jannik si è trovato ad un passo dal baratro perché Cilic nel secondo set è andato a servire per il match, ma ha saputo reagire in modo netto, perentorio. Ha controbrekkato a 0, ha vinto abbastanza nettamente il tie-break e ha controllato la terza frazione. Il player dall’esperienza più che decennale ha tremato, mentre il ragazzino ha saputo trovare le energie psicofisiche che lo hanno condotto alla vittoria dimostrando carattere e forza mentale fuori dal comune.
Al doppio non potevamo chiedere di più. Sull’1-1 era difficile fare l’impresa, si sarebbe trattato di un miracolo laico perché Jannik aveva esaurito molte risorse nervose nella rincorsa, mentre Fabio non riusciva a incidere come il suo indubbio talento avrebbe richiesto. Non si pensi tuttavia che siano entrati in campo come vittime sacrificali. Hanno provato fino all’ultimo, ma i croati si sono dimostrati più freschi e forti, più coppia.
Dispiace, ma non è il tempo di abbatterci. La bellissima casa è in costruzione e ci sarà modo di arredarla ancora meglio e renderla più confortevole. Uno degli inquilini era fuori, gli altri cresceranno, forse qualcuno si aggiungerà. La porta è sempre aperta, non serve nemmeno bussare.
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