In un momento difficile come questo non sappiamo ancora quanto la stagione potrà svolgersi regolarmente.
Le società mondiali stanno vivendo un periodo che definire difficile è molto limitativo rispetto ai problemi che incontriamo nel quotidiano. Il tennis nel suo piccolissimo segue l’onda di questo periodo maledetto. La voglia di giocarlo, quando è possibile, è pochissima, quella di seguirlo segue a ruota. Non ci può essere incontro spettacolare senza una cornice di pubblico adeguata, non ci possono essere giocatori motivati e in forma senza una buona preparazione fisica e mentale. E’ questo il tempo che mancano entrambi.
Speravamo di tornare a vedere e a giocare il tennis come meglio avremmo voluto in tempi brevi, soprattutto da quando gli scienziati dallo scorso autunno ci avevano detto che i vaccini erano efficaci. Non avevamo fatto i conti con le varianti, con il Paese diviso a strisce colorate che possono cambiare nel giro di un valzer, con la produzione limitata, con la distribuzione a rilento dei farmaci. Ora sappiamo che il tempo che ci aspetta sarà un periodo lungo e difficile, soprattutto incerto.
I tornei di tennis si stanno svolgendo ma divertono poco. I giocatori sono fuori forma, disorientati e persino ingiustamente arrabbiati, oserei dire quasi depressi. A Rotterdam mancheranno Djokovic perché deve riprendersi dai problemi muscolari, Nadal che in Australia ha giocato con infiltrazioni, e Federer il cui preparatore atletico ha garantito che tornerà ma con tempi più lunghi del previsto.
Guardando a casa nostra Berrettini entra ed esce, Sonego illude e disillude nel giro di 48 ore, Sinner è una stella ma dobbiamo avere pazienza, Fognini credo che aspetterà la sua terra per giocare le carte vincenti.
I giovani li aspettiamo da anni ma oramai non sono più next-gen. Invecchiano senza lasciare ancora il segno. Appena la battaglia si fa dura si sciolgono come neve al sole. Penso ad esempio a Sascha Zverev. Vinse al Foro Italico nel 2017 contro Nole e oggi è ancora lì che non sa se è meglio stare un passo indietro o essere più aggressivo. I suoi allenatori intanto scappano. Shapovalov si perde e si ritrova all’interno dello stesso game, poco se ambisce a Wimbledon. Aliassime quando arriva in finale dimentica come si gioca.
Intanto noi aspettiamo il prossimo tabellone, i prossimi ace e diritti vincenti. Non ci rimane altro da fare, sperando di risvegliarci tutti con la telefonata del medico che ci dà l’appuntamento per l’iniezione vaccinale.
Già inserito il 27 febbraio 2021 su Facebook