Oggi si sono conclusi i sedicesimi di finale. Da domani partono gli ottavi con gli incontri della parte alta del tabellone. Soffermiamoci sui risultati della giornata, alcuni previsti, altri meno.
La sorpresa importante, quella vera, che è anche la prima di questa edizione dell’Australian Open, è stata la sconfitta di Andrej Rublev o se volete la vittoria di Marin Cilic le cui quotazioni sono in fase calante da circa tre anni. Qualche sussulto di bel tennis l’aveva fatto vedere anche nell’ultima stagione, ma si trattava soprattutto di sporadici momenti, di lampi che presto si spegnevano.
Contro Rublev abbiamo rivisto il tennis aggressivo che Marin propose quando vinse a Flushing Meadows nel 2014 con palle giocate agli incroci delle righe. E’ quello che è successo anche oggi con il moscovita costretto a rincorrere. Andrej quando viene preso alla gola non ha i mezzi per difendersi: arretra, perde centimetri di campo, non conosce variazioni di strategia.
Chi va invece veloce come un direttissimo è Daniil Medvedev che contro l’olandese Botic van de Zandschulp non si è addormentato come successe nel terzo set dei quarti di finale di Flushing Meadows 2021. L’olandese colpisce bene e appena può chiude a rete, gioca palle corte e addirittura fa il serve & volley.
Non basta tuttavia quando di fronte c’è un player solido che alza l’asticella appena sente che ce ne sia la necessità. Accumula punti con un tennis che è solo suo e quando l’avversario ne prende atto è quasi sempre troppo tardi.
Non mi aspettavo che Daniel Evans raccogliesse solo sei game con Felix Auger-Aliassime. Lo scorso anno proprio a Melbourne, in uno dei tornei di preparazione all’Australian Open, i due si affrontarono all’ultimo atto e il canadese dimostrò per la settima volta che quando gioca una finale il suo tennis perde incisività e il suo carattere mordente.
Nei due turni precedenti di questo torneo Felix aveva dovuto faticare, mentre il britannico aveva giocato solo un match facile facile. Pensavo che lo slice di rovescio, il gioco a rete e le continue variazioni di Daniel potessero mettere in difficoltà il canadese. Dopo avergli preso le misure nel primo set Auger ha intensificato la frequenza dei suoi colpi e ha incominciato ad aprirsi gli angoli. Per Evans il match è diventato un piano inclinato.
Sono ormai molti anni che i tifosi australiani, da sempre abituati molto bene, non hanno più campioni importanti a cui tenere. Avevano sperato tanto in Alex De Minaur, The Demond, nato a Sydney da padre uruguagio e madre spagnola e che oggi vive ad Alicante. Lo supervisiona Hewitt, a cui assomiglia per tipo di gioco, l’ultimo australiano capace di vincere a Wimbledon.
L’ex next-gen che fu surclassato nella finale di Milano del 2019 da Sinner non ha fatto i progressi che molti si aspettavano. Nell’ultimo anno ha fatto come il gambero perché ha perso posti nella classifica mondiale. Contro il terraiolo doc Pablo Andujar, che compie 36 primavere domani, ha abbastanza facilmente imposto il suo ritmo e buone costruzioni che risentono comunque di un gioco leggero.
Il convalescente Stefanos Tsitsipas ha trovato poca opposizione da parte di Benoit Paire come capita ormai da due anni a quasi tutti i suoi avversari. Tsitsipas contro il giocatore di Avignone, discontinuo, falloso e certe volte indisponente, non ha dovuto giocare – in questo momento forse non sarebbe in grado – il suo miglior tennis.
Gli è bastato tenere sotto controllo il match anche se si è fatto scappare via il terzo set al tie-break e nel quarto al decimo gioco un fallosissimo Paire gli ha offerto su un piatto d’argento il successo. Se Stefanos vuole andare almeno fino alla semifinale deve alzare molto il suo livello di gioco. Quello mostrato finora non credo che basterà.
L’unico match di oggi che è finito al quinto set è stato quello che ha visto opposti Roberto Bautista Agut a Taylor Fritz in una vera battaglia da fondo con il californiano che provava a sfondare e con il valenciano che rimetteva tutto in campo fino a quando al quinto set le risorse psicofisiche di Roberto non hanno ceduto.
Ha vinto così il più giovane ma lo spagnolo ha venduto carissimo la pelle, come d’abitudine anche se ha chiuso con un doppio fallo che non meritava visto l’impegno che ha messo nel match. Dopo un primo set non giocato Bautista ha reagito nei due successivi, ma Taylor ha ripreso a giocare potente e sicuro con un buon timing sulla palla.
Lo statunitense dopo un inizio baby prodigioso sembrava aver fermato la sua corsa. Nell’ultimo anno l’ha ripresa e ha aggiunto la cattiveria tennistica necessaria per fare un salto definitivo che lo potrebbe portare non lontano dai primi dieci.
Il sedicesimo che pochi si aspettavano è stato quello giocato tra Maxime Cressy, francese naturalizzato statunitense, e la wild card australiana Christopher O’Connell. Per spingersi fino al terzo turno l’aussie aveva battuto Schwartzman (13) e Cressy Isner (22).
Ha vinto il giocatore più in forma e più forte, vale a dire Cressy che non perde mai occasione di scendere a rete soprattutto quando serve come facevano i giocatori di un tempo. Il suo gioco si adatta perfettamente al cemento.
Non posso chiudere non ricordando la vittoria di Jannik Sinner su Taro Daniel, un po’ più ostica di quella che molti pensavano. L’ho raccontata nel pezzo precedente.
De Minaur-Andujar 6-4 6-4 6-2
Sinner-Daniel 6-4 1-6 6-3 6-1
Fritz-Bautista Agut 6-0 3-6 3-6 6-4 6-3
Tsitsipas-Paire 6-3 7-5 62-7 6-4
Cilic-Rublev 7-5 7-63 3-6 6-3
Auger Aliassime-Evans 6-4 6-1 6-1
Cressy-O’Connell 6-2 66-7 6-3 6-2
Medvedev-van de Zandschulp 6-4 6-4 6-2