Si sono giocati i sedicesimi di finale della parte alta del tabellone. Avevamo già scritto che sarebbe stata una grande serata-nottata di tennis. Non sono mancate le sorprese, alcune clamorose, in partite che potevano valere anche i quarti di finale.
I match hanno dimostrato che il tennis è uno sport vivo, che nuovi protagonisti si stanno affermando e che altri potrebbero dire la loro in modo importante se solo lo volessero.
Parto dal nome nuovo per eccellenza, il diciottenne Alcaraz (19) di Murcia che sembra correre più veloce del vento. Ieri non ha esitato, ha avuto poco rispetto per l’avversario, il suo amico e compagno di squadra Bautista Agut (15) che ricorderà a lungo il loro primo incontro.
Troppo reattivo, troppo potente, troppo giovane … troppo tutto per Bautista che è apparso incapace di reagire, di giocare una partita alla pari. I numeri spesso devono essere interpretati ma in questo caso non ci vuole uno statistico. In un match di 65 minuti, Carlos ha messo a segno 29 vincenti contro 1 e ha vinto 57 punti sugli 87 giocati.
Alcaraz incontrerà Monfils (26) che ha tirato fuori dal mazzo il jolly quando la partita poteva sembrare archiviata. Perso il primo set ha ricominciato come un bravo maratoneta che dopo un calo iniziale riprende la corsa con tanta voglia e qualche allungo che hanno finito per fiaccare le gambe un po’ molli del n°1.
Medvedev (1) ha perso la posizione di number one appena conquistata che forse tornerà sua dopo Miami. Daniil è sicuramente forte, ma non convince ancora del tutto. Non è la prima volta che si scioglie come neve al sole dopo la prima difficoltà. Il terzo set non l’ha quasi giocato.
Norrie (12)–Basilashvili (18) era la rivincita della finale della scorsa edizione giocata ad ottobre. Come allora il georgiano ha iniziato meglio ma è calato alla distanza, anche se il secondo set è stato ben giocato, fino a perdersi completamente nel terzo. Ancora come allora Norrie alla forza ha contrapposto l’intelligenza tattica e la regolarità che hanno pagato a fine corsa come moneta sonante.
Era tanta l’attesa per vedere la prima tra il giovane emergente di Sacramento Brooksby e Tsitsipas (5), che sembra quasi uno scontro generazionale anche se tra i due ci sono solo due anni. La verità è che Jenson è arrivato alla ribalta da pochi mesi mentre il talento di Stefanos lo abbiamo scoperto diversi anni fa.
Talento che ieri non è bastato. Dopo la prima frazione il gioco molto particolare e ancora un po’ grezzo dello statunitense è cresciuto. Tsitsipas non ha gradito, non si è proprio divertito a vedere tornare indietro la palla in anticipo e con violenza come se giocasse contro un muro inscalfibile. Dobbiamo comunque dargli ancora tempo, il recupero dalla operazione che riguarda il gomito non è mai rapida.
C’era interesse per vedere la seconda prestazione di Nadal (4) dopo la grande paura di sabato contro Kordino anche se quasi nessun savio di mente poteva pensare che sarebbe potuto bastare lo slice e il gioco a rete un po’ leggero di Evans (27) per battere Rafa. Il maiorchino ha lasciato fare per quasi tutto il primo set. Nel secondo i suoi diritti penetravano nella carne viva dell’inglese di Birmingham al quale non è restato che inchinarsi.
Credo che Shapovalov (13) avesse buone sensazioni alla fine del primo set dopo aver vinto il tie-break che contro Opelka (17) è spesso un’impresa. Non sapeva che la buriana doveva ancora arrivare. Il gioco dello statunitense è migliorato molto e al servizio si sono aggiunti gli altri fondamentali tirati ad una potenza devastante.
Reilly ha imparato a rispondere e quindi anche a brekkare. Nel terzo set ad esempio lo ha fatto alla prima occasione e da quel momento per Denis la corsa si è fatta rincorsa a perdifiato mentre il gigante statunitense diventava irraggiungibile.
Sinner (10) ha battuto Bonzi in una giornata no. Ha giocato soffrendo in silenzio, ha lottato anche quando il primo set sembrava perso. Ha salvato due set point che poi sono diventati il bottino decisivo che gli hanno fatto vincere la partita. Si è dimostrato un tattico intelligente e sapiente. Le poche energie a disposizione le ha spese quando era necessario. Un vero campione.
Quando un top ten perde da un player che non è nei primi cento si deve necessariamente parlare di sorpresa. Tuttavia non in questo caso. Kyrgios conto Ruud (8) ha fatto valere la sua esperienza, la migliore adattabilità ai campi in cemento, la voglia di mostrare che a tennis sa giocare ancora molto bene. Il suo talento, per buona parte sprecato, è uno dei migliori tra i giocatori nati negli anni’90.
Non credo che per lui ci saranno spazi per una seconda carriera, ma solo momenti nei quali tutto apparirà scorrere per il meglio. Con il norvegese, con il quale non corre buon sangue, c’è stato. Non basta per farci dire che Nick è tornato per rimanere. I break per Kyrgios sono arrivati nei primi game dei set e Ruud non ha mai avuto la forza per ribaltare un destino che sembrava scritto.