Non voglio certo dire che nei tornei maschili incominciano a saltare le gerarchie come in quelli femminili ma è certo che anche per i signori fare una previsione a bocce ferme, quando il tabellone viene sorteggiato, diventa sempre più difficile.
Dopo la clamorosa vittoria in finale di Nadal su Medvedev all’Australian Open questo era il primo torneo che ci doveva dare indicazioni importanti che non sono mai, ormai l’abbiamo capito, dei verdetti definitivi.
La semifinale della parte alta ci dà tante informazioni. La prima, la più sicura, che non credo verrà smentita per almeno qualche anno, è che la Spagna tennistica può dormire sonni tranquilli.
Hanno trovato l’erede di Nadal che non significa che Alcaraz abbia le stesse caratteristiche tecniche del giocatore di Manacor o che ripeterà lo stesso numero di successi di Rafa. Non lo sappiamo, personalmente penso che sia quasi impossibile.
Il ragazzo di Murcia, come Nadal nel 2005, ha una maturità agonistica e mentale unica. In un anno ha bruciato le tappe ed è perfettamente inutile che mi metta a scrivere i record che ha raggiunto e quelli che saranno suoi nei prossimi tempi perché già tutte le testate si sono affrettate a elencarle.
Mi preme sottolineare invece che non ha veri punti deboli e gioca a rete molto meglio di come Rafa faceva alla sua età. Sono giocatori diversi, anche perché il tennis dai primi anni 2000 è cambiato, ma entrambi unici.
Dire che Rafa è il favorito, quest’anno non ha ancora perso un incontro, è scontato, ma è ovvio che non si ripeterà la partita di Madrid dello scorso 5 maggio vinta dal maiorchino in due set facili facili. Carlos nel frattempo è cresciuto fisicamente e tecnicamente anche se non è da escludere che possa sentire l’emozione e la pressione psicologica di giocare con il suo idolo.
Negli ultimi mesi ha mostrato in alcuni match delle incertezze a livello mentale, ma ha dichiarato che sta lavorando anche su queste e vista la serietà con la quale prende il tennis c’è sicuramente da credergli.
Rafa è arrivato in semifinale ma non ha convinto del tutto. Ha rischiato moltissimo nel primo match contro Korda al quale è venuto il braccino nel momento di chiudere sperperando il vantaggio di due break che aveva accumulato nel terzo set.
Nadal ha giocato un buon match contro Opelka, avversario in crescita e sempre più difficile da incontrare sul cemento americano, e ha sconfitto Kyrgios che nel finale ha patito la disabitudine a partite difficili, quelle dove un paio di punti possono fare la differenza, visto che dal 2020 ha giocato poco.
Se la presenza di Alcaraz, da alcuni augurata, non era prevista perché pochi si aspettavano la sconfitta anzitempo di Medvedev contro Monfils – il n°1 del mondo gioca ancora pezzi di partita in maniera sconcertante – nella parte bassa del main draw dopo l’autoeliminazione di Djokovic a tabellone compilato, sono saltati gli equilibri ed era abbastanza difficile dire chi fossero i veri favoriti per arrivare in semifinale.
Fritz–Rublev è sicuramente una partita che premia giocatori meritevoli. Andrej viene da due tornei vinti consecutivamente – Marsiglia e Dubai – e da un lungo filotto di successi che lo confermano come uno dei giocatori più in fiducia.
Dovrebbe essere considerato il favorito ma Taylor riesce a dare sempre il meglio nel torneo di casa. L’anno scorso sconfisse con incedere sicuro Berrettini, Sinner e Zverev prima di scivolare in semifinale sulla buccia di banana messa sul terreno da Basilashvili, mentre quest’anno è parso più fragile e incerto. Le vittorie contro Munar, De Minaur e Kecmanovic al terzo set, le prime due al tie-break, sembrano confermarlo.
Il suo tennis nell’ultimo anno è comunque migliorato. I due, che hanno la stessa età, si conoscono da quando erano ragazzini e i precedenti ci indicano un match che dovrebbe essere abbastanza equilibrato anche se non si può non tenere conto che Andrej sta vivendo uno dei migliori periodi in carriera.
Tutto è pronto per una lunga serata di tennis. Lo spettacolo, in particolare nel derby spagnolo, non potrà mancare.