Quarti di finale con gli esiti che ci aspettavamo. Hanno vinto i favoriti, ma ogni partita ha avuta una storia a sé. La qualità del gioco non è stata straordinaria se si escludono alcuni momenti nei quali il livello è salito e si sono visti scambi eccelsi.
C’era un match che quasi tutti davano per scontato e così è stato. L’incontro tra l’erbivoro Kyrgios che ha l’ambizione di vincere Wimbledon e il terraiolo Garin che qualche mese fa stava per decidere addirittura di lasciare il tour perché non più motivato e stanco di fare la vita del tennista. Non poteva che finire con una agevole vittoria dell’australiano che arriva per la prima volta in semifinale di uno Slam.
La palla di Nick filava troppo veloce sul manto erboso perché il cileno, sarebbe stato il primo della storia della sua Nazione ad arrivare in semifinale, potesse contenerla. La partita nel bene, al servizio e con splendidi drive, e nel male, errori evitabili e figli della sua peggiore versione, l’ha fatta il giocatore di Canberra che comunque non ha rischiato mai di complicarsi il match in modo emblematico.
Garin ha avuto il merito di giocare come sa, di cambiare qualcosa nelle strategie del terzo set, di procurarsi alcune palle break e di trovarsi in vantaggio nel tie-break ma non è bastato. Ieri è stato il pomeriggio di Nick che si è infilato per la prima volta nelle pieghe del tabellone di Wimbledon fino alle semifinali dove incontrerà Nadal con il quale i rapporti non sono straordinari per stili di vita e mentalità incompatibili.
La partita di Nadal si è avvicinata più a uno psicodramma che a un match epico anche se rimane qualcosa di fantastico nel suo voler rimane in campo contro il dolore e la volontà del padre che a più riprese gli ha chiesto di non continuare. Ma Rafa si è fatto placare il dolore dagli analgesici e antinfiammatori ed è tornato in campo per proseguire la battaglia. Ha usato la strategia più della forza, l’arguzia più della spavalderia. Ha limitato al massimo le sue azioni, in particolare al servizio, e giocato soprattutto i punti che contavano, quelli che potevano fare la differenza. Lo faceva con la solita dovizia di chi sa soffrire, anche se nella seconda parte del match i lineamenti del viso si erano distesi, l’animo tranquillizzato e il padre dalla tribuna sembrava più rilassato.
Il vero capolavoro Rafa lo ha compiuto nel tie-break, nel quale ha fatto valere l’esperienza e la sapienza tennistica prendendosi un vantaggio non più recuperabile contro Fritz che si è dimostrato un player che nel 2022 è migliorato molto tecnicamente e in convinzione ma che deve fare ancora almeno un passo avanti per provare a vincere i titoli Slam.
Nessuno si aspettava il match che Sinner ha saputo giocare contro Djokovic che alla fine del secondo set è dovuto andare in bagno per parlare con lo specchio, quindi con sé stesso prima che la partita diventasse un rebus non più risolvibile.
E’ riapparso rinfrancato e ha cambiato marcia ma l’altoatesino ha continuato a lottare anche se le sue energie sono andate, con il passare dei giochi, diminuendo. Le risposte sono diventate meno penetranti e alcuni errori di troppo dettati anche dalla pochissima esperienza su questo tipo di superficie hanno orientato il match verso il serbo che ha capito che l’avversario è quasi pronto a superarlo fin dalle prossime battaglie.
Il risultato di Sinner non può che rallegrare e convincerci che la strada che sta percorrendo è quella giusta. La meta che si è posto non è poi così lontana.
Credo che Novak la vera semifinale l’abbia già giocata. Non penso che Norrie, quarto tennista di Sua Maestà arrivato fino alle semifinali dopo Taylor, Henman e Murray – l’unico a vincere dai tempi di Perry – sia in grado, anche se avrà tutto il tifo a favore, di dargli vera battaglia.
Il player nato in Sud Africa ma vissuto da ragazzo in Nuova Zelanda e laureato negli States in sociologia non credo sia in grado di competere alla pari con Nole. Troppa la differenza in termini tecnici e di personalità anche se la tempra del lottatore non gli manca. Si è vista anche con Goffin con il quale ha saputo recuperare una partita che il belga, con più sapienza avrebbe potuto vincere.
E’ stato un match lungo ma non bellissimo, troppe le fasi nelle quali, forse anche per l’importanza dell’incontro, gli errori hanno superato i punti capaci di strappare applausi veramente convinti. Il pathos è stato comunque tanto e l’emozione si viveva in modo palpabile.
Se la finale sarà tra Djokovic e Nadal in questo momento è difficile dirlo anche se forse è l’ultimo atto più probabile. Non credo che Novak debba avere, come ho già detto, importanti problemi mentre l’altra semifinale sarà condizionata da diverse variabili, in primis lo stato di forma del maiorchino e la capacità nervosa dell’australiano della quale nemmeno lui si capacita completamente.
Semifinali:
Djokovic-Norrie
Kyrgios-Nadal