Novak Djokovic per uno strano scherzo del destino era il n°7 nella entry list delle Atp Finals di Torino ma sapevamo che in fondo era il tennista da battere, il grande favorito della vigilia.
Nole ce lo ha confermato set dopo set, partita dopo partita. Ha sofferto, si è innervosito, in certi momenti sembrava non stesse bene ma non ha mai ceduto anche quando era già qualificato. Forse, per paradosso, è stata proprio la partita contro Medvedev che contava solo per i punti Atp e soprattutto per il montepremi, che Nole ci ha dimostrato tutta la sua forza mentale, la capacità di resilienza e la volontà di vincere. Ha resistito alla controffensiva dell’avversario che lo aveva superato sul finale reagendo quando era ad un passo dalla sconfitta.
In quel momento abbiamo capito che sarebbe tornato a vincere il Masters – non gli riusciva dal 2015 – e che avrebbe eguagliato, con sei successi, le vittorie di Federer che ormai sono un po’ datate. L’ultima risale a undici anni fa. Nel 2012 iniziò l’era Djokovic che vinse consecutivamente quattro volte dopo il primo successo nel 2008.
Ha dimostrato non solo di essersi meritato la qualificazione nonostante i pochi tornei che ha disputato ma che è ancora il giocatore più completo anche se ha vinto su una superficie molto veloce che non si addice perfettamente alle sue caratteristiche tecniche.
In finale contro Ruud, dopo un approccio tenero, è sembrato volare giocando secondo un piano ben preciso studiato a tavolino e poi messo perfettamente in pratica sul campo. L’avversario dopo un inizio abbastanza promettente si è sciolto come neve al sole incapace di trovare controffensive tattiche in grado di contrastarlo.
Per il serbo la nuova stagione ricomincerà con l’Australian Open, il torneo che forse ama maggiormente, sua terra di conquista visto che l’ha vinto nove volte. Partirà ancora da favorito, tutti dovranno fare i conti con lui anche se non è più il numero 1 del mondo.
Tutti, i next-gen, gli ex next gen e i più attempati sono avvisati. Nole è tornato con piani tennistici bellicosi e penso che voglia riprendersi il trono di n°1, dal quale crede di essere stato usurpato. Non è tuttavia così perché le direttive ufficiali vanno seguite da tutti e per lui non si potevano fare eccezioni.
Ora che è libero da vincoli, visto che gli ultimi sembrano caduti, potrà tornare sul gradino più alto anche se gli avversari sempre più agguerriti – al Masters di Torino hanno tuttavia deluso – daranno battaglia perché ciò non avvenga. Ci aspetta un 2023 dove la lotta sarà apertissima, nonostante il ritiro di Federer.