Festa grande per Sinner (21) che, battendo Bublik, ha raggiunto per la prima volta la semifinale di un torneo 1000. Il punteggio di 7-6 6-4 tuttavia non deve ingannare. E’ stato un match difficilissimo dove Jannik ha sofferto la capacità delkazaco di giocare il suo tennis unico fatto di improvviseaccelerazioni, smorzate, traiettorie velenose, colpi di spada alternati ad altri di fioretto.
Un gioco dove ogni palla è diversa dall’altra, spesso senza peso e quindi difficilissima da contrastare con diritti e rovesci in progressione che sono il marchio di fabbrica del ragazzo altoatesino. Il ragazzo di San Candido ha vinto perché non si è perso quando era sotto con il punteggio, ha saputo manovrare e prendere rischi calcolati alzando l’asticella nei momenti del bisogno.
Dopo il break subito al terzo game del primo set Jannik era sotto 5-4 quando Alexander è andato a servire per il set. Una risposta potente in lungolinea su una seconda del kazako gli ha permesso di recuperare il primo parziale che sembrava esser volato via. Jannik in vantaggio 6-5 non ha sfruttato una palla set.
Giusto il verdetto del tie-break nel quale Bublik è scappato 3-0 4-1. E’ stato bravo l’altoatesino a recuperare giocando al meglio i punti decisivi, aiutato anche da alcuni errori di Alexander che hanno lasciato sbalorditi. Ha chiuso Jannik per 7 punti a 5 un set lottatissimo, giocato sul filo del coltello.
Nel secondo Bublik è volato fino al 3-0 ma, nonostante il vantaggio iniziale, è sembrato fare meno male. Sinner lo ha riagganciato sul 3-3 grazie a un ritrovato ritmo in risposta, a diritti e rovesci che hanno ripreso a funzionare dentro i quali il kazaco ha incominciato a perdersi in errori banali. Letale il nono gioco che ha portato Sinner a servire per il match. Il braccio dell’altoatesino non ha tremato, la vittoria è stata sua in un’ora e 40 minuti.
A Jannik si sono affiancati Bautista (7), l’avversario di semifinale dell’altoatesino nella parte alta del tabellone, Rublev (4) e Hurkacz (26) che si affronteranno per designare l’altro finalista. Da come si capisce leggendo il numero delle teste di serie solo il moscovita ha rispettato le previsioni della vigilia.
Per Rublev i suoi primi tre turni sono filati lisci come ormai gli capita da molto tempo quando incontra giocatori inferiori. Lui innesta il turbo e il braccio non trema mai. I colpi d’inizio gioco sono sempre più sicuri, le risposte eccellenti soprattutto quando ha il tempo di spostarsi sul diritto. Ha lasciato tre game sia a Sandgren che a Fucsovicsche giusto poche settimane fa aveva dichiarato che non avrebbe più voluto incontrarlo fino a fine stagione. Nella partita degli ottavi contro Cilic al moscovita è bastato un break a set per abbassargli le difese e spegnere la luce di una ritrovata fiducia.
L’incontro dei quarti Rublev-Korda, condizionato inizialmente dalla pioggia che ha costretto i giocatori a iniziare più tardi rispetto all’orario previsto e a interrompere più volte, è sembrato scorrere velocemente per il russo che ha brekkato nel primo set sul 3-3. Il recupero dello statunitense è stato sorprendente nel modo in cui è avvenuto – ha strappato il servizio a zero –, ma le occasioni per il moscovita si sono ripresentate e questa volta non se l’è lasciate sfuggire, evitando così un pericoloso tie-break.
Nel secondo set quando la partita sembrava avviata alla più logica delle conclusioni Korda junior era bravo a ripetere il copione del primo set. Ristrappava sul 3-5 il servizio a zero riportandosi prima sul 5-5 e poi giocando il tie-break caratterizzato da molti minibreak. Un doppio fallo dello statunitense e un ace del russo hanno chiuso il match a favore di quest’ultimo.
Medvedev ha raggiunto in carriera punte di rendimento superiori a Rublev – vittoria alle Atp Finals e due finali Slam – ma non è insolito che, a differenza del suo compagno che ultimamente si comporta come un rullo compressore, incappi in sconfitte non sempre pronosticabili. Daniil si è salvato con Popyrin riuscendo a chiudere 6-4 al terzo un match durante il quale è stato colpito dai crampi.
Medvedev con Tiafoe, che veniva da autentiche battaglie finite tutte al terzo set con Travaglia, Evans e Lajovic, ha vinto sfruttando la maggiore esperienza e la capacità di variare direzione e lift dei colpi da fondo in modo esemplare, ma con Bautista è rimasto invischiato nella ragnatela che lo spagnolo è sempre capace d’imbastire con una meticolosità certosina.
Dal 4-4 del primo set Roberto ha messo a segno otto game contro due certificando ancora una volta la sua grande capacità di tenere ritmi molto alti da fondocampo ai quali il moscovita non è riuscito a trovare le adeguate contromisure fino ad innervosirsi, ai limiti del parossismo, nel secondo set.
Tra i quattro semifinalisti la sorpresa più grande è venuta sicuramente dall’ingresso di Hurkacz, a maggior ragione se diamo uno sguardo al tabellone e leggiamo gli avversari che ha dovuto affrontare. La prima impresa l’ha ottenuta sconfiggendo al terzo turno Shapovalov (6), ancora una volta discontinuo e incapace di utilizzare le immense doti che Madre Natura gli ha regalato.
Battaglia incerta e conclusasi solo al tie-break del terzo set il match disputato da Hubert contro Raonic che aveva vinto il primo. Nel terzo il polacco è stato bravissimo a recuperare dal 5-6 15-30 per poi portarsi fino al 6-1 nel tie-break che ha chiuso per 7-4.
Ancora più bravo il polacco a sconfiggere ai quarti Tsitsipas che aveva eliminato un redivivo Nishikori e Sonego che ha giocato con il greco un buon secondo set. Il punteggio di 6-2 2-0 15-40 a favore del player di Atene con due palle per fare il break pesante non sembrava presagire quello che sarebbe successo nel proseguo del match. Per motivi che non so decifrare, improvvisamente Tsitsipas ha perso concentrazione, efficacia al servizio e ha fatto errori da fondo gratuiti che hanno permesso al polacco di ritornare nel match. Sul 2-2 del terzo set in vantaggio 40-0 Stefanos è riuscito nell’impresa non facile di perdere il servizio. A quel punto Hubert è stato bravo a limitare gli errori e a gestire con sapiente maestria il vantaggio accumulato fino a chiudere per 6-4, con un servizio vincente, un match che sembrava inesorabilmente perso.