Torna al successo il moscovita dopo oltre un anno regalandosi la sua terza vittoria ad un torneo Masters dopo quelli di Cincinnati e Shanghai. Gran ritorno sugli scudi anche per il tedesco che si ferma dopo dodici successi consecutivi.
Nella finale tra ex next–gen ritrovati, Daniil Medvedev e Sascha Zverev, vince il moscovita al terzo set. Daniil e Alexander si erano incontrati l’anno scorso nella finale di Shanghai, l’ultimo successo del moscovita nel circuito. Fu un match senza storia tra un giocatore in piena fiducia e un altro che stava provando a rimettersi in gioco dopo la partenza a razzo quando aveva vent’anni o poco più.
Ben altro incontro la partita di oggi, durata 2 ore e sette minuti ed equilibrata fino alla metà del secondo set quando sul 4-4 il russo è riuscito a brekkare il tedesco. Da allora il match ha cambiato volto: i nove game a uno successivi hanno permesso a Medvedev di chiudere per 6-4 6-1.
Non dobbiamo tuttavia farci ingannare da questi numeri perché nel primo set, finito 7-5 per Sascha, il tedesco ha manovrato meglio i fili, giocando entrambi i fondamentali da fondo con estrema sicurezza e servendo con prime precise, non da meno erano le seconde, che superavano sempre i duecento chilometri. L’equilibrio si è rotto quando Sascha è riuscito a chiudere con la terza palla set a suo favore, dopo che Daniil gli aveva annullato le prime due con molto coraggio e qualche disattenzione del tedesco.
La partita come ho detto è scivolata dalle mani del tedesco punto dopo punto quando il russo ha aumentato la velocità e la precisione dei suoi diritti che hanno costretto Sascha ad indietreggiare sul campo per contenere i colpi del moscovita che sembrano essere tornati quelli della scorsa estate.
L’anno scorso Djokovic battendo Shapovalov vinse Parigi-Bercy per la quinta volta. Del torneo sono ancora vive in me sia le immagini di quel match a senso unico nel quale il canadese non diede mai la sensazione, fin dalle prime battute, di poter cambiare le sorti di una partita dal destino già scritto, che quelle della semifinale contro Dimitrov nella quale non sarebbe bastato un pallottoliere per contare il numero dei punti bellissimi giocati da entrambi. Fu uno dei migliori incontri del 2019.
Nessuno dei tre player era presente quest’anno. Nole, dopo aver ottenuto nel torneo di Vienna con matematica certezza la prima posizione del ranking Atp anche per i mesi a venire, ha preferito recuperare energie fisiche e mentali per le Atp Finals di Londra dove a mio parere si presenta come favorito. Grigor ha saltato la tappa parigina per alcuni problemi fisici non gravi, così come ha fatto Denis che dopo la semifinale raggiunta a Roma che lo aveva posto in una posizione privilegiata per giocare, per la prima volta, da attore protagonista nel salotto dei Maestri a Londra, ha collezionato una serie di sconfitte sulle quali dovrà meditare, insieme al suo gruppo di lavoro, per ripresentarsi al meglio nel 2021.
Queste assenze, oltre al ritiro all’ultimo momento di Thiem, e non certo quella preventivata da mesi di Federer, ha scontentato gli organizzatori francesi, in primis Forget, che speravano di avere un campo di partecipazione completo.
In loro soccorso è arrivato Nadal che a Parigi è di casa ma in un altro quartiere. Il maiorchino che in particolare nella seconda settimana del Roland Garros è parso in gran forma, si è posto come ultimo obiettivo di questa stagione bislacca le Atp Finals, unico successo veramente importante che manca al suo palmares. Giocare a Bercy, dove peraltro non ha mai vinto, gli è stato utilissimo per riabituarsi a questo tipo di superfice e affinare le sue strategie quando a Londra affronterà i migliori. Nadal ha anche festeggiato, dopo aver battuto Feliciano Lopez al secondo turno, in un incontro spettacolare e atipico perché si sono incontrati due mancini, la sua millesima vittoria nel circuito maggiore.
I primi giorni di gara hanno visto come unica grande sorpresa la vittoria di Humbert sulla testa di serie numero 2 Tsitsipas. Interessanti i successi di Cilic su Aliassime, che alterna prestazioni di buon livello ad altre incolore, di Davidovich Fokina contro Khachanov, del redivivo Gasquet su Fritz. La netta sconfitta di Millman, recente vincitore a Nur Sultan su Mannarino, conferma la regola non scritta secondo la quale è sempre difficile ripetere buone prestazioni quando si è appena vinto un torneo. Abbiamo rivisto con piacere Gaston, recente sorpresa del Roland Garros. Ha perso nettamente da Carreño dimostrando che, oltre a qualche gioco di prestigio, per diventare un giocatore di spessore deve fare ancora tanta strada. Spettacolare il recupero di Wawrinka su Paul.
Il solo Sonego, tra gli italiani, ha superato contro Bublik il primo turno. Berrettini, ammesso di diritto al secondo, contro Giron è parso fuori condizione. Hanno superato le qualificazioni Cecchinato e Travaglia. Caruso è stato ripescato come lucky loser.
Diversi gli incontri avvincenti negli ottavi. Il più piacevole e dal risultato meno atteso è stato quello che si è giocato giovedì sera tra Wawrinka e Rublev. Del gioco del moscovita abbiamo visto nel primo set il suo volto migliore, quello al quale ci ha abituato negli ultimi mesi, ma quando lo svizzero è riuscito nel secondo a brekkare – spettacolari alcuni suoi rovesci vincenti ma ancor più emotivamente coinvolgente la sua voglia di crederci fino in fondo – Rublev ci è apparso nervoso e molto falloso come ce lo ricordavamo anche nel 2018 e nel 2019.
Sascha Zverev e Mannarino, terza volta che si incontrano dopo la ripresa, hanno giocato un match punto a punto che il francese, vista la maggiore propensione ad aprirsi gli angoli con le sue traiettorie mancine difficili da leggere, avrebbe anche potuto fare suo. I tie-break dei primi due set sono stati altamente spettacolari.
Il primo set di De Minaur-Medvedev, 7-5 per l’australiano che vive in Spagna, ha fatto credere nel possibile ennesimo passo falso di quest’anno del moscovita che solo negli ultimi giorni sembra aver ritrovato parte della fiducia che lo aveva accompagnato durante il secondo semestre del 2019. De Minaur ha sicuramente fatto capire che è intenzionato a dire la sua nei prossimi anni quando si giocheranno i tornei che fanno la storia del nostro sport. Oggi sembra ancora poco competitivo quando i ritmi di gioco si alzano come è successo, nel secondo e nel terzo set, con Medvedev.
Tra Cilic e Humbert si è giocato un match generazionale – dieci gli anni di differenza – dove il più giovane ha confermato nonostante gli sforzi dei primi due match, due tie-break al terzo set per chiudere sia con Ruud che con Tsitsipas, di trovarsi a suo agio sul veloce indoor. Cilic, quest’anno l’ombra di se stesso, non è stato capace di approfittare dei cali di concentrazione che il giocatore di Metz ha avuto dopo aver perso il secondo set.
Nadal-Thompson, Carreño-Gombos, Schwartzman-Davidovich Fokina e Raonic-Giron hanno mantenuto le previsioni della vigilia con i primi capaci di non allungare i match al terzo, conservando le energie necessarie per giocare al meglio i quarti di finale.
Nel primo quarto di finale Schwartzman–Medvedev, parte bassa del tabellone, il player di Buenos Aires non ha mai messo in difficoltà il moscovita che ha giocato su buoni ritmi con un ottimo servizio e scambi da fondo che per velocità e precisione Diego, particolarmente falloso, non è mai riuscito a sostenere.
L’esito finale del match tra Raonic e Humbert, equilibrato nei primi due set, si è giocato nel tie-break del terzo dove il francese è volato avanti fino al 5-1. Il servizio che aveva tradito il canadese nei primi punti del game lungo, improvvisamente si è rimesso a funzionare. Ace dopo ace Milos ha ritrovato fiducia e una buona continuità negli scambi da fondo che, uniti ad alcune scelte tattiche sbagliate del giovane francese, gli hanno permesso di rimettersi in corsa quando si è trovato ad un passo dal burrone. Ha recuperato dal 4-6 per chiudere per 9 punti a 7 con il suo venticinquesimo ace dopo una battaglia durata 2 ore e diciannove minuti.
A Carreño Busta per battere Nadal non è bastato giocare una delle sue migliori partite dell’anno con un primo set perfetto e break al settimo gioco. Almeno dodici i vincenti messi a segno dall’asturiano. Game dopo game il gioco di Rafa si è fatto più propositivo, è diminuita la percentuale di errori gratuiti mentre Pablo ha incominciato a perdere campo fino a cedere il secondo set per 7-5. Nel terzo il maiorchino ha brekkato portandosi sul 3-1 fino a chiudere conun diritto vincente lungolinea per 6-1 in 2 ore e 14 minuti di gioco.
Il match Zverev–Wawrinka, giocato a ritmi abbastanza blandi ma con improvvise accelerazioni, ha mostrato che il tedesco sta ritrovando la sicurezza nel gioco che sembrava aver perso per strada dopo i successi avuti a soli vent’anni da predestinato del tennis. Forse Stan non aveva recuperato completamente dal match vinto faticosamente contro Rublev ma Sascha ha avuto il merito di giocare una partita intelligente dal punto di vista tattico. Ha saputo alternare palle slice ad improvvise accelerazioni o a colpi lunghi carichi di spin, qualche sortita a rete e diversi servizi vincenti. E’ stato anche bravo, dopo aver vinto il primo set, a recuperare dal 4-5 0-30, con Stan a due punti dal terzo set. Ristabilita una situazione di equilibrio il tie-break si è chiuso con un perentorio 7-1.
Cosa avremmo potuto chiedere a Raonic nella prima semifinale giocata contro Medvedev in particolare nel secondo set dove è riuscito a rimanere in partita dopo che Daniil è andato a servire per il match? Gli ha strappato il servizio e ha giocato senza indietreggiare provando a comandare il gioco quando ne aveva l’opportunità.
Medvedev, che sembra tornato in forma dopo un anno da dimenticare, ha contenuto il servizio del canadese e attraverso una fitta rete di scambi da fondo ha fatto giocare il più lontano possibile dalla rete Raonic. Questa settimana il canadese ha avuto un rendimento non lontano da quello che ebbe in finale – sconfitta contro Djokovic – al torneo di Cincinnati giocato a New York.
Pensavo che Nadal ce la facesse anche in semifinale, dopo aver sfidato la sorte sia contro Feliciano Lopez che con Carreño, ma lo Sascha Zverev di quest’ultimo mese assomiglia tanto al giocatore che dominò Djokovic nel 2017 nella finale degli Internazionali d’Italia. 13 ace, un numero molto alto di vincenti e soprattutto una varietà di colpi in slice e in top a uscire ad angolazioni variabili agevolati da una posizione in campo più avanzata che gli permette di utilizzare al meglio il suo potenziale che è già molto alto. Vinto il primo set con un break sul 2-1, poteva chiudere agevolmente anche il secondo quando si è trovato 4-2 0-40. Si è vista in quel momento la zampata del campione che ha ribrekkato riuscendo a riportare il match sul 5-5. Nuovo vantaggio da parte del tedesco con una serie di vincenti che gli hanno permesso di chiudere meritatamente 7-5.
Non più solo i consigli di papà Zverev per Sascha che ormai sembravano non bastare. Quante volte negli ultimi due anni abbiamo visto il suo sguardo perso alla ricerca di una guida sicura che sembrava non arrivare. Ci hanno provato Ferrero e Lendl senza riuscirci. Con il mite Ferrer, uno dei player più bravi e sfortunati dell’ultimo quindicennio perché ha dovuto affrontare una delle generazioni più forti della storia del tennis, Sascha sembra stia ritrovando, passo dopo passo, la strada che a soli vent’anni lo faceva il predestinato della next-gen.
Medvedev è tornato a vincere la finale di un Masters 1000 dopo i successi dello scorso anno a Cincinnati e Shanghai. Gli serve per dimenticare una stagione che lo avrebbe dovuto portare, secondo molti, alla vetta della classifica Atp.
Domenica 15 novembre inizia, con le Atp Finals a Londra per l’ultima volta prima del trasloco a Torino, l’atto finale di questa stagione unica nella storia del tennis. L’anno scorso vinse Tsitsipas su Thiem, uno dei primi segni che il tennis stava cambiando i loro leader. Djokovic e Nadal, assente Federer, saranno gli ultimi baluardi a difesa di una generazione che sta giocando ormai le loro ultime carte. La partita tra i giovani è ancora agli inizi.