Chi sono i favoriti per Wimbledon che incomincerà lunedì 3 luglio? Cosa ci hanno detto queste poche settimane di preparazione ai Championships? E’ vero che da oggi fino a sabato si giocano i tornei di Eastbourne e di Maiorca ma questi appuntamenti non possono certo cambiare i pronostici e le sensazioni che abbiamo.
Djokovic come spesso ha fatto negli ultimi anni prepara il terzo Slam dell’anno nel silenzio, senza partecipare né al Queen’s né ad Halle. Da quando ha incluso Ivanisevic a tempo pieno nel suo gruppo di lavoro – quattro finali a Wimbledon con la vittoria inaspettata del 2001, quando era ormai quasi un ex – preferisce trovare la forma sull’erba in allenamenti specifici che hanno l’obiettivo di portarlo al massimo nella seconda settimana di Wimbledon, nei giorni nei quali si giocherà presumibilmente il titolo.
Nole ha vinto gli ultimi quattro ed è difficile non darlo come favorito anche quest’anno. Con l’Australian Open e il Roland Garros già in tasca un pensierino al Grande Slam, obiettivo che fallì due anni fa quando nella finale di New York giocò il suo sosia, sicuramente lo sta facendo. Quest’anno tuttavia ha un avversario in più, che nessuno si aspettava riuscisse a scalare la vetta così velocemente.
Ieri Alcaraz ha vinto il Queen’s dimostrando al suo terzo torneo Atp sull’erba, primo in questa stagione, che le sue capacità di apprendimento tecnico, mentale e di postura in campo sono velocissime. E’ bravissimo ad adattarsi a qualsiasi condizione di gioco e a tutte le tattiche che l’avversario gli pone. Djokovic, che sarà testa di serie n°2, rimane ovviamente il favorito, il player da battere. Se il murciano dovesse riuscirci a mio parere compirebbe un’impresa, una di quelle che rimangono nella storia del nostro sport.
Mi rimane difficile trovare altri competitor, se non succederà niente di veramente straordinario. Nessuno dei migliori – Medvedev, Tsitsipas, Rune, Rublev, Fritz e via discorrendo – sono in grado di competere per fare la grande sorpresa, quella che cambia la vita di un tennista.
Per vincere sette partite in 14 giorni tre su cinque sull’erba occorre una preparazione mentale, fisica e tecnica completa senza giornate negative e un’esperienza che nessuno mi sembra abbia. Alcaraz è l’unico che ha queste caratteristiche anche se a soli vent’anni anche lui potrebbe avere un pomeriggio non esaltante. Ha tuttavia dimostrato, rispetto ai suoi avversari, che sa uscire dalle buche, che sa quasi sempre trovare il guizzo del campione che gli permette di ritrovare la strada quando il match non va secondo le aspettative.
Noi dobbiamo sperare in particolare in Sinner e Musetti. L’altoatesino non ha ancora tuttavia dimostrato che le lezioni di Cahill siano bastate per fargli digerire l’erba, mentre Musetti ha un gioco che con il tempo e l’esperienza potrebbe esprimersi al meglio sui manti erbosi ma oggi mi sembra ancora presto.
Di Berrettini sappiamo troppo poco della sua condizione per immaginare come giocherà a Wimbledon e questo fa un po’ di rabbia visto che due anni fa arrivò in finale, unico italiano nella storia. Sonego potrebbe superare qualche turno ma i suoi limiti, anche mentali visto che non sa sfruttare le occasioni, mi sembrano ormai evidenti.
Ricordo infine che il tennis è lo sport del diavolo, che le sorprese non mancano mai, ma che una cosa è vivere un giorno da campione, un’altra è vincere Wimbledon.