Affascinante il match tra Kyrgios e Mager. Secondo me il risultato non era così scontato anche se almeno uno step di differenza tra i due player in termini di esperienza e di talento esiste.
L’australiano ha comunque giocato troppo poco negli ultimi quindici mesi per sapere come si sarebbe comportato se il match si allungava.
La partita è fatta di scambi veloci, di colpi sfuggenti. Mager ha dimostrato al primo turno di essere un giocatore che sa competere anche sull’erba.
Ci sono voluti 15 game per arrivare al primo break, nonostante l’australiano abbia avuto diverse opportunità per strappare il servizio.
Dopo un tie-break nel quale il giocatore di Sanremo avrebbe meritato – ha avuto anche una palla set –, il primo vero strappo è arrivato al terzo game del secondo set.
Quel break ha portato l’australiano a servire per il set sul 5-4 e a chiudere al decimo game.
La differenza vera l’ha fatta il servizio. Sulla battuta del giocatore di Canberra si è giocato poco, molto di più quando a battere era il player di Sanremo.
Da parte di Mager qualche errore di troppo è arrivato anche perché è stato costretto a giocare in certi momenti sovraritmo.
Il break del quinto game nel terzo set a favore dell’australiano ha di fatto chiuso la partita anche se il match è rimasto vibrante.
Gianluca ha avuto il merito di crederci fino all’ultimo, di non abbattersi mai. Fino ad un paio di anni fa gli succedeva spesso.
Il nostro ha dimostrato di meritare questi palcoscenici. Nell’ultimo anno ha fatto passi importanti dal punto di vista tecnico e nella convinzione di essere un giocatore che può competere a medi e alti livelli.
Kyrgios quando gioca a Wimbledon si trasforma. La sua volontà e le sue forze si moltiplicano. Tuttavia non basta se vuole diventare un giocatore universale e vincente.
Kyrgios-Mager 7-67 6-4 6-4