Che il tennis sia lo sport del diavolo ormai lo sanno tutti gli appassionati. Oggi è successo tuttavia qualcosa alla quale non eravamo molto abituati da tempo. Prendi il n°2 del tennis mondiale che tornerà numero 1 dalla prossima settimana e fallo giocare contro il n°135 del ranking e vedi cosa succede.
Il 135 si chiama Fabian Marozsan, ha 23 anni, e fino ad oggi non lo conosceva nessuno. Solo Futures, Challenger e qualche risultato di rilievo nell’ultimo anno ma anche molte sconfitte e quindi immagino tante frustrazioni, molte delusioni e la domanda fatidica chissà quante volte ripetuta nella testa: “diventerò un professionista della racchetta, il tennis mi darà da vivere come ai migliori?”
Le risposte finora erano incerte, quando erano arrivate, perché a qualche risultato confortante si erano abbinate tante sconfitte, molte prestazioni deludenti che promettevano poco di buono. Tanto per spiegare di cosa sto parlando ricordo che il 25 aprile al Challenger di Roma Garden Fabian aveva perso da Alexander Weis, altoatesino ventiseienne n°338 del mondo che di simile a Sinner, come è facile intuire, ha solo la provenienza geografica.
Contro Carlos Alcaraz da Murcia oggi nessuno gli dava alcuna speranza di vincere un set. Sconfitta netta era il verdetto anche se i pochi che lo avevano visto giocare parlavano di un tennista che sa colpire a tutto braccio con palle veloci e poco top spin. Nessuno tuttavia poteva prevedere quello che sarebbe successo sul Center Court del Foro Italico.
Carlos sempre a inseguire nel punteggio e nel campo, costretto a una partita dove era lui a essere il comprimario. Dalla racchetta di Fabian partivano colpi vincenti di diritto e di rovescio, palle corte millimetriche, servizi angolati e tutto quello che il tennis sa offrire quando un giocatore è in esaltazione agonistica.
Dall’altra parte della rete c’era un giocatore sorpreso che non sapeva trovare le contromisure, che non riusciva ad adattarsi, che spesso non aveva neanche il tempo per muoversi. Nel primo set al magiaro bastava un break al quarto game, nel secondo il murciano reagiva controbrekkando all’ottavo dopo aver perso il servizio al settimo e rimetteva la frazione in equilibrio fino al tie-break dove volava 4-1. Marozsan non faceva una piega e si rimetteva a giocare come nel primo set. Con sei punti consecutivi chiudeva la contesa tra lo stupore generale del pubblico, di Alcaraz e del suo team.
La sconfitta di oggi dimostra che nel tennis attuale con tanti giocatori in cerca di gloria e di money, di scontato c’è poco. Attenzione però a fare di una eccezione una regola. Oggi è arrivato il miracolo tennistico ma Alcaraz rimane il tennista da battere nei prossimi mesi e anni.
Per Marozsan solo un successo ma nessun punto d’arrivo, solo una partenza. Oggi e forse ancora per qualche giorno il nostro mondo parlerà solo di lui, ma finita l’euforia degli addetti ai lavori – non mi sembra la sua – dovrà dimostrare cosa sarà in grado di fare veramente. La sua salita è appena iniziata e deve ancora, a differenza del murciano, dimostrare tutto. Buona fortuna!
Marozsan-Alcaraz 6-3 7-64