Già inserito il 14 maggio 2021 su facebook
Non c’erano tanti dubbi che il maiorchino, vincitore di nove edizioni, potesse fare semifinale nel nostro torneo nonostante i quasi 35 anni, il ritardo di preparazione, il solo torneo di Barcellona vinto e un tabellone che presentava diverse insidie. Spesso si dice che Rafa abbia nei primi turni sorteggi fortunati. In parte è vero ma molto spesso dipende dalla grande distanza che c’è tra lui e suoi avversari.
Questa volta anche chi non ama il giocatore di Manacor deve ammettere che i rischi erano ben presenti fin dalla prima partita, quella con Sinner.
E’ inutile ripercorrerla perché ne ho già parlato. E’ vero che Jannik è stato avanti sia nel primo che nel secondo set ma non si può negare che quando Nadal ha alzato la frequenza e la pressione dei suoi colpi da fondo e ha cercato il punto, Sinner ha dimostrato che gli servono ancora tante partite importanti per saldare il gap esistente. A fine incontro l’azzurro era arrabbiato ma non si deve rammaricare perché è riuscito a fare partita quasi alla pari con il migliore di tutti sul rosso. Per un diciannovenne è un’impresa ed è evidente che arriverà il suo giorno anche su questa superficie.
Shapovalov ha fatto meglio di Sinner e non me l’aspettavo. Il canadese nei tornei di Barcellona, Estoril e Madrid aveva vinto complessivamente solo due match con avversari non di prima fascia ed era stato sconfitto dal suo gemello diverso Aliassime, dal coetaneo Moutet e dall’estroso Bublik. Troppo poco per pensarlo in forma. Alle partite perse andavano aggiunte alcune dichiarazioni sul tipo di superficie che non gli facevano certo onore. Evidentemente qualcuno gli deve aver fatto capire che il vaso era colmo e che l’impegno era d’obbligo.
Denis con Nadal ha giocato un match straordinario non solo per impegno ma anche per tenuta fisica, colpi e mentalità. E’ arrivato ad una passo dal traguardo – due match point sul servizio di Rafa nel dodicesimo gioco del terzo set – ma la ferocia di Nadal si è vista proprio in quei momenti e nel tie-break nel quale non ha concesso più nulla.
Oggi nei quarti c’è stata la rivincita della partita giocata venerdì scorso a Madrid tra Nadal e Zverev. A questo incontro il tedesco ha rischiato di non arrivarci mai. Con Nishikori ieri è ritornato in partita da 1-4 nel terzo set approfittando di una netto calo alla distanza del nipponico e di una ritrovata aggressività con buoni servizi e potenti conclusioni da fondo che gli hanno permesso un recupero insperato.
Nella capitale spagnola vinse il tedesco per 6-4 6-4 contro Rafa che non riusciva a far partire i colpi con la consueta profondità. Ben diverso l’incontro di oggi, anche se il punteggio di 6-3 6-4 potrebbe ingannare e far pensare ad un match quasi a senso unico. Non è stato proprio così o perlomeno lo è stato solo nei primi giochi nei quali il maiorchino è partito aggressivo e concentratissimo contro un avversario molto falloso e che è entrato in partita con ritardo. Non si possono regalare due break a nessun avversario di livello, men che meno a Nadal che nonostante un servizio perso ha tenuto stretto parte del vantaggio riuscendo a chiudere la prima frazione senza rischiare nulla.
Nel secondo set Zverev, manovrando meglio di rovescio e facendosi più aggressivo in risposta e da fondo, ha avuto diverse opportunità mai sfruttate a pieno per rientrare nel match. Nadal ha dovuto annullare tre palle per un possibile 1-3. Passata la tempesta e centrato il break Rafa si è trovato in vantaggio 4-2. Ancora occasioni per Zverev, di nuovo palle break annullate fino al game finale lungo quasi dieci minuti che ha consentito al maiorchino, tra l’entusiasmo del pubblico non solo di parte, di entrare ancora una volta nei primi quattro del torneo del Foro.
Se la semifinale di Nadal era ampiamente prevista lo stesso non si può dire per Opelka, il gigante statunitense che fino a questi Internazionali aveva vinto un piccolissimo pugno di match sulla terra.
Quest’anno aveva giocato solo a Madrid perdendo da Koepfer, l’anno scorso era uscito dal Roland Garros sconfitto da Sock e nel 2019 aveva vinto qualche sporadico incontro tra qualificazioni e tabelloni principali. Nella mia ricerca sono andato ulteriormente a ritroso ma vi evito di rivelarvi gli sconfortanti risultati che ho trovato.
Improvvisamente, come se si fosse svegliato da un lunghissimo sonno, Reilly ha dato segni vitali piuttosto importanti. Passi il successo con Gasquet, ormai un ex player che può permettersi di giocare un tabellone dal taglio così basso solamente grazie alla classifica parzialmente congelata che per lui significa sopravvivenza, ma con Musetti e soprattutto con Karatsev ha incontrato avversari veri contro i quali è stato ingiocabile.
Non solo ace che piovevano dal cielo a catinelle ma anche diritti velocissimi, volée, tenuta degli scambi da fondo, ma soprattutto la capacità di alzare il proprio livello di gioco quando necessario.
L’ha fatto con Karatsev nel break e nel tie-break del secondo set e con Delbonis, altro giocatore che improvvisamente si è ricordato come si vince dopo tanti anni passati a vivacchiare tra Challenger e primi turni dei tornei maggiori. La dimostrazione di quello che sto dicendo la possiamo constatare con l’argentino. Nel primo set Opelka ha respinto al mittente tre punti nel quale la partita poteva prendere la direzione di Federico e ha giocato con determinazione vincente il dodicesimo gioco.
Nel secondo, a parte una ulteriore palla non sfruttata dal giocatore di Azul, l’equilibrio si è rotto al tie-break nel quale l’americano ha fatto sfoggio di un gioco potente e preciso, rischioso e spettacolare. Che domani possa ripetersi con Nadal tuttavia mi sembra almeno improbabile.