Che Jannik Sinner fosse andato negli Stati Uniti con tanta voglia di far bene lo si era capito fin dalla programmazione. Dopo aver vinto Montpellier e fatto la finale a Rotterdam giocando un ottimo primo set con Daniil Medvedev per poi cedere alla distanza, avrebbe dovuto chiudere il secondo mese dell’anno con il torneo di Marsiglia nel quale era il favorito. L’influenza stagionale gli ha impedito di partecipare.
Aveva comunque già previsto di non giocare né a Doha, né a Dubai o ad Acapulco. Questo gli ha permesso di prepararsi al meglio per la trasferta americana. E’ arrivato con qualche giorno in anticipo a Indian Wells dove nei quarti ha battuto il detentore del titolo Fritz e ha giocato un buon match con Alcaraz nel quale il rendimento al servizio ha fatto la differenza a favore del murciano.
Nelle due settimane che sono intercorse tra la prima e la seconda sfida con Carlos che si è giocata venerdì nella semifinale di Miami ha sicuramente imparato dalla sconfitta. Ha giocato più sicuro, aggressivo e soprattutto ha servito meglio. Nel secondo set, dopo aver perso il primo nel quale era partito molto bene, ha pure rischiato di perdere ma dopo aver salvato due pericolosissime palle break ha preso coraggio e ha meritato la vittoria.
Ha un team di altissimo livello al quale Jannik si è affidato e che lavora tanto e più di lui. L’ho capito quando ho visto Cahill assistere alla semifinale tra Medvedev e Khachanov. Si lavora per l’oggi ma anche per il domani, si studiano gli avversari più pericolosi, si provano a cercare le contromisure. Contro Medvedev saranno necessarie.
i precedenti con il moscovita sono negativi. Cinque sconfitte in altrettante partite dimostrano che Jannik soffre particolarmente il gioco di Daniil. A Rotterdam, dopo un primo set giocato molto bene, ha ceduto alla distanza perché il muro di gomma del russo ha fatto sentire i suoi effetti. Ha strangolato Jannik che per vincere non deve fare il gioco del russo, cioè portare gli scambi all’infinito, ma deve variare, rompere gli schemi usuali dell’avversario, portarsi quando può a rete, fargli delle smorzate. Lo deve far uscire il più possibile dalla sua zona di comfort, dal suo territorio di caccia abituale.
Due settimane fa Alcaraz ci riuscì, ma Jannik non può usare le stesse armi e strategie perché è un giocatore con caratteristiche diverse. Può comunque provarci e non mancherà di farlo fino all’ultimo punto, qualunque sia l’andamento. A noi spetta solo crederci e tifare, anche se da molto lontano.