Andy Murray battendo in rimonta il gigante statunitense Reilly Opelka si è guadagnato la possibilità di giocare la sessantanovesima finale in carriera. Sembra incredibile se pensiamo che tre anni fa in una conferenza stampa alla vigilia dell’Australian Open annunciava il suo ritiro dal tennis.
Da allora si è sottoposto a nuove operazioni all’anca e soprattutto a una lunghissima riabilitazione che sembrava non avesse mai fine. Il ritorno in campo è stato difficile e doloroso con tante sconfitte al primo turno con avversari modesti.
Ma Andy credo che voglia provare ancora il brivido di tornare a Wimbledon senza dolori fisici e in condizione di potersela giocare fino all’ultimo. I suoi miglioramenti negli ultimi mesi sono stati evidenti. Ha giocato partite epiche per impegno e dedizione, per volontà e capacità di raggiungere gli obiettivi.
Sotto questi punti di vista ha giocato con Reilly un match esemplare. Nel primo set nonostante sia stato quasi perfetto al servizio – ha lasciato solo tre punti quando serviva – non è mai riuscito ad ottenere possibilità concrete per strappare il servizio all’avversario. Nel tie-break ha recuperato dal 4-0 ma si è dovuto arrendere per 8 punti a 6.
Non sarebbe tuttavia Andy Murray se non avesse provato a rimontare. Nel secondo è riuscito a brekkare alla seconda opportunità che ha avuto nel terzo game, continuando a concedere meno delle briciole nei suoi giochi al servizio.
Nel terzo set ha concesso solo una possibilità allo statunitense mentre le sue risposte rapide e vincenti hanno fatto la differenza. Break al nono gioco e di nuovo un game senza concedere punti nel game che ha chiuso il match.
Anche nell’altra semifinale tra Aslan Karatsev e Dan Evans c’è stata battaglia anche se a dir il vero il russo, che l’anno scorso sorprese il mondo del tennis arrivando in semifinale all’Australian Open, avrebbe potuto soffrire meno. L’incontro è stato comunque spettacolare, con molti colpi di scena e di buon livello tecnico.
Archiviato il primo set con relativa facilità, nel secondo Aslan ha avuto nel tie-break ben tre palle per chiudere il match. Il gioco decisivo si è prolungato fino ad un incredibile 15-13 che ha entusiasmato il pubblico presente.
Nel terzo set il break decisivo, dopo che se n’erano visti uno per parte, è arrivato all’ottavo gioco, dopo che nel settimo Karatsev aveva recuperato dal 30-40.
Murray-Opelka 66-7 6-4 6-4
Karatsev-Evans 6-3 613-7 6-3
Domani una finale che promette scintille.
Fabio Fognini e Simone Bolelli, a oggi l’unica coppia italiana di doppio di valore, hanno preso una bella rivincita nei confronti di chi non ha voluto farli giocare all’Atp Cup. Hanno raggiunto la finale sconfiggendo in due set i tedeschi Krawietz e Mies che hanno vinto per ben due volte il Roland Garros. Sfideranno Peers/Polasek.
Fognini/Bolelli-Krawietz/Mies 6-4 6-2