Dopo il successo olimpico il tedesco di origini russe dimostra di essere il giocatore più in forma in questo caldissimo mese di agosto.
Non si può certo dire che il successo di Sascha Zverev sia una sorpresa. A legger bene gli indizi che fosse in forma in questa calda estate, il tedesco di origini russe li aveva lasciati già a Tokyo dove aveva vinto in semifinale contro Djokovic in rimonta, partita alla quale il serbo teneva particolarmente perché sperava di vincere la medaglia d’oro, l’unico successo di prestigio che gli manca nella sua meravigliosa carriera.
Sascha è così salito sul podio più alto e da quel giorno sembra rinato. Più consapevole della propria forza, maggiormente responsabilizzato dal peso della medaglia vinta per il Paese che lo ha accolto ancora piccolissimo.
Per capire fino in fondo la vittoria, più che al giorno della finale contro Andrej Rublev – c’è stata?, non me ne sono quasi accorto, – bisogna partire dalla semifinale giocata contro Stefanos Tsitsipas, match dai diversi volti non così facili da analizzare.
Nel primo set il tedesco ha giocato il suo tennis migliore. Ha tenuto lo scambio con molta spavalderia scendendo a rete con sicurezza. Ha giocato meglio da ogni posizione e ha dettato i ritmi. Nel secondo, in un quarto d’ora, il match ha cambiato volto. Il tedesco è sembrato irriconoscibile, non ha tenuto dentro più una palla.
All’inizio del terzo Sascha ha continuato a giocare male fino all’1-4 quando ha ritrovato il servizio e i colpi da fondo. E’ tornato a scambiare come all’inizio: incontenibile, vincente. Ad un passo dal baratro si è rialzato, si è ripreso e ha vinto il tie-break meritatamente.
Anche l’altra semifinale – il derby russo tra Daniil Medvedev e Andrej Rublev – ha presentato più di un carattere di particolarità. Sembrava scorrere verso vie consuete, già viste. Nel primo set Rublev provava a sfondare con il suo diritto il muro di gomma di Medvedev che rispondeva da due metri dietro la linea di fondo con una palla veloce e profonda che spesso mandava fuori giri Andrej.
Da quando nel secondo set Medvedev nel correre all’indietro ha battuto la mano sinistra contro una telecamera situata in fondo al campo rischiando di farsi male la partita, game dopo game, è scivolata a favore di Andrej. Rublev sicuramente è stato più attento e bravo dal punto di vista strategico.
L’allievo di Viciente invece di forzare immediatamente aspettava la palla buona per aggredire e chiudere ma è evidente che l’incidente ha condizionato Daniil almeno dal punto di vista psicologico perché ha perso sicurezza e il controllo del gioco.
La finale come ho già detto è stata una lotta impari. Rublev è sembrato un giocatore mediocre, mai incapace d’incidere con il diritto. Si è salvato solo con il servizio altrimenti il punteggio di 6-2 6-3 a favore del tedesco sarebbe stato ancora più severo. Mi è dispiaciuto vedere Rublev così avvilito e spento. Avrà modo di rifarsi come gli ha ricordato il suo amico Sascha – si conoscono da quando avevano 11 anni – durante la premiazione.
Il percorso del vincitore fino alla semifinale con Tsitsipas è stato alquanto semplice. Ha saltato il primo turno grazie al bye, poi in successione ha sconfitto Harris, Pella e Ruud. Solo con il sudafricano ha dovuto lottare nel primo set fino al tie-break, perché gli altri incontri sono stati per nulla complessi.
Zverev con Ruud ha vinto facilmente perché il norvegese, l’ultimo degli specialisti sul rosso, non ha ancora completamente assimilato i meccanismi per giocare sul cemento. Il suo tennis è leggero, non è ancora in grado di far male con il diritto come già gli capita sulla terra, ma dal prossimo anno, man mano che giocherà partite, diventerà un cliente difficile per quasi tutti.
Ben diverso il percorso di Rublev che ha dovuto lottare per arrivare fino alle semifinali. Ha perso il primo set con Cilic, ha giocato due tie-break con Monfils, ha sofferto le variazioni di Paire che da quando ha rivisto il pubblico sugli spalti ha ritrovato la voglia di giocare.
Prevedevo il successo finale di Medvedev che già vinse due anni fa questo torneo che fu anche il suo primo 1000 in carriera. Dal modo con il quale aveva passeggiato con gli avversari – Mc Donald, Dimitrov, Carreño Busta – sembrava veramente possibile, ma un fatto inatteso ha cambiato a suo sfavore la partita con l’amico Rublev.
Tra gli italiani una menzione particolare la merita Sonego che dopo aver sconfitto il giovanissimo Alcaraz e Paul senza perdere un set, ha giocato un gran match agli ottavi con Tsitsipas. Stefanos, dopo che Lorenzo ha vinto il primo set, ha alzato il livello del suo gioco ma il piemontese è stato bravo a rimanere, come suo solito, in partita fino all’ultimo punto.
Berrettini tornava dopo la finale di Wimbledon. Non ci potevamo aspettare da lui una prestazione con i fuochi d’artificio. Ha giocato con fierezza contro Aliassime ma ha dimostrato di non essere ancora pronto per giocare alla pari con i migliori. Speriamo che lo sia a Flushing Meadows.
Fognini ha giocato un ottimo primo turno con Basilashvili e un secondo pessimo con Pella. Sinner ha perso 6-4 al terzo set con Isner, avversario ormai trentaseienne ma che sul cemento statunitense davanti al pubblico di casa riesce ancora ad esaltarsi.
Sascha Zverev ha vinto il suo quinto Masters 1000. Tra i player della nuova generazione è quello che ne ha vinti di più. Medvedev è fermo a quattro. E’ sicuramente il miglior modo per arrivare a Flushing Meadows convinto del proprio ruolo da primo attore.