Speravamo che Jannik Sinner a Indian Wells fosse in grado di battere in semifinale Carlos Alcaraz. Confidavamo, giustamente, nei miglioramenti del ragazzo della Val Pusteria, nelle belle prestazioni delle ultime settimane, nella forma ritrovata, nel suo nuovo team che offre garanzie e nella mentalità vincente.
Con il 2023 avevamo visto prima Djokovic dominare l’Australian Open come gli capita di solito quando lo fanno giocare, poi avevamo assistito alla riscossa di Medvedev, una serie infinita di partite vinte – 19 – e tre successi in altrettanti tornei.
Carlos Alcaraz lo avevamo un po’ perso di vista. Dopo la vittoria di Flushing Meadow non aveva più ottenuto risultati di rilievo perché l’impegno nelle ultime settimane del tour, dopo lo sforzo massimo, anche in termini di motivazioni era leggermente calato e soprattutto perché aveva dovuto fare i conti con reiterati problemi muscolari che gli avevano interrotto la preparazione e non lo avevano fatto giocare come sa. A Buenos Aires e a Rio avevamo visto la sua maschera ancora in cerca dei tempi giusti, del ritmo partita e della fisicità prorompente.
Ci eravamo preparati ad un match, Alcaraz-Medvedev, lungo e visto l’orario c’era il rischio di bere qualche caffè di troppo se gli scambi fossero diventati asfissianti, se il muro di gomma preparato da Medvedev avesse funzionato, se Alcaraz non fosse entrato immediatamente in partita …
Nulla di tutto questo perché c’è stato solo il tempo di sedersi e prepararsi alla serata che è finita in circa 70 minuti, molto meno di una partita di calcio. Carlos ha dominato fin dai primi scambi dimostrando atleticità e forza fisica, fluidità nei movimenti e potenza, colpi tecnici di livello eccelso che hanno finito per annichilire l’avversario che non è mai entrato in partita. Daniil non ha avuto palle break, ed è arrivato ai vantaggi solo nell’ottavo game del secondo set, cioè quando la partita non aveva più niente da dire, era praticamente finita.
I break sono arrivati al secondo game del set iniziale e ai primi due turni di servizio del secondo. Non c’è stato quindi pathos, solo la speranza, dimostratosi invana, che prima o poi sarebbe arrivata la riscossa del moscovita che vive a Nizza.
La domanda sorge ora spontanea. Che versione abbiamo visto di Medvedev? Una troppo brutta per essere vera. Per adesso limitiamoci a dire che non era in giornata e che la prossima sfida sarà sicuramente molto più difficile per il bravo Carlitos che intanto si porta a casa a 19 anni il terzo titolo Masters 1000 con la speranza non tanto barbina che potrebbe bissare il successo di Miami 2022 dove evidentemente le condizioni climatiche e il campo gli sono gradite.
Per gli avversari del murciano vietato deprimersi – potrebbe succedere – perché la stagione è iniziata da poco e le partite da giocare sono ancora così tante che le sorprese non mancheranno di certo. Intanto Carlos è tornato n°1 del ranking e di questo, chi voleva il ricambio generazionale, non può certo dolersi.
Alcaraz-Medvedev 6-3 6-2