Quando il 21 maggio del 2017 Alexander, detto Sascha, Zverev vinse gli Internazionali d’Italia battendo abbastanza nettamente – 6-4 6-3 – Novak Djokovic furono in molti a pensare che era arrivata la nuova era di giocatori nata nella seconda metà degli anni ’90, al quale bisognava aggiungere Dominic Thiem, in grado di scalzare i tre grandi del tennis mondiale che avevano monopolizzato, con pochissime concessioni, il tennis dell’ultimo decennio e oltre.
Gli anni a seguire ci hanno raccontato una storia diversa da quella che molti avevano pronosticato. Federer fece ancora in tempo a vincere a Wimbledon e a Melbourne, Nadal a dominare ancora sulla terra rossa e non solo, finendo la stagione 2017 come n°1, mentre Djokovic ha monopolizzato, dominando, il tour negli ultimi anni tanto che è da considerare il favorito per il primo Slam del 2024.
Parlavo di Sascha. Non posso dire che ha deluso le aspettative visto che ha vinto 5 Masters 1000, compreso Roma, 2 Atp Finals, i giochi Olimpici di Tokyo, 5 tornei di categoria 500 e 8 titoli 250. Ha avuto anche la grande occasione di vincere gli US Open nel 2020 ma si fece riprendere dal suo amico Thiem quando oramai il successo sembrava cosa fatta.
L’anno scorso durante la semifinale del Roland Garros contro Nadal si è procurato una grave frattura al piede che gli ha fatto finire l’anno anzitempo e tornare nel 2023 con qualche legittima paura. E’ stato comunque bravo a riprendersi, in particolare nella seconda parte di stagione, a vincere il titolo di casa, il torneo di Amburgo per la prima volta, e ritornare nella top ten.
Qualche perplessità rimane, visto che ormai è un veterano del circuito, perché non è ancora riuscito a fare il vero salto di qualità. Non sarà facile vincere Slam perché in questo momento sembra superato in modo perentorio almeno da Alcaraz, Medvedev e secondo me anche da Sinner. Ha grande talento e ottime potenzialità ma sembrano non bastare perché perde troppo spesso il controllo del diritto, sfrutta poco la rete anche se ha un servizio al fulmicotone.
E’ seguito dal padre e spesso anche dal fratello Mischia ma sembrano non bastare. Si è fatto aiutare da ex grandi – Lendl in primis – ma il suo carattere non facile unito a una forte personalità allontanano chi dovrebbe dargli una mano.
Mi sembra ancora insicuro dal punto di vista tattico, quel metro in più che considerando le caratteristiche dovrebbe fare e certe volte è mancato dell’istint killer che è fondamentale per diventare il numero 1.
Vedremo se gli anni gli daranno saggezza e tranquillità, anche fuori dal campo, e se saprà sviluppare al massimo il suo potenziale che non è dato solo dal servizio e dal rovescio, colpo che gioca meravigliosamente.