Già inserito il 2 febbraio 2021 su facebook
Si è svolta a Melbourne, tra stanotte e stamattina in Italia, la prima giornata della seconda edizione dell’Atp Cup, il torneo-esibizione che l’anno scorso attirò l’interesse di moltissimi media e di un pubblico vastissimo a Brisbane, Perth e Sydney. Vinse la Serbia di Djokovic sulla Spagna di Nadal. Il successo contro il maiorchino gli servì per arrivare a Melbourne, il suo terreno di caccia preferito, senza temere nessuno. Novak per vincere l’ottavo sigillo Slam che si gioca nell’estate australiana rischiò solo in finale con Thiem.
Quest’anno il formato è stato ridotto da 24 a 12 nazioni e si gioca solo a Melbourne. Tuttavia il pathos della competizione a squadre capace di regalare emozioni supplementari rispetto ad un classico torneo rimane inalterato anche se il pubblico è ridottissimo. I punti Atp, che in Coppa Davis non vengono distribuiti e una torta con molto money, rendono la competizione gradita ai player che una volta in campo si dimenticano sicuramente che stanno giocando solo un’esibizione di lusso.
Abbiamo rivisto Matteo Berrettini che avevamo aspettato per tutto il 2020 dopo le lucenti prestazioni di fine 2019 che l’avevano portato a sfiorare il primo set contro Nadal nella semifinale di Flushing Meadows e alle Finals Atp dove pagò l’emozione della prima volta. A Londra in un match che non contava per la classifica sconfisse Thiem già qualificato per le semifinali.
Questa notte contro l’Austria nella John Cain Arena si è ripetuto sfoderando una prestazione che in particolare nella prima ora di gioco ha stupito Dominic, suo padre seduto in panchina, ma forse anche se stesso e il suo mentore Santopadre. Poteva finire anche peggio per l’austriaco se Berrettini sul 6-2 4-0 non avesse commesso errori che nella prima parte non gli avevamo visto e costretto a scacciare qualche piccola paura che potrebbe averlo tormentato quando si è trovato ad un passo dal traguardo. Sul 5-4 i colpi sono tornati a uscire fluidi e soprattutto potenti dalle sue corde, il servizio ha fatto il resto.
Questo successo contiene altri due valori fondamentali. Quello di aver riscattato l’opaca prestazione di Fognini che ha giocato una partita da dimenticare con Novak e aver resuscitato Fabio nel decisivo match di doppio. Chiuso il primo set in meno di venti minuti sul punteggio di 6-1, il secondo è stato maggiormente equilibrato.
Per il break decisivo, fondamentale sul 3-3 un tocco a rete di diritto di Fognini che ha giocato un buon match, aiutato dal grande entusiasmo di Matteo e da un Thiem che deve crescere ancora molto se vuole tornare a essere massimo protagonista all’Australian Open dove l’anno scorso sfiorò la vittoria.
Prossima avversaria la Francia. Berrettini-Monfils e Fognini-Paire sono incontri sicuramente abbordabili per una semifinale che oramai sembra ad un passo.
La Serbia ha avuto bisogno dell’apporto fondamentale di Djokovic per battere il Canada. Dopo la sconfitta di Lajovic contro Raonic, il Djoker ha prima regolato con un doppio 7-5 Shapovalov, molto irregolare nei momenti che contano, e poi ha accompagnato per mano il suo grande amico Krajinovic nel successo decisivo.
I russi Rublev e Medvedev, a mio parere i favoriti per la vittoria finale, non hanno incontrato molte difficoltà a battere gli argentini Pella e Schwartzman.
All’Australia non è bastata l’assenza di Nadal. Bautista e Carreño si sono dimostrati giocatori sui quali fare completo affidamento. Il primo ha sconfitto l’idolo di casa e giocatore in sicura ascesa de Minaur mentre il secondo ha avuto la meglio di Millman.