La terra australiana porta decisamente bene ad Aslan Karatsev. L’anno scorso si fece conoscere all’Australian Open quando, partendo dalle qualificazioni, arrivò fino alle semifinale persa contro Djokovic.
Diverse volte abbiamo visto un player affermarsi improvvisamente, giocare in modo straordinario per un paio di settimane o poco più per poi tornare nell’anonimato.
I più avveduti avevano capito che non sarebbe stato il suo caso. Un mese dopo la semifinale Slam Karatsev vinceva il torneo di Dubai e dimostrava ad aprile al torneo di Belgrado di saper giocare più che dignitosamente anche sulla terra rossa dove batteva Djokovic e perdeva in finale da Berrettini.
Nei mesi successivi ha alternato buoni risultati a sconfitte inaspettate tanto che qualcuno si era spinto a dire che la sua stella si sarebbe spenta velocemente. Ha chiuso la stagione vincendo a Mosca e soprattutto dimostrando che è un giocatore di sicuro affidamento, dal braccio rapidissimo, capace di giocare traiettorie che tagliano il campo e che mandano fuori posizione l’avversario.
Le palle, con poco spin, vengono giocate in progressione e se si escludono alcuni momenti nei quali sembra uscire dal match, Aslan ha un timing sulla palla che rasenta la perfezione.
Molti si aspettavano il 47° titolo di Andy Murray, il player capace di risorgere dalle operazioni alla anca, che ha continuato per il grande amore che ha nei confronti del tennis, che ha patito le pene dell’inferno sottoponendosi a un training di ritorno che per un trentaquattrenne che ha ricevuto già tantissimo da questo sport non deve essere stato per nulla facile.
Lui ci credeva, ha chiesto molte wild card e ha dato in cambio il massimo dell’impegno e del sacrificio, ha fatto lo sforzo massimo per ritornare competitivo e c’è riuscito. Dove potrà arrivare non lo sappiamo, anche se la scommessa l’ha già vinta e questa settimana, in particolare nel match di secondo turno contro Basilashvili, ha dimostrato carattere e volontà incommensurabili.
Murray contro Karatsev ha avuto solo il quinto game del secondo set per rimanere aggrappato al match. Fino a quel momento era stato brekkato due volte nel primo set – al primo e al nono gioco – e nel secondo nella frazione successiva.
Nel quinto game, complice qualche errore di troppo del russo e la sua grande tenacia, Andy ci ha provato veramente. Se fosse riuscito a controbrekkare forse avremmo visto un match che si alzava di livello emotivo prima ancora che tecnico e magari staremmo raccontando un finale diverso.
La verità è che Aslan ha meritato in pieno la vittoria come ha ammesso Andy, sempre lucido e corretto ad analizzare i suoi match e sempre disposto a dare i giusti meriti all’avversario.
Ora voleranno verso Melbourne. Murray giocherà per dimostrare che vuole fare ancora sul serio e che la conferenza stampa di tre anni fa prima dell’Australian Open nella quale dichiarava il ritiro è solo un brutto ricordo.
Karatsev vorrà confermarsi sui campi che lo hanno visto sbocciare tennisticamente nel febbraio scorso. Entrambi hanno buoni motivi per prendere l’aereo.
Non c’è tempo da perdere, il Melbourne Park li aspetta.
Karatsev-Murray 6-3 6-3