Siamo sinceri, ci avevamo sperato, io per primo. Per vedere due giocatori italiani giungere fino alle semifinali di un torneo Slam bisogna tornare al 1960 con Nicola Pietrangeli e Orlando Sirola quando il tennis era ancora diviso tra professionisti e dilettanti.
Nell’era Open solo Bertolucci e Panatta si avvicinarono. Era il 1973 ma Nikola Pilic non permise ai nostri giovani campioni d’incontrarsi in semifinale al Roland Garros. Lo slavo batté prima Paolo e poi Adriano in modo abbastanza netto.
Sarebbe stato scontro fratricida in semifinale per i due allievi di Belardinelli, il padre putativo che li aveva fatti diventare campioni nel Centro Federale di Formia. Il giocatore di Forte dei Marmi e il romano erano cresciuti insieme, assieme vinceranno la Coppa Davis nel 1976.
La possibilità che si è presentata quest’anno era diversa e forse ancora più succulenta, gustosa, appetibile. Matteo Berrettini e Jannik Sinner si sarebbero potuti incontrare solo in finale. Entrambi nei quarti, avevano ancora due scogli da superare.
Dopo aver visto lo scorso anno Matteo arrivare in finale a Wimbledon, un vero tabù per i giocatori italiani, nulla ci sembra più impossibile.
Matteo ha battuto Monfils in un match ripreso da campione al quinto set dopo il grande ritorno del parigino. Jannik è stato sopraffatto dal gioco brillante di Tsitsipas. Per l’altoatesino nessuna speranza, troppa la differenza.
In campo rimane solo Berrettini, giunto alla prima semifinale all’Australian Open, tenere alta la nostra bandiera contro il giocatore che combatte fino all’ultimo punto, quel Rafa Nadal che è tornato a ruggire dopo una lunga sosta.
Nella semifinale di Flushing Meadows del 2019, la partita che fece conoscere il romano al mondo, Matteo giocò un gran primo set, poi si sciolse contro l’impeto dell’avversario.
Domani sarà sicuramente diverso. Il tempo trascorso è da considerare a favore di Berrettini che ha avuto modo di tappare i buchi del suo gioco. Rafa rimane non solo molto pericoloso, ma anche il favorito. Potrebbe tornare in finale all’Australian Open dopo tre anni.
Non credo gli dispiaccia affatto avere la possibilità di vincere il ventunesimo titolo Slam staccando Federer e Djokovic, quando ormai il mondo del tennis lo considerava già un ex.
Matteo ha la forza e la volontà del campione. La lucidità è quella del player che non sbaglia mai una scelta tattica. L’esito della partita dipenderà molto anche dalle risorse che riusciranno a trovare.
Grazie a Matteo ma anche a Jannik perché l’Italiantennis dopo troppi anni di buio è tornato protagonista.