Oggi sono stati definiti gli otto giocatori della parte alta del tabellone che hanno superato la prima settimana di gioco, obiettivo minimo che un player di discrete ambizioni si deve porre già prima di partire per la città dove si gioca lo Slam.
Se si escludono i primissimi della classe, anche se la storia recente e non del nostro sport ci ha insegnato che ogni tanto qualche clamorosa sorpresa non manca, per i giocatori con un’ottima classifica, dati in gran forma e che hanno dichiarato di poter fare sfracelli – vi ricordate cosa promise Shapovalov dopo Wimbledon? – le sorprese sono spesso all’ordine del giorno. E’ bello scoprirle, riconoscere che nessuno se l’aspettava e che in fondo il tennis è un gioco straordinario proprio per questo motivo.
Limitiamoci alle partite di oggi. Nessun sano di mente avrebbe scommesso un centesimo sugli avversari di Zverev e di Nadal ma quanti erano quelli che credevano nella sconfitta di Karatsev – lo stesso giocatore che quasi un anno fa fece dire al mondo del tennis che fosse nata, con qualche anno di ritardo, una nuova stella – contro Mannarino?
A Wimbledon 2021 avevamo lasciato il giocatore francese, che mai sorride, consolato da Roger uscire dal campo zoppicante dopo essere scivolato. Lo svizzero aveva visto nero nel secondo e nel terzo set proprio sul campo che dal 2003 è il suo giardino di casa.
Adrian riapparve a Flushing Meadows in cattiva forma e ci sono voluti mesi di sconfitte prima di riemergere. Anche i primi due tornei dell’anno gli avevano detto male ma contro Aslan il suo gioco tutto anticipi e angoli strettissimi, mai una palla uguale all’altra, è ritornato di punto in bianco. Per Karatsev si è fatta notte, in tutti i sensi, non splendente come quella dello scorso anno.
La tigna di Carreño è bastata per sopire il tennis fluido e veloce che è capace di giocare Korda junior. Sebastian è un piacere vederlo – potenza e destrezza nello stesso player –, ma se con l’asturiano si perdono i primi due set, non basta vincere il terzo al tie-break perché Pablo è subito pronto ad azzannarti in quello successivo.
C’è poi Monflis che ha ritrovato una seconda, o forse terza primavera. Tra una smorfia di dolore, un sorriso e un esercizio di stretching non so mai cosa pensare. Intanto Gael invecchia come il vino migliore e incanta con il suo gioco felpato, fatto di improvvise accelerazioni alternate a momenti che sembra non importargliene.
Shapovalov sono anni che lo aspettiamo. Definito genio e sregolatezza, con la seconda caratteristica che batte nettamente la prima, lo avevamo visto arrivare a Wimbledon alle soglie della finale e con la promessa non mantenuta che da allora avrebbe fatto sul serio.
E mentre noi ci dicevamo che era ora, ha accumulato una serie di sconfitte – compresa quella netta a Toronto contro Tiafoe – che incominciano a farci dubitare su di lui. Intanto ha sedato con il suo talento mancino il servizio di Opelka, per la prossima staremo a vedere.
Su Sonego poca garra sconfitto da Kecmanovic e su Berrettini che ruggisce anche quando è ferito ho scritto nei pezzi precedenti, sugli altri che giocheranno domani datemi il tempo.
Kecmanovic-Sonego 6-4 68-7 6-2 7-5
Monfils-Garin 7-64 6-1 6-3
Carreño- Korda 6-4 7-5 66-7 6-3
Berrettini-Alcaraz 6-2 7-63 4-6 2-6 7-65
Zverev-Albot 6-3 6-4 6-4
Shapovalov-Opelka 7-64 4-6 6-3 6-4
Mannarino-Karatsev 7-64 64-7 7-5 6-4
Nadal-Khachanov 6-3 6-2 3-6 6-1