Dopo quasi due settimane di partite, tre se si considera il tabellone di qualificazione, il primo Slam dell’anno è pronto a giocarsi le ultime carte, quelle che assegneranno il 110° titolo dell’Australian Open.
Berrettini (7)–Nadal (6), Tsitsipas (4)–Medvedev (2) sono le semifinali. Nella parte bassa del tabellone sono state rispettate perfettamente le previsioni, in quella alta solo in parte.
Perché dico solo in parte? Perché se si considera che Djokovic (1) non ha potuto difendere il titolo in quanto gli è stato annullato il visto d’ingresso per non essersi vaccinato, la testa di serie più alta nella sua zona di tabellone era Berrettini.
I due si sarebbero potuti incontrare nei quarti di finale come era già successo al Roland Garros e a Flushing Meadows dello scorso anno. E’ stato bravissimo Matteo a farsi trovare pronto, c’era qualche preoccupazione, a non lasciarsi sfuggire l’occasione di arrivare per la prima volta in semifinale all’Australian Open, il primo italiano nella storia.
Il romano non aveva un tabellone facile. Le next-gen Nakashima che gli ha strappato il primo set, ma in particolare il diciottenne Alcaraz che si è arreso solo dopo una straordinaria lotta finita al super tie-break del quinto set, ci fanno capire che Matteo ha dovuto mettere in campo tutte le risorse psicofisiche e l’intelligenza del tennista che sa leggere i momenti per venirne a capo.
I quarti di finale contro Monfils sono stati un’altra dimostrazione che l’allievo di Santopadre ha sicuramente le doti del campione perché anche in questa partita, come in quella contro il ragazzo di Murcia, ha dovuto saper reagire quando sembrava mancargli un po’ di condizione fisica. Le gambe e le braccia, e quindi i colpi, non erano più quelle dei primi due set.
Indubbiamente non aver incontrato ancora una volta Djokovic nei quarti lo ha sicuramente avvantaggiato, ma non possiamo certo fargliene una colpa!
E’ ritornato Nadal e lo ha fatto come meglio non avrebbe potuto. L’unico match veramente impegnativo l’ha dovuto affrontare contro Shapovalov ai quarti. E’ stata una partita molto intensa e spettacolare, giocata in alcuni momenti a gran ritmo.
Come il romano si è fatto recuperare non lontano dalla linea del traguardo. Nel quinto set abbiamo visto il giocatore che conosciamo da oltre quindici anni. Ha saputo dare il meglio di sé quando ogni punto contava il doppio, quando gli errori potevano essere fatali. E’ stato capace di giocare con audacia ma anche con saggezza, è sceso a rete per chiudere, ha aspettato che il canadese sbagliasse qualche colpo di troppo.
Rafa e Matteo si sono incontrati solo il 6 settembre del 2019 in semifinale a Flushing Meadows. Nadal era all’ennesima semifinale Slam e all’apice della carriera. Matteo giocava la sua prima e quindi ha pagato l’inesperienza. Ha lottato nei primi due set, nel tie-break del primo ha avuto due palle per chiudere la frazione, si è sciolto nel terzo.
E’ evidente che il tempo ha giocato a favore di Berrettini. La finale nell’ultima edizione di Wimbledon gli ha dato molte credenziali. Oggi, più di allora, ha nel servizio e nel diritto le armi, temutissime, che possono fare la differenza.
Bisognerà vedere come Nadal preparerà la partita e quali saranno le sue energie psicofisiche. Dopo la vittoria con il canadese ha dichiarato di sentirsi debilitato fisicamente. Lo ritroveremo in campo pronto come un leone. Se Berrettini vorrà la prima finale Slam della stagione dovrà andare oltre i propri limiti.
Nella parte bassa del tabellone Medvedev (2 )–Tsitsipas (4) era la semifinale prevista seguendo l’ordine delle teste di serie. C’era tuttavia il ma che riguardava la condizione fisica del greco che addirittura una settimana prima dell’inizio dell’Australian Open aveva ipotizzato di non scendere in campo. E’ tornato dopo l’operazione al gomito e la riabilitazione fatte dopo il ritiro alle Atp Finals di Torino.
Ce lo aspettavamo pronto per i grandi appuntamenti sul rosso europeo, invece ha stupito tutti perché è riuscito, pur tra alti e bassi, a far valere il suo talento e la sua fame di vittorie già in questo torneo.
Il vero scoglio l’ha dovuto affrontare con Fritz che in vantaggio di due set a uno ha perso la grande occasione di arrivare per la prima volta ai quarti di finale di uno Slam. Il californiano ha fatto la partita giocando sempre in spinta ma è mancato nei momenti decisivi, quelli nei quali bisogna avere l’instint Killer. Non ha saputo sfruttare le tante palle break che ha avuto a disposizione, Stefanos è stato furbo e bravo nei momenti decisivi.
Se Stefanos con Taylor non aveva convinto, con Sinner ha giocato una delle più belle partite degli ultimi dodici mesi. Prestazione superlativa al servizio, con il diritto, a rete. Veloce, leggero, puntuale, quasi perfetto. Quale versione si troverà di fronte Medvedev? Se sarà quella, sempre in spinta, che ha giocato contro l’altoatesino la partita potrebbe anche riservare qualche sorpresa. I precedenti, molti, darebbero favorito il moscovita che vinse la semifinale in Australia dello scorso anno.
Anche il russo tuttavia ha dovuto giocare una partita molto difficile, possiamo dire che è quasi un sopravvissuto. Nei quarti contro Auger-Aliassime si è trovato vicinissimo alla sconfitta. E’ l’unico dei giocatori rimasti che ha dovuto salvare un match point. Lo ha fatto al decimo game del quarto set sul suo servizio. Due semifinali non scontate, sicuramente accattivanti. E’ un privilegio per noi italiani, grazie a Berrettini, essere ancora in gioco. Sperando che non finisca domani.