Anche se ci speravamo un po’ tutti sapevamo che non sarebbe stata come martedì perché Jannik avrebbe incontrato il vero Cannibale, il giocatore che quando arriva la partita decisiva si trasforma e riesce a dare il meglio di sé: concentrazione, sicurezza, precisione, tecnica e fisicità massima.
Jannik aveva poche energie fisiche e mentali, è stato sopraffatto dall’inizio sprint di Djokovic che fino al 6-3 2-0 non gli ha dato la possibilità di respirare e giocare in pressione, gli ha tolto i punti di riferimento. Il sospetto che il serbo potesse esprimere una partita di alto livello ce l’avevamo perché chi ha avuto la fortuna di vedere gli ultimi game del match di semifinale contro Alcaraz aveva capito che Nole era disposto a concedere nulla e che era in grado di giocare un tennis stellare, scambi che difficilmente avevo visto negli ultimi anni su un campo da tennis per velocità, profondità, potenza e precisione.
Qualche sprovveduto aveva consigliato a Jannik di perdere con Rune o di ritirarsi – ne ha avuto la possibilità visto che durante la partita ha accusato dei dolori – perché in questo modo Nole non avrebbe giocato le semifinali. L’altoatesino non ha fatto calcoli, sconti, ma ha giocato contro il danese pensando solo a vincere. Si è comportato da sportivo e da campione, non ha usato sotterfugi che non rientrano nel suo carattere. Se lo avesse fatto staremmo a parlare di un altro finale ma non è per niente detto che avrebbe visto Sinner vincitore.
Questa settimana e le vittorie di Pechino e di Vienna dimostrano che ormai Jannik è arrivato nel gotha del tennis. Lo aspettiamo negli Slam nei quali finora ha solo la semifinale di Wimbledon 2023 come miglior risultato. Ora che ha terminato la crescita potrà fare già da quest’inverno una preparazione specifica sul potenziamento fisico senza stravolgere le sue peculiarità che rimangono la reattività e la velocità negli arti superiori e inferiori.
E’ seguito benissimo da tutti i punti di vista e quindi nei prossimi tempi vedremo un giocatore in grado di competere e speriamo di vincere gli Slam, i tornei che fanno la storia del tennis e che dall’era Open – 1968 – siamo fermi a livello maschile al successo di Panatta al Roland Garros del 1976.
Jannik può fare la storia, è in grado di voltare la pagina e scrivere di getto diversi capitoli di un libro ancora tutto da leggere. Siamo in attesa che questo avvenga anche se sappiamo che la concorrenza in particolare dei giocatori nati negli anni 2000 è fortissima e non si limita ad Alcaraz. Nole intanto sta programmando nuovi record.
Jannik avrà sempre il viso gentile e sorridente ma ben consapevole di quello che lo aspetta, non urlerà mai per far sentire forte la sua voce, ma in campo, in allenamento e in partita, darà sempre il meglio. Siamo solo all’inizio.