Rublev–Djokovic e Shelton–Paul sono i match dei quarti di finale della parte bassa del tabellone.
Gli statunitensi da troppo tempo vivono nel tennis un periodo di crisi. Dopo Sampras e Agassi hanno avuto Roddik come ultimo vincitore Slam. Il suo unico successo arrivò agli US Open del 2003. Federer fu la bestia nera che non gli permise di vincere altri titoli.
L’ultima generazione statunitense di tennisti, quella nata a cavallo del millennio, potrebbe essere in grado di invertire la rotta anche se a oggi all’orizzonte non si vede ovviamente non solo un nuovo Sampras ma neanche un novello Roddik. Ci sono comunque player che fanno sperare.
In questa edizione dell’Australian Open sembrava che avessero maggiori opportunità Fritz (8) e Tiafoe (16) che sono stati eliminati precocemente. Si sono messi in vista invece, come ho detto ieri, Korda (29), i cui genitori in particolare il padre sono due ex campioni cechi, Shelton e Paul.
Gli incontri più tirati sono stati sicuramente il derby statunitense Shelton–Wolf e Rublev–Rune.
Wolf è andato in vantaggio di due set a 1 grazie a due tie-break. Ma nel quarto arriva proprio nel gioco decisivo la reazione vincente di Shelton che con il suo diritto esplosivo chiude agevolmente la frazione e rimanda l’esito alla quinta. Sulla scia del bel gioco mostrato nel set precedente il player di Atlanta vola sul 3-0 approfittando anche di un errore dell’avversario che non è fortunato perché un suo colpo viene trascinato fuori dal nastro. Shelton legittima il successo con un ulteriore break ottenuto all’ottavo game.
Il lungo match tra Rublev e Rune si può racchiudere nel quinto set, in particolare nel tie-break, dove si sono concentrate le emozioni più forti. La partita è stata bella solo a tratti perché si sono visti molti errori gratuiti anche se non sono mancate giocate di gran pregio.
Nella quinta frazione le schermaglie iniziali sembrano favorire il danese che strappa il servizio al quarto e conferma fino al 5-2 con il settimo game vinto a 0 e chiuso con un ace. Nel nono game perde la battuta a 0 e i giochi si riaprono. Il moscovita recupera e arriva sul 5-5. Nel dodicesimo, in vantaggio per 6-5, Holger tuttavia arriva al doppio match point che non riesce a sfruttare grazie al coraggio e al gran servizio di Andrej che dopo il grande spavento inizia il super tie-break molto male.
Rune vola sul 5-0 ma dal quel momento il suo braccio perde velocità mentre Rublev riprende la corsa che deve essere a perdifiato. Sotto per 7 punti a 3 si affida al servizio e alla vaghezza di Rune che è sicuramente un player fortissimo, considerato anche che ha soli 19 anni, ma certe volte si perde in un bicchier d’acqua. Il moscovita inanella sei punti di fila e arriva sul 9-7 al doppio match point. Con un ace e un passante il danese annulla le opportunità dell’avversario in una partita che nessuno sembra voler vincere. Ci pensa allora il nastro a chiudere a favore di Rublev un match che è sicuramente da archiviare tra quelli folli.
Paul batte Bautista Agut (24) in un ottavo che avrebbero dovuto giocare Ruud e Berrettini. Il romano ha perso subito da Murray che al terzo match non ne aveva più mentre il norvegese ha subito al secondo turno la potenza di Brooksby che ha un gioco molto personale.
Paul contro l’iberico ha controllato il match e legittimato la vittoria perché si è mostrato più sicuro e anche preciso nei momenti decisivi. In vantaggio per 2 set a 1 nel quarto ha brekkato nell’undicesimo gioco in un parziale che non aveva visto palle break.
Del nettissimo successo di Djokovic contro De Minaur ho parlato nel pezzo precedente.
Risultati ottavi di finale della parte bassa del tabellone:
Rublev-Rune 6-3 3-6 6-3 4-6 7-69
Djokovic-De Minaur 6-2 6-1 6-2
Shelton-Wolf 65-7 6-2 64-7 7-64 6-2
Paul-Bautista Agut 6-2 4-6 6-2 7-5