La finale di Matteo Berrettini a Wimbledon 2021 è stata senza dubbio una delle più grandi imprese dello sport italiano – non ho detto tennis – dal dopoguerra.
A pensarci oggi Matteo è stato sfortunato non solo perché ha incontrato Djokovic che sull’erba non vale Sampras e Federer ma comunque attualmente è inattaccabile come lo ha anche dimostrato nell’edizione del 2022 nella quale il romano non ha potuto partecipare perché positivo al Covid, ma anche perché lo stesso giorno, poche ore dopo e a qualche centinaia di metri, l’Italia del calcio è diventata Campione d’Europa, titolo che aveva vinto solo nel 1968.
L’impresa di Berrettini, perché di questo si tratta, è passata così in secondo piano e non è stata valutata sufficientemente neanche dai media sportivi come sarebbe stato necessario fare. E’ vero che il giorno dopo insieme ai Campioni d’Europa è stato ricevuto dal Presidente Mattarella con tutti gli onori, ma secondo me è stata dimenticata un po’ troppo in fretta ed è passata quasi sotto silenzio.
Il torneo di Wimbledon è l’evento sportivo annuale più importante e ha una visibilità record in tutte le zone del mondo. Va oltre il tennis e lo sport: è il torneo di Wimbledon punto e basta.
Noi italiani non lo abbiamo mai amato particolarmente, è stato quasi sempre snobbato facendo malissimo. Nel 1960 Pietrangeli perse in semifinale dal giovane Laver in cinque set, mentre Panatta, arrivato nel 1979 ai quarti di finale contro un giocatore battibile ma non scarso come Du Pré, vive quella sconfitta come il più grande rimpianto della carriera, anche se Adriano ha fatto sempre difficoltà a giocare bene sull’erba.
Quell’anno era arrivato a Londra giusto in tempo per incontrare al primo turno Gimenez. Trovò la forma con il passare dei giorni, ma ebbe un po’ di sfortuna e poco coraggio contro lo statunitense di origine belga nel quarto set quando ebbe la possibilità di chiudere. In semifinale avrebbe incontrato Tanner, avversario certamente difficile ma non imbattibile, in un’eventuale finale con Borg avrebbe potuto mettere lo svedese in difficoltà come spesso gli capitava quando lo incontrava. Panatta è l’unico giocatore che ha battuto lo svedese al Roland Garros.
Qualcuno abituato a pensare male, in Italia ce ne sono tanti anche tra gli esperti, disse che Berrettini aveva incontrato giocatori modesti. Aveva dimenticato, o forse fatto finta, che dopo aver vinto lo storico torneo del Queen’s, il primo italiano a riuscirci, le sue prestazioni a Wimbledon era salite con il livello degli avversari. Nei quarti aveva sconfitto Auger e in semifinale Hurkacz che due giorni prima aveva fatto chiudere anticipatamente la carriera a Federer dopo un quarto set nel quale lo svizzero non aveva raccolto game. Djokovic in finale ha fatto valere la maggiore esperienza e l’abitudine a calcare palcoscenici che il romano fino a tre–quattro anni fa poteva solo sognare.
I ben informati dicono che quest’anno Matteo proverà a vincere i Championships e la preparazione nel corso dell’anno sarà calibrata su questo obiettivo. Fa bene Matteo a puntare al torneo nel quale si esprime meglio ma per farlo lui e il suo team sanno benissimo che dovrà essere continuo nei risultati. Solo così avrà la fiducia che gli potrà servire per giocare al meglio nel torneo dei suoi sogni ben sapendo che, oltre a Djokovic che è il favorito d’obbligo, potrà incontrare sul percorso alcuni specialisti che venderanno cala la pelle.