“Non voglio offendere gli altri tornei, ma questo è il più bello. Pensare il mio nome e a quello di Boris Becker accostati è incredibile. Ho realizzato un sogno che avevo da bambino, questo torneo lo guardavo da piccolo in tv. E’ stata una settimana incredibile, fantastica per le emozioni che sto vivendo”.
Sono state queste alcune delle dichiarazioni che Matteo ha rilasciato dopo la partita vittoriosa al Queen’s contro Cameron Norrie al quale ha fatto i complimenti per come ha giocato.
Le partite di questa settimana ci possono far fare alcune brevi ma importanti considerazioni.
Berrettini veniva dai quarti di finale del Roland Garros dove secondo me è stato l’unico che ha avuto concrete possibilità di battere Djokovic se non ci fosse stata l’interruzione al quarto set, provvidenziale per il serbo.
Non è facile passare dal rosso al verde. Lui lo ha fatto con gradualità e ha onorato in pieno i favori del pronostico, era la testa di serie n°1. Ha dimostrato di essere il più forte del lotto.
Senza battere giocatori straordinari è stato bravo a schivare tutte le insidie: il derby con un amico, il match contro l’ex grande campione, quello con il player rognoso e attacabrighe, la partita con The Demon che nulla regala e la finale per entrare in un albo d’oro che a leggerlo fa tremare i polsi.
Non ha giocato al meglio del suo potenziale su erba che è altissimo a dispetto della poca esperienza su questo tipo di superficie. Ha tuttavia i mezzi per far male a chiunque, non con il serve & volley come ai tempi degli australiani, ma con il gioco del player moderno: servizio ingiocabile, capacità con il diritto di chiudere in pochissimi scambi, bravura ineccepibile ad aprirsi il campo, ottima ricerca della palla.
Rispetto ad un paio di anni fa quando vinse a Stoccarda ha migliorato il rovescio in slice. La forza mentale e la capacità di giocare al meglio i colpi che fanno la differenza sono da campionissimo. Gli manca ancora la risposta bloccata per avere un repertorio completo.
Già oggi fa molta paura. A Wimbledon sarà testa di serie n°8. Se ci arriverà nessuno di chi rimarrà in gioco lo vorrà incontrare, secondo me neanche Nole che al Roland Garros ha benedetto l’interruzione.
Nel 1985 successe qualcosa di unico. Che si ripeta un miracolo del genere con protagonista Matteo ci sembra un sogno anche perché Wimbledon l’abbiamo sempre snobbato. Ricordiamo solo con tanta rabbia la sconfitta di Panatta nel 1979 con Du Pré. Per una semifinale dobbiamo aprire i libri e leggere di Pietrangeli sconfitto da Laver. Era il 1960. Altri tempi, altro tennis.
Chi ci crede è Matteo, lui sa che può fare benissimo. Non lo nasconde ma non lo dice neanche apertamente. Non è così sbruffone e fa bene.
Djokovic sta guardando lontano, oltre il miracolo per entrare nella storia che non è mai stata così vicina per un player delle ultime generazioni.
Ci sono poi Medvedev, Tsitsipas e Zverev che sull’erba valgono meno, considerando i risultati del romano. E poi….?
Forse non ci crediamo molto anche perché siamo in astinenza da sempre e il solo pensiero a qualcosa di grandissimo ci sembra impossibile.
Per una volta lasciamo correre la fantasia. Se ci sarà un brutto risveglio ci riprenderemo in fretta. Siamo abituati.