Inciampano anche gli dei, delle volte cadono ma poi si rialzano spesso più forti di prima. E’ quello che è successo al secondo turno di Parigi-Bercy a Carlitos Alcaraz contro Roman Safiullin, moscovita ventiseienne che a 18 anni era forse il più promettente dei suoi coetanei russi. Oggi è n°45 della classifica mondiale ma è destinato a salire e magari porsi all’attenzione come mina vagante già dall’Australian Open.
Non è facile emergere immediatamente nel circuito maggiore anche se si hanno i numeri per farlo. Ci vogliono soldi per viaggiare, le persone giuste con le quali allenarsi, capire che la strada è in salita, impegnarsi molto più di prima, avere fiducia nei propri mezzi e devono arrivare i risultati altrimenti il rischio di scoraggiarsi è dietro l’angolo. E’ proprio in questo modo che finiscono molte carriere che promettono tanto. Ho notato che Roman gioca con una maglietta bianca non sponsorizzata nonostante sia uno dei player emergenti.
Il tennis in fondo è bello proprio perché è capace di offrire sorprese agli spettatori ma soprattutto a diversi giocatori che intorno ai 23-24 anni non credono più di arrivare e che per più di una volta hanno pensato di agganciare la racchetta al chiodo. Poi viene a ciel sereno e poco attesa la vittoria strabiliante capace di sparigliare le carte, dare celebrità che non è solo di qualche ora e la vita da sportivo può veramente cambiare.
Roman non ha ancora vinto tornei Atp, solo la finale a Chengdu, ma nella sua prima stagione nel circuito maggiore ha mostrato colpi e carattere, vittorie di un certo valore ma anche partite da dimenticare. Come presto dovrà dimenticare anche questa vittoria se vuole fare un vero salto di qualità e raggiungere i suoi coetanei che oramai viaggiano nella top ten e paraggi – Khachanov – ormai da diversi anni.
Alcaraz campione lo è già e nulla deve dimostrare anche se lui vorrebbe vincere sempre. Quest’anno ha fatto una stagione esaltante almeno fino a Londra, nei mesi seguenti ha perso qualche partita come è giusto che sia. I successi di Buenos Aires al rientro dopo l’infortunio, Indian Wells, Barcellona, Madrid, Queen’s, e soprattutto Wimbledon potrebbero accontentare il 95% dei tennisti, considerando una carriera intera. Carlitos credo che lo rivedremo in forma a Torino ma non è il favorito perché sul veloce indoor ha ancora qualcosa da imparare. La sua palla non corre così tanto ed è un po’ troppo arrotata. Il tempo comunque è dalla sua.