Erano in molti ad aspettarsi in finale Sonego o Musetti. E’ arrivato meritatamente Cecchinato. Abbiamo rivisto il giocatore palermitano rivitalizzato sia dal punto di vista fisico che tecnico, non lontano da quello che fece semifinale al Roland Garros o che vinse il torneo di Buenos Aires. A differenza di allora nel match di oggi ha mostrato ancora delle pause, a mio parere soprattutto di tipo mentale, che tre anni fa non aveva.
Il repertorio tecnico l’ha ritrovato, non voglio dire arricchito, ma sicuramente non manca niente: prime in slice a uscire, diritti a sventaglio in progressione o a chiudere, grande rovescio in manovra e a tutto braccio, palle corte eseguite alla perfezione secondo schemi tattici ben definiti e studiati con coach Sartori.
Il primo set vinto in rimonta – Munar ha avuto una palla set sul 5-4 – ha deciso l’esito dell’incontro perché è stato giocato con spirito di sacrificio e voglia di crederci.
Nel secondo Marco s’è preso una pausa di riflessione. Ha lasciato fuggire lo spagnolo troppo facilmente, l’unico gioco l’ha vinto sullo 0-3, ma è stato bravo a rimettersi subito in partita, lottando su ogni punto senza lamentarsi, come non gli vedevo da molto tempo. Il terzo set è stato lottato e giocato molto bene da entrambi su ogni 15, anche se il punteggio di 6-1 potrebbe far pensare diversamente.
E’ stato Marco che ha rischiato di più, che ha fatto la partita e merita la finale. Incontrerà il vincente del derby statunitense tra Korda e Paul. Entrambi giocano bene sulla terra battuta europea, non sarà quindi un match dall’esito scontato.