Il moscovita è il 151° vincitore Slam, il secondo nato negli anni ’90 dopo Thiem.
Daniil Medvedev è il 151° vincitore di un torneo Slam. Ha battuto in modo netto il grande favorito della vigilia Novak Djokovic che in caso di successo avrebbe compiuto un’impresa storica perché sarebbe stato il terzo tennista a raggiungere il Grande Slam dopo Donald Budge e Rod Laver. L’australiano ci riuscì per la seconda volta nel 1969.
Novak è stato invece battuto in modo netto da Medvedev, secondo giocatore nato negli anni ‘90 ad aggiudicarsi un torneo Slam dopo Thiem che vinse a New York l’anno scorso.
Immaginavo che la tensione emotiva legata all’eccezionalità dell’evento potesse bloccare il serbo solo nel primo set. Ero abbastanza convinto che nel proseguo del match Nole riuscisse a trovare il suo ritmo capace di muovere l’avversario, a indurlo all’errore: la palla lunga, regolare, il pressing asfissiante che spezza le gambe e ruba l’anima come disse di lui Roddik.
Nessun pressing asfissiante, nessuna capacità di imporre il proprio gioco ma solo un’infinità di errori che non gli avevamo quasi mai visto fare. Il ritmo a cui si è scambiato, quando il russo gli ha dato l’opportunità, era quasi sempre basso e questo ha favorito le improvvise accelerazioni di Daniil che riusciva a verticalizzare improvvisamente il gioco.
Il russo ha servito, anche di seconda, in modo splendido non dando di fatto mai la possibilità a Nole di rispondere lungo al centro del campo per poi iniziare lo scambio che invece lo vedeva sempre in ritardo. Daniil non gli ha mai dato il tempo di ragionare, di trovare la soluzione migliore, di alzare la testa.
Solo quando la partita era persa – sul 5-1 nel terzo set – per qualche minuto abbiamo rivisto una parvenza del vero Djokovic. E’ vero che l’unico break fatto dal serbo è dipeso soprattutto dai tre doppi falli di Daniil, ma negli scambi finali del set Novak ha incominciato a colpire meglio la palla, forse perché si era tolto la zavorra, il peso della vittoria visto che oramai il traguardo era diventato una meta quasi irraggiungibile.
Nella sua peggiore partita ha trovato, forse per la prima volta in carriera, il pubblico che lo ha sempre sostenuto fino a farlo commuovere a fine match. Non è bastato. Medvedev è stato freddo, spietato, letale. Solo quando è andato a servire per il match sul 5-3, il russo ha dimostrato di sentire la tensione, l’emozione della vittoria. Quando il primo Slam era ormai vicinissimo si è fatto prendere dalla fretta, ma questo tempo è durato pochissimo, giusto un game.
Nel raggiungere la finale il percorso del moscovita è stato quasi netto. Ha perso solo un set nei quarti di finale contro il qualificato olandese van de Zandschulp, la vera grande sorpresa del torneo insieme ad Alcaraz. Il player dei Paesi Bassi ha sconfitto tra gli altri Ruud (8) e Schwartzman (11).
Alcaraz è forse il giocatore che ha maggiormente entusiasmato. Ha prodotto, sconfiggendo Tsitsipas (3), la più grande sorpresa del torneo. Ha sicuramente meritato la vittoria. Ha vinto il tie-break del terzo set in modo netto, ha rifiatato nel quarto e nel quinto ha giocato un tennis sempre in pressione, alla ricerca del punto, quasi come aveva fatto nel primo set. Stefanos ha dovuto rincorrere il punteggio e le palle velocissime dell’avversario per quasi tutto il match. Il tie-break del quinto set ha suggellato la vittoria.
Dopo questo successo che è il primo passo di un percorso che lo porterà a diventare un campione, molti sprovveduti avevano pensato che fosse già pronto magari per una semifinale. Dobbiamo ricordare che ha 18 anni e che i giocatori trovano la maturità più lentamente dei grandi degli anni ‘70 e ‘80. Si è salvato contro Gojowczyk ma si è dovuto ritirare nei quarti con Auger che nonostante sia ancora molto giovane ha dalla sua un’esperienza a livello Atp e Slam, per numero di partite e avversari incontrati, ben maggiore.
Per Auger, dopo i quarti di finale di Wimbledon, è arrivata la prima semifinale a livello Major. Contro Medvedev ha giocato bene il primo ma soprattutto il secondo set. In quella frazione ha fatto vedere che sta migliorando e che la strada di crescita intrapresa con Toni Nadal è quella giusta. Non è bastato tuttavia per battere un player in grande fiducia come il moscovita.
L’altra semifinale ha visto di fronte Nole a Sascha Zverev. Era la rivincita di quella giocata alle Olimpiadi di Tokyo. La partita è stata nel complesso interessante e spettacolare. E’ finita al quinto set nel quale il serbo ha dimostrato un carattere da guerriero e la grande voglia di arrivare dopo una partenza in sordina.
Durante il torneo forse per la tensione mediatica e la consapevolezza che stava giocando lo Slam più importante, Nole non ha mai fatto vedere il suo miglior tennis. Ha perso un set al primo turno contro il giovanissimo Rune, al terzo con il ritrovato Nishikori, negli ottavi con la giovane promessa statunitense Brooksby che ha interpretato molto bene la sua parte in particolare nel primo set e all’inizio del secondo.
Nei quarti di finale contro Berrettini – che si è confermato il migliore dei nostri nei tornei Slam – si è giocata la rivincita della finale di Wimbledon. Durante quel torneo Matteo si era mostrato maggiormente in forma. A Flushing Meadows purtroppo il romano veniva da un periodo di inattività troppo lungo dovuto a problemi fisici interrotto solo dal torneo di Cincinnati dove aveva perso agli ottavi da Auger. Matteo è stato bravo a partire molto bene, ma dopo il primo set anche questa volta, ricordiamo l’andamento abbastanza simile della finale di Wimbledon, Djokovic si è dimostrato troppo forte nella mente, nel fisico e nel braccio.
Questo torneo conferma che Daniil è lanciatissimo, ha prenotato la poltrona di numero 1 anche se ci vorrà un po’ di tempo prima che vi si possa sedere. Novak invece non vorrà certo terminare la carriera con questa prestazione incolore.
Mentre ringraziava il pubblico Nole ha dato l’appuntamento alla prossima volta. Non so quando lo rivedremo in campo. Non è da escludere che possa tornare all’Australian Open 2022 perché la delusione e anche la rabbia da smaltire sono pesanti. Sicuramente lo rivedremo di nuovo carico, almeno per una stagione ancora, pronto a dare battaglia perché la sua carriera straordinaria non finisca con questa sconfitta che brucia. Sarebbe troppo, per quello che ha dato al tennis, e anche ingiusto.