Nello scorso mese di aprile avevo proposto uno scritto che provava a rispondere ad una domanda sicuramente interessante e molto attuale: chi sarebbe stato il primo player della nuova generazione a vincere un torneo Slam?
L’anno scorso ci riuscì agli US Open Dominic Thiem. Il player di Wiener Neustadt quando recuperò due set a Zverev in finale aveva già compiuto da pochi giorni 27 anni. I suoi primi titoli Atp risalgono al 2015, mentre i successi minori, tra Futures e Challenger, sono del 2012 e ‘13. E’ stato comunque il primo giocatore nato negli anni ’90 a vincere uno Slam.
Possiamo dire che Dominic è l’anello di congiunzione tra la generazione che ha visto i natali negli anni ’80 e quella che va dal ‘90 al ‘95. Tra i giocatori che hanno oggi intorno ai trent’anni molti sono nella fase calante della carriera. Penso a Raonic, Nishikori, Goffin e Dimitrov che ormai non riescono più ad esprimersi con continuità.
Probabilmente Thiem non avrebbe neanche vinto se Djokovic non si fosse fatto prendere da un gesto di rabbia deplorevole durante la partita contro Carreño. La sua eliminazione agli ottavi di finale aprì il tabellone dando luogo a incontri che non ci sarebbero mai stati.
Dopo quel successo il player austriaco è entrato in crisi psicologica – si è sentito svuotato dalle energie psicofisiche che lo avevano sostenuto fino ad allora perché si sentiva appagato, aveva raggiunto l’obiettivo di una vita – e ha avuto problemi fisici importanti che gli hanno fatto giocare solo la prima parte della stagione.
Ormai il tennis è proiettato verso nuovi protagonisti. I ragazzi nati alla fine degli anni ‘90 sentono il fiato sul collo dei giovani del 2000 e oltre che stanno occupando sempre di più le posizioni vicine alla vetta. La nuovissima generazione sta crescendo molto velocemente. Penso ovviamente ad Auger, Sinner, Alcaraz ma anche a Musetti, Rune, Korda, Nakashima, Brooksby. Saranno loro insieme ai più esperti e già affermati definitivamente Zverev, Tsitsipas, Berrettini e Rublev a contendersi le scene.
Intanto domenica abbiamo scoperto il 151° vincitore di un torneo Slam. Credo che almeno sul cemento Medvedev abbia tutto per diventare un vincitore quasi seriale di tornei Major. Ha dimostrato di essere una spanna superiore ai suoi avversari: serve benissimo, è capace di tenere il ritmo di scambi lunghi e asfissianti ma anche di abbassarlo quando è necessario offrire soluzioni velenose.
La sua crescita è stata abbastanza lenta ma costante e solo da due anni ha dimostrato di saper competere con i migliori. La finale persa contro Nadal a Flushing Meadows nel 2019 fu la dimostrazione più lampante che un nuovo giocatore si stava avvicinando alle zone nobili della classifica.
Quando nel 2017 andò a Milano per giocare il torneo Next Gen non era certo considerato un player dal futuro sicuro. Di lui si diceva che giocava tenendo una posizione storta mentre colpiva male la palla. Più promettenti i suoi compagni Rublev e Khachanov e ancor di più Shapovalov. Daniil era il brutto anatroccolo che non dava nessun affidamento. Ha smentito tecnici e tifosi, stampa e colleghi.
Non potrà certo dormire sugli allori se vorrà confermarsi. La concorrenza è fortissima e su erba e terra in questo momento vale a mala pena un top ten. Ovviamente ha tutte le capacità e la tigna giusta per migliorarsi ancora.
Fin dai prossimi tornei sarà l’uomo da battere e dovrà dimostrare di essere forte psicologicamente e capace di reagire ad eventuali avversità che gli potranno capitare. Nel match contro Nole, che non è riuscito a sopportare la pressione psicologica un passo prima di raggiungere il Grande Slam, ha tremato solo quando è andato per la prima volta a servire per il titolo. Dovrà sapersi abituare se vuole continuare a vincere tornei prestigiosi.
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