La nuova generazione è ormai quasi pronta e bussa alla porta dei tornei più prestigiosi.
La stagione Atp è finita con il Masters di novembre. A dicembre quindi, ovviamente, non essendoci tornei non c’è il tennista del mese. Lo scorso dicembre diedi la palma del migliore a Rublev perché, pur non avendo ottenuto risultati di rilievo né nei tornei 1000 né negli Slam, aveva comunque vinto cinque tornei, di cui tre 500.
La mia scelta fu criticata da qualche lettore. Indubbiamente Djokovic e Nadal e secondo me anche Medvedev, avevano raggiunto in termini assoluti risultati migliori, ma il mio intento era di voler premiare il player che aveva scalato la classifica Atp in modo deciso. Era questo lo spirito con il quale avevo scelto Andrej Rublev come giocatore dell’anno.
Anche quest’anno il mio obiettivo è lo stesso ma, essendo stata la prima vera stagione di cambio generazionale, allargherò il campo. E’ stato l’anno di Djokovic che ha cannibalizzato gli Slam, come sappiamo dietro di lui hanno fatto molto bene Medvedev e Zverev e finché si è giocato sul rosso Tsitsipas. Federer non è stato praticamente presente, Nadal si è visto nella prima parte di stagione dove ha vinto Barcellona e Roma, Rublev ha fatto abbastanza bene solo nei primi mesi.
Chi è volato?
In primis mi viene in mente Casper Ruud che ha fatto bene non solo sulla sua superficie preferita. Ha vinto a Ginevra, Bastad, Gstaad, Kitzbuhel, ha fatto semifinale a Montecarlo e a Madrid, ha vinto a San Diego e ha perso in semifinale alle Atp di Torino. E’ andato male nei tornei dello Slam, compreso il Roland Garros.
Due le considerazioni che mi vengono in mente.
Quest’anno Casper ha puntato soprattutto alla quantità, ha giocato moltissimo e quindi ha speso tante energie. Ora che è tra i top ten dovrà selezionare meglio gli obiettivi e puntare a far bene nei tornei Slam, in primis al Roland Garros dove quest’anno è stato battuto al terzo turno da Davidovich Fokina.
Lo si pensava esclusivamente un terraiolo puro. I risultati della seconda parte di stagione dimostrano che è sulla buona strada per ottenere risultati di prestigio anche sul cemento. Non è escluso che entro un paio di anni possa vincere tornei Slam. Suo padre Christian ha detto che sta studiando per diventare numero 1. Non credo che riuscirà a realizzare questo sogno ma è giusto avere obiettivi ambiziosi e porre l’asticella sempre più alta.
Chi obiettivamente ha stupito maggiormente è stato Carlos Alcaraz, il giocatore di Murcia seguito da Ferrero. A 18 anni ha vinto il suo primo torneo, quello di Umago, è arrivato ai quarti di finale di Flushing Meadows dove al terzo turno ha estromesso Tsitsipas e ha dominato, con tre anni di anticipo, il torneo Next Gen di Milano dimostrando una superiorità tecnica e mentale, rispetto ai suoi quasi coetanei, abbastanza imbarazzante.
Non è solo un giocatore da terra perché sarà in grado di vincere ad altissimi livelli su tutte le superfici – sull’erba magari fra qualche anno – e non è corretto il paragone che si è fatto con Nadal con il quale lo accumuna la precocità e la nazionalità. Il gioco di Carlos è molto più aggressivo fin dai primi scambi. Rafa, in particolare a vent’anni, era un giocatore più conservativo. Credo che Carlos possa diventare un vincitore seriale di tornei Slam.
Detto di Alcaraz non posso certo dimenticarmi di Jannik Sinner che ha fatto un salto di qualità maggiore di quanto mi aspettassi. C’è qualcuno che lo ha criticato perché dopo la finale di Miami ha perso qualche partita di troppo. Jannik ha vent’anni ed è normale, essendo in una fase di crescita, che in qualche torneo non sia riuscito a rendere secondo le aspettative. Succederà ancora tante volte. Nei mesi bui ha anche lavorato per migliorare alcune lacune tecniche. Ha cambiato il movimento del servizio che oggi è più redditizio, ha migliorato la fase d’attacco e copre meglio la rete anche se non potremmo mai parlare di lui come del novello Newcombe.
Nell’anno ha vinto tre tornei 250: il Great Ocean Road Open di Melbourne, Sofia, Anversa e il torneo 500 di Washington. Ha fatto finale al 1000 di Miami ed è arrivato in semifinale a Vienna chiudendo la stagione in modo esaltante a Torino. E’ numero 10 della classifica mondiale e ha giocato due partite alle Atp Finals sostituendo lo sfortunatissimo Berrettini. Cosa chiedergli ancora? Ditemi voi.
Non posso chiudere questo pezzo non parlando – lo faccio molto più diffusamente in altri articoli – di Matteo Berrettini che ha vinto il Queen’s e ha fatto la finale del torneo più prestigioso del mondo, risultato mai raggiunto da un italiano. La cavalcata vincente fino alla finale persa contro Djokovic sui campi di Church Road entra di diritto nella classifica dei primi tre eventi più prestigiosi raggiunti da un tennista italiano nell’era Open.